Curare le malattie partendo dalla ricerca
Dal laboratorio translazionale alle scoperte sugli esosomi delle mele: Elena Tremoli racconta i progetti innovativi del Maria Cecilia Hospital
L’innovazione delle cure passa attraverso la ricerca, coniugando i traguardi della scienza e la medicina applicata ai pazienti. È il grande obiettivo del Maria Cecilia Hospital – l’ospedale di alta specialità del gruppo “GVM Care & Research”, che si trova a Cotignola (Ravenna) – dove la vocazione clinica e l’aspetto interventistico sul paziente sono accompagnate dalla prevenzione. Un tema importante per la salute delle persone, fortemente connesso alla filosofia della “World Heart Day”, la Giornata mondiale per il Cuore del 29 settembre. A spiegare i motivi per cui la ricerca scientifica può diventare la chiave strategica della cura delle malattie, cardiache e non solo, è la professoressa Elena Tremoli, direttore scientifico del Maria Cecilia Hospital e del nuovissimo Laboratorio di ricerca Translazionale, inaugurato il 7 settembre a Cotignola.
Si parla tanto di prevenzione, ma cosa significa davvero?
«La prevenzione è spesso considerata come un elemento primario per evitare che le persone sane si ammalino. Noi oggi stiamo invece declinando il concetto di prevenzione a tutto tondo, ovvero lavorando sia a livello di ricerca translazionale (che trasforma le scoperte scientifiche in nuovi strumenti clinici per curare i pazienti, ndr) sia studiando quei marcatori che sono meno ovvi, ma che permettono di capire la malattia e permettono di identificare i pazienti a maggior rischio di sviluppare la patologia o di riavere una ricaduta. E questo lo possiamo fare avendo tutti i dati dei pazienti che hanno avuto accesso al nostro ospedale, ma anche attraverso l’identificazione di marcatori di patologia che possono essere oggetto di attività terapeutica».
Cos’è il laboratorio translazionale e di cosa si occupa?
«È una struttura multidisciplinare che affronta la malattia in tutte le sue sfaccettature. Il team di ricerca è costituito da ricercatori, ma anche da clinici che operano nell’ambito della cardiologia, della cardiochirurgia, della cardiologia interventistica e dell’elettrofisiologia e delle patologie correlate come il piede diabetico e la chirurgia bariatrica, ma anche ricercatori nell’ambito delle biotecnologie e della biologia cellulare, fisici e ingegneri».
Tra gli oltre 40 progetti di ricerca, c’è anche uno studio sulle mele: di cosa si tratta?
«Al Maria Cecilia Ho spitalabbiamo condotto degli studi che dimostrano che i componenti della mela hanno un grande potenziale terapeutico contro le patologie croniche infiammatorie e cardiovascolari. Gli esosomi delle mele, che sono delle piccolissime vescicole extracellulari, hanno un ruolo chiave nello scambio di informazioni intercellulari. Sono a tutti gli effetti “messaggeri” che trasportano il loro carico di informazioni sotto forma di acidi nucleici, proteine e lipidi, da una cellula all’altra. Stiamo studiando come veicolare gli esosomi in preparati che possono essere somministrati ai pazienti. È una preziosa opportunità per avanzare nella lotta contro le malattie cardiovascolari e promuovere una migliore qualità della vita».