Cosa significa essere autistico: il caso Benjamin Mascolo

Cosa significa essere autistico ad alto funzionamento: il caso Benjamin Mascolo

di Redazione Salus
3 ottobre 2024
Hands holding puzzle ribbon for autism awareness

Attraverso una lunga lettera social dedicata ai suoi fedelissimi fan, Benjamin Mascolo del modenese gruppo Benji e Fede ha raccontato di recente a cuore aperto il percorso che ha intrapreso e che, infine, gli ha fornito una risposta a tutte le sue numerose domande. Il musicista ha infatti scoperto di essere una persona autistica ad alto funzionamento, una notizia che potrebbe stupire chiunque non sia esperto dell’argomento. Sull’autismo, infatti, esiste ancora oggi uno stigma piuttosto forte, legato ad una serie di stereotipi e convinzioni errate che è giunto il momento di sfatare.

 

Autismo di primo livello

 

Per quanto Benji stesso (probabilmente in buona fede) abbia parlato di “alto funzionamento”, in realtà la comunità autistica oggi tende a preferire un’espressione diversa per riferirsi a questa condizione, ovvero autismo di primo livello. Si tratta di un quadro clinico dove il paziente non presenta particolari compromissioni e dunque riesce a vivere una vita piuttosto indipendente senza troppi problemi.

 

Per contro, le persone autistiche di terzo livello possono presentare dei deficit cognitivi, o problemi di linguaggio e comunicazione di varia natura che inficiano la loro qualità della vita.

 

L’autismo è una condizione dello sviluppo neurologico che comporta essenzialmente tre tipi di conseguenze: le persone che lo presentano hanno difficoltà relazionali e comunicative, hanno interessi ristretti e vantano stereotipie, cioè movimenti e comportamenti ripetitivi.

 

Non si tratta, come spesso si pensa, di una malattia, quanto piuttosto di un funzionamento diverso del cervello umano, che si distingue così da quello della maggior parte della popolazione. In questo contesto, per rivolgersi alle persone autistiche si tende a fare riferimento al termine ombrello della neurodivergenza, mentre per il resto delle persone (circa l’80% degli individui) si parla di neurotipicità, e di persone neurotipiche.

 

Le diagnosi tardive, cioè quelle che giungono in età adulta come nel caso di Benji, sono in aumento da anni: questo non deve far pensare ad una moda (né tantomeno ad una presunta “epidemia legata ai vaccini”) quanto piuttosto a una sempre maggior consapevolezza sul tema, che sta spingendo un numero crescente di persone ad iniziare il percorso diagnostico.

 

I benefici

 

Vivere come persone autistiche in un mondo neurotipico può essere sfidante, perché si può avere la sensazione di essere sempre fuori luogo, sbagliati e nel torto rispetto agli altri. Non è infatti raro che questi soggetti vivano sulla loro pelle bullismo, esclusione sociale e di conseguenza problemi di natura psichiatrica.

 

Ad ogni modo, non c’è dubbio che l’autismo presenti anche dei vantaggi: le persone nello spettro spesso riescono ad eccellere in aree accademiche complesse come le scienze, hanno un’ottima memoria e capacità di apprendimento eccezionali; sono inoltre di norma molto rispettosi delle regole, puntuali e hanno capacità di problem solving di gran lunga superiori alla media. Anche se questo principio non è sempre valido, l’ordine è un altro dei loro punti di forza (e di questo, tra l’altro, ha parlato anche Mascolo nel suo post).

 

Comprendere il funzionamento autistico e la sua preziosa diversità è dunque fondamentale, perché permette di rendere qualunque ambiente (scolastico, lavorativo etc) molto più inclusivo e comprensivo rispetto alle difficoltà – spesso invisibili – altrui.