Giornata mondiale dell’Ictus, nuove linee guida sulla prevenzione. Cosa fare per ridurre il rischio

Muoversi di più, mangiare sano e fare controlli periodici può abbassare l’esposizione fino al 90%. L’Associazione Italiana Ictus ha lanciato il piano di prevenzione ‘Stroke Action Plan for Italy’

di PATRIZIA TOSSI -
29 ottobre 2024
ictus

Giornata mondiale dell'ictus

Bastano 30 minuti al giorno di attività fisica per ridurre drasticamente il rischio di ictus, tenendo sotto controllo ipertensione, diabete, colesterolo e stress. Nella Giornata Mondiale dell’Ictus del 29 ottobre - quest’anno intitolata ‘Greater than Stroke', ovvero 'Più forti dell'ictus' - gli esperti lanciano le nuove linee guida per la prevenzione: si chiama ‘Stroke Action Plan for Italy’ è stata redatta dall’Italian Stroke Association - Associazione Italiana Ictus (ISA-AII). Il documento è stato condiviso con la società scientifica e presto verrà proposta al Ministero della Salute. 

Ma non solo. Dall’alimentazione sana e con poco sale, soprattutto se abbinata a noci e olio extravergine d'oliva, all’esercizio regolare e i controlli periodici: ecco i consigli dei medici per mantenersi sani e al riparo dall’ictus. Così il rischio potrebbe calare anche del 90%

Uomini e donne: chi rischia di più

Ogni anno nel mondo 12 milioni di persone vengono colpite da un ictus: 7 milioni muoiono e gli altri 5 milioni sopravvivono, ma con una disabilità in 3 casi su 4. Si stima che fino al 90% dei casi di ictus si potrebbero evitare agendo sui principali fattori di rischio modificabili come l'ipertensione o l'uso eccessivo di sale.

L’ipertensione interessa in Italia quasi la metà degli uomini e una quota poco inferiore di donne,  mentre entrambi esagerano col sale: lui ne consuma in media 9,2 grammi al giorno e lei 7,1 contro i meno di 5 raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità. Sono alcuni dei dati che Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco dell'Istituto superiore di sanità, responsabili del Progetto Cuore, ricordano in occasione della Giornata mondiale che si celebra oggi.

Fumo e vita sedentaria: vizi da combattere

Altri fattori di rischio ictus, elencano gli esperti Iss, sono le dislipidemie (valori aumentati di colesterolo o di trigliceridi nel sangue), il tabagismo (fumo e uso di altri prodotti del tabacco e con nicotina), una dieta non equilibrata e ipercalorica (ricca di grassi e zuccheri, povera di frutta e verdure), sovrappeso e obesità, diabete, fibrillazione atriale, cardiopatie (cardiopatia ischemica, cardiomiopatie, patologie delle valvole cardiache, forame ovale pervio, aneurisma del setto interatriale), vasculopatie (lesioni ateromasiche dell'arco aortico, delle carotidi e dei vasi intracranici; aneurismi cerebrali) e sedentarietà o insufficiente attività fisica.

Muoversi fa bene al cuore: ecco cosa fare

Con il claim ‘Greater than Stroke’, quest’anno si è scelto di puntare la Giornata mondiale sul potere coinvolgente dell'attività fisica per veicolare i suoi messaggi di prevenzione. Ogni anno 1 milione di casi di ictus sono legati all'inattività fisica: sono sufficienti 30 minuti di esercizio per  5 volte alla settimana per abbattere il rischio di ictus del 25%. Praticare

con regolarità l'esercizio fisico riduce diversi fattori di rischio come ipertensione, diabete, colesterolemia, depressione, stress.

È importante essere attivi anche nelle azioni di tutti i giorni: camminare e utilizzare i mezzi pubblici invece dell'auto, fare le scale invece che prendere dell'ascensore; oltre a mantenersi attivi, la raccomandazione generale è puntare ad almeno 2 ore e mezza complessive di esercizio da moderato a intenso a settimana, che possono essere distribuite come si preferisce; se non si è in forma o non si fa attività fisica da molto tempo, o si ha una condizione che aumenta il rischio di ictus, o se si stanno assumendo farmaci, è necessario parlare con il proprio medico prima di iniziare qualsiasi attività fisica regolare.  

Le nuove linee guida

"Il numero di persone colpite ogni anno da ictus è molto alto, sia a livello italiano che europeo - spiega Mauro Silvestrini, presidente ISA-AII -. Le stime dicono che nel prossimo futuro

sarà possibile un aumento di incidenza della patologia del 26%, con un rilevante incremento dei costi sanitari legati alla gestione della malattia, che in Europa sono già altissimi, intorno ai 60 miliardi di euro. È quindi fondamentale intervenire sull'ottimizzazione dei servizi di presa in carico e trattamento dei pazienti, che oggi vedono grandi discrepanze tra Nord, Centro e Sud Italia”.

Solo il 24% delle Unità Ictus (Stroke Unit) si trova nel Sud Italia, con 51 strutture, mentre il Centro ne ospita il 26% (per 56 reparti). Al Nord, invece, si concentra il 50%, con 106 unità. Ai pazienti devono essere garantite una presa in carico rapida e una riabilitazione completa su tutto il territorio italiano. “Per questo è necessario un impegno soprattutto a livello istituzionale”, sottolinea il presidente.

“Un primo documento è già stato condiviso con tutta la società scientifica e verrà presto presentato alle istituzioni italiane perché possa ricevere il patrocinio del Ministero della Salute. Una volta ufficializzato, rappresenterà le linee guida di riferimento della Società e indirizzerà le azioni dei professionisti sanitari che si occupano di ictus.