Fibromialgia: sintomi, cause e nuove cure per quel ‘dolore invisibile’
È una patologia invalidante che 9 volte su 10 colpisce le donne. La diagnosi è complessa, ma intervenire si può: ne parliamo con Flaminia Coluzzi, esperta di terapia del dolore
Un dolore cronico che attacca il corpo, irrigidisce i muscoli e destabilizza la vita intera. È la fibromialgia, una sindrome che colpisce oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo e 1,5 milioni in Italia. Ne soffrono soprattutto l'universo femminile – con un rapporto tra donne e uomini di circa 9 a 1 – e porta a conseguenze difficili da gesti.
Non solo sintomi fisici, come i muscoli che si irrigidiscono o quella sensazione di intorpidimento in alcune aree del corpo, ma anche la psiche non è immune al dolore: conseguenze difficili da gestire, compresa l’ansia e la depressione.
"Il dolore cronico che caratterizza la fibromialgia compromette ogni aspetto della vita quotidiana”, spiega Flaminia Coluzzi, docente di Anestesiologia e terapia del dolore all'Università Sapienza di Roma. “Non è chiaro se la prevalenza nelle donne sia dovuta a una sottodiagnosi negli uomini, poiché per anni è stata considerata una patologia esclusivamente femminile. Ciò che è certo è che chi ne soffre vive con una costante e invalidante percezione del dolore”.
Come si manifesta: i sintomi della fibromialgia
La fibromialgia si manifesta con un dolore persistente e debilitante che ha un forte impatto sulla qualità della vita, interferendo con l'attività lavorativa e le relazioni sociali. La patologia colpisce circa il 5% della popolazione, con un rapporto tra donne e uomini di circa 9 a 1, rendendola una condizione prevalentemente femminile.
Oltre al dolore cronico, i pazienti con fibromialgia possono sperimentare anche disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno); problemi di concentrazione e memoria, a volte descritti come "nebbia cerebrale”; mal di testa; ansia e depressione. E ancora: formicolio o sensazione di intorpidimento in alcune aree del corpo, rigidità muscolare.
Differenza tra dolore cronico e acuto
Il dolore della fibromialgia è complesso e diffuso, spesso descritto dai pazienti come un dolore sordo persistente, associato a rigidità muscolare. A differenza del dolore acuto, che ha una funzione protettiva e tende a risolversi, il dolore cronico della fibromialgia è continuo, senza una causa evidente, e spesso peggiora con il freddo, lo stress e la mancanza di riposo.
Diagnosi complessa: i ‘tender points’
Può manifestarsi in tutto il corpo oppure concentrarsi su specifiche aree sensibili, chiamate 'tender points', che rispondono in modo esagerato alla digitopressione. Negli ultimi anni sono stati compiuti grandi progressi nel riconoscimento, nella diagnosi e nel trattamento della fibromialgia.
Tuttavia, la diagnosi rimane complessa. "Purtroppo, non esistono test diagnostici ematici o radiologici che confermino la patologia. Questo è spesso frustrante per i pazienti, perché l'assenza di dati oggettivi porta all'erronea identificazione della fibromialgia come un disturbo puramente psicologico. È invece noto che si manifesta con sintomi fisici, spesso invalidanti, accompagnati da depressione, disturbi del sonno, affaticamento e difficoltà cognitive", sottolinea Coluzzi.
Cause: una spia è la neuro-infiammazione
"Il nostro sistema nervoso è costituito solo per il 20% da cellule nervose – spiega l’esperta Flaminia Coluzzi – il restante è composto da cellule di supporto che, in realtà, giocano un ruolo fondamentale. Esiste un sistema immunitario intrinseco al sistema nervoso centrale che, se iperattivato, rilascia mediatori pro-infiammatori che mantengono il processo di neuroinfiammazione, responsabile di molte condizioni patologiche croniche, incluse le sindromi dolorose”.
"La causa della sindrome fibromialgica – chiarisce Coluzzi – è ancora sconosciuta, ma la neuro-infiammazione potrebbe rappresentare un meccanismo fisiopatologico comune, capace di spiegare sia il dolore cronico diffuso che le alterazioni dell'umore. Il dolore costante e diffuso, spesso associato a cefalea, disturbi gastrointestinali e stanchezza, è una delle caratteristiche più invalidanti della patologia”.
"Negli ultimi anni – dice la docente – studi radiologici hanno evidenziato una eccessiva attivazione della microglia (l’insieme di cellule responsabili della ‘sorveglianza immunitaria’ del sistema nervoso centrale) nel cervello dei pazienti fibromialgici. Questi dati derivano da ricerche che utilizzano la tomografia a emissione di protoni (Pet). Tuttavia, non è pensabile un suo utilizzo clinico a scopo diagnostico”.
Esistono terapie per controllare il dolore?
Dal punto di vista terapeutico, esistono strategie per modulare il processo neuroinfiammatorio e controllare il dolore cronico. “In Italia - rimarca la specialista - abbiamo grande esperienza con l'uso della palmitoiletanolamide (Pea) ultra-micronizzata, che permette l'ingresso nel sistema nervoso centrale. Questa molecola è supportata da studi preclinici e clinici su diverse forme di dolore cronico. In particolare, è stata studiata in combinazione con farmaci standard, dimostrando un vantaggio clinico sia nella riduzione del dolore che nel miglioramento degli score clinici utilizzati per la fibromialgia. Naturalmente, l'esercizio fisico e il supporto psicologico restano elementi fondamentali nella gestione di questa complessa sindrome”, conclude Coluzzi.