Giornata mondiale dell’Ictus, nuove linee guida sulla prevenzione. Cosa fare per ridurre il rischio
Muoversi di più, mangiare sano e fare controlli periodici può abbassare l’esposizione fino al 90%. L’Associazione Italiana Ictus ha lanciato il piano di prevenzione ‘Stroke Action Plan for Italy’
Bastano 30 minuti al giorno di attività fisica per ridurre drasticamente il rischio di ictus, tenendo sotto controllo ipertensione, diabete, colesterolo e stress. Nella Giornata Mondiale dell’Ictus del 29 ottobre - quest’anno intitolata ‘Greater than Stroke', ovvero 'Più forti dell'ictus' - gli esperti lanciano le nuove linee guida per la prevenzione: si chiama ‘Stroke Action Plan for Italy’ è stata redatta dall’Italian Stroke Association - Associazione Italiana Ictus (ISA-AII). Il documento è stato condiviso con la società scientifica e presto verrà proposta al Ministero della Salute.
Ma non solo. Dall’alimentazione sana e con poco sale, soprattutto se abbinata a noci e olio extravergine d'oliva, all’esercizio regolare e i controlli periodici: ecco i consigli dei medici per mantenersi sani e al riparo dall’ictus. Così il rischio potrebbe calare anche del 90%.
Uomini e donne: chi rischia di più
Ogni anno nel mondo 12 milioni di persone vengono colpite da un ictus: 7 milioni muoiono e gli altri 5 milioni sopravvivono, ma con una disabilità in 3 casi su 4. Si stima che fino al 90% dei casi di ictus si potrebbero evitare agendo sui principali fattori di rischio modificabili come l'ipertensione o l'uso eccessivo di sale.
L’ipertensione interessa in Italia quasi la metà degli uomini e una quota poco inferiore di donne, mentre entrambi esagerano col sale: lui ne consuma in media 9,2 grammi al giorno e lei 7,1 contro i meno di 5 raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità. Sono alcuni dei dati che Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco dell'Istituto superiore di sanità, responsabili del Progetto Cuore, ricordano in occasione della Giornata mondiale che si celebra oggi.
Fumo e vita sedentaria: vizi da combattere
Altri fattori di rischio ictus, elencano gli esperti Iss, sono le dislipidemie (valori aumentati di colesterolo o di trigliceridi nel sangue), il tabagismo (fumo e uso di altri prodotti del tabacco e con nicotina), una dieta non equilibrata e ipercalorica (ricca di grassi e zuccheri, povera di frutta e verdure), sovrappeso e obesità, diabete, fibrillazione atriale, cardiopatie (cardiopatia ischemica, cardiomiopatie, patologie delle valvole cardiache, forame ovale pervio, aneurisma del setto interatriale), vasculopatie (lesioni ateromasiche dell'arco aortico, delle carotidi e dei vasi intracranici; aneurismi cerebrali) e sedentarietà o insufficiente attività fisica.
Muoversi fa bene al cuore: ecco cosa fare
Con il claim ‘Greater than Stroke’, quest’anno si è scelto di puntare la Giornata mondiale sul potere coinvolgente dell'attività fisica per veicolare i suoi messaggi di prevenzione. Ogni anno 1 milione di casi di ictus sono legati all'inattività fisica: sono sufficienti 30 minuti di esercizio per 5 volte alla settimana per abbattere il rischio di ictus del 25%. Praticare
con regolarità l'esercizio fisico riduce diversi fattori di rischio come ipertensione, diabete, colesterolemia, depressione, stress.
È importante essere attivi anche nelle azioni di tutti i giorni: camminare e utilizzare i mezzi pubblici invece dell'auto, fare le scale invece che prendere dell'ascensore; oltre a mantenersi attivi, la raccomandazione generale è puntare ad almeno 2 ore e mezza complessive di esercizio da moderato a intenso a settimana, che possono essere distribuite come si preferisce; se non si è in forma o non si fa attività fisica da molto tempo, o si ha una condizione che aumenta il rischio di ictus, o se si stanno assumendo farmaci, è necessario parlare con il proprio medico prima di iniziare qualsiasi attività fisica regolare.
Le nuove linee guida
"Il numero di persone colpite ogni anno da ictus è molto alto, sia a livello italiano che europeo - spiega Mauro Silvestrini, presidente ISA-AII -. Le stime dicono che nel prossimo futuro
sarà possibile un aumento di incidenza della patologia del 26%, con un rilevante incremento dei costi sanitari legati alla gestione della malattia, che in Europa sono già altissimi, intorno ai 60 miliardi di euro. È quindi fondamentale intervenire sull'ottimizzazione dei servizi di presa in carico e trattamento dei pazienti, che oggi vedono grandi discrepanze tra Nord, Centro e Sud Italia”.
Solo il 24% delle Unità Ictus (Stroke Unit) si trova nel Sud Italia, con 51 strutture, mentre il Centro ne ospita il 26% (per 56 reparti). Al Nord, invece, si concentra il 50%, con 106 unità. Ai pazienti devono essere garantite una presa in carico rapida e una riabilitazione completa su tutto il territorio italiano. “Per questo è necessario un impegno soprattutto a livello istituzionale”, sottolinea il presidente.
“Un primo documento è già stato condiviso con tutta la società scientifica e verrà presto presentato alle istituzioni italiane perché possa ricevere il patrocinio del Ministero della Salute. Una volta ufficializzato, rappresenterà le linee guida di riferimento della Società e indirizzerà le azioni dei professionisti sanitari che si occupano di ictus.