Salute e cambiamenti climatici: una task force di 10mila futuri medici per cure più sostenibili

Tra le 25 università guidate da Glasgow anche quelle di Pavia, Milano, Torino. Formeranno specialisti in grado di prevenire e curare malattie legate all’inquinamento atmosferico, che causa 7 milioni di morti l'anno

di LAURA DE BENEDETTI
16 ottobre 2024
Cambiamento climatico

Cambiamento climatico

Il corpo e il pianeta che abitiamo sono un tutt’uno e interagiscono tra loro. Benché questo sia un assioma, solo oggi, coi cambiamenti climatici che hanno subito un'accelerata, nasce un progetto internazionale con l'obiettivo di formare oltre 10.000 futuri medici sugli impatti del cambiamento climatico sulla salute umana e sull'assistenza sanitaria sostenibile.

Una vera e propria task force dovrà quindi occuparsi sì della salute pubblica, delle persone, ma cercando di prevenire e trattare l'insorgere di malattie strettamente legate ai problemi ambientali e di inquinamento. Si va dalle ‘semplici’, anche se sempre più estreme, ondate di calore che si stima interesseranno sempre più diverse zone del pianeta, alle più complesse malattie cardiovascolari, respiratorie e oncologiche, senza fortunatamente tralasciare l'aspetto della salute mentale, legate a diversi processi tra cui in primis la forte presenza di sostanze nocive nell'aria che respiriamo.

Task force con Oms e 25 università

La rete, composta da 25 università e guidata dall'Università di Glasgow, vede il sostegno dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e di varie organizzazioni sanitarie nel contesto della Sustainable Markets Initiative Health Systems Task Force. In Italia, l'Università di Pavia rappresenta uno dei principali poli di riferimento per questa iniziativa, insieme a quella di Milano e Torino.

La fondazione della European Network on Climate & Health Education (Enche) si propone di includere la formazione su clima e salute nei programmi di studio delle facoltà di medicina di 12 Stati: Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Svezia, Spagna, Svizzera e Regno Unito. Gli obiettivi principali della rete sono preparare i futuri medici a riconoscere, prevenire e trattare le conseguenze della crisi climatica sulla salute pubblica e a sviluppare soluzioni sanitarie più sostenibili.

cambiamenti climatici
Saranno 10.000 i nuovi medici che dovranno prevenire e curare malattie tenendo presente i loro forti legami con i cambiamenti climatici e l'inquinamento ambientale

Cambiamento climatico, sfida sanitaria

Il cambiamento climatico è ormai una delle sfide sanitarie più critiche per i sistemi di cura, già sotto pressione. L'aumento delle temperature e l'inquinamento atmosferico favoriscono la diffusione di malattie infettive e croniche, come quelle trasmesse da vettori, malattie cardiovascolari e respiratorie, oltre a peggiorare le condizioni di salute mentale.

Anche i sistemi sanitari inquinano

A fronte di questa crisi, i sistemi sanitari, responsabili di circa il 5% delle emissioni globali di gas serra, devono rispondere alle crescenti esigenze di assistenza. L’Università di Glasgow guiderà il progetto come polo regionale del Global Consortium on Climate and Health Education (Gcche) della Columbia University, favorendo la collaborazione transatlantica sulla formazione relativa a clima e salute. Diverse aziende del settore sanitario, tra cui AstraZeneca, GSK, Novartis, Roche e Sanofi, insieme all'OMS, sosterranno l'iniziativa nell’ambito della Sustainable Markets Initiative Health Systems Task Force (che fa parte della Sustainable Markets Initiative, fondata nel 2020 da Re Carlo III, all'epoca Principe di Galles e che punta a ottenere risultati positivi attraverso azioni concrete nell’economia reale), con l'obiettivo di accelerare la decarbonizzazione del settore sanitario.

Aria inquinata per tutti: 7 milioni di decessi all’anno

L'OMS segnala che il 99% della popolazione mondiale respira aria inquinata, con 7 milioni di decessi annuali legati a questa causa. Senza interventi mirati, i decessi per ondate di calore potrebbero triplicare entro il 2050. Le comunità più vulnerabili, come bambini, anziani e persone già fragili, subiscono un impatto sproporzionato, mentre l'accesso alle cure diventa sempre più difficile per via dei danni alle infrastrutture sanitarie causati dagli eventi climatici estremi. La rete Enche intende colmare una lacuna nella formazione medica, dove il rapporto tra clima e salute è ancora poco trattato. L’obiettivo è fornire agli studenti le migliori conoscenze per affrontare le sfide presenti e future. Nei prossimi tre anni, si prevede di formare almeno 10.000 studenti attraverso materiali didattici aggiornati, puntando a estendere il progetto ad altri operatori sanitari e a nuove aree geografiche per una maggiore resilienza climatica dei sistemi sanitari.

"Una delle sfide più urgenti”

Il rettore dell'Università di Pavia, Francesco Svelto, ha ribadito il valore della collaborazione transnazionale per migliorare la salute delle persone e dell’ambiente. Il professor Iain McInnes dell'Università di Glasgow ha affermato che la formazione dei futuri medici è essenziale per affrontare gli impatti sempre più gravi del cambiamento climatico sulla salute. Anche Tedros Ghebreyesus, Direttore Generale dell'OMS, ha espresso il suo sostegno, sottolineando l'importanza di costruire sistemi sanitari resilienti e rispettosi dell'ambiente per affrontare le sfide attuali. La professoressa associata Cecilia Sorensen della Columbia University ha evidenziato la necessità di reti regionali per preparare i professionisti sanitari a rispondere ai cambiamenti climatici in modo adeguato e culturalmente consapevole. Esther Ngoy, studentessa di medicina dell'Università di Glasgow, ha messo in luce l'importanza della preparazione dei futuri medici per affrontare la crisi climatica, definendola una delle sfide più urgenti per la sua generazione. I dirigenti delle principali aziende farmaceutiche coinvolte, tra cui Pascal Soriot di AstraZeneca, Emma Walmsley di GSK e Paul Hudson di Sanofi, hanno confermato l'impegno del settore privato per supportare questa nuova rete educativa e preparare i medici del futuro.  La rete invita altre università europee a unirsi al progetto, con l'obiettivo di formare la prossima generazione di medici sui legami tra clima e salute. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito del Global Consortium on Climate and Health Education della Columbia University.

Tra le università anche Milano, Pavia, Torino

Re Carlo III è tra i fondatori della Sustainable Markets Initiative
Re Carlo III è tra i fondatori della Sustainable Markets Initiative che lavora per accelerare la transione e portare risultati positivi su salute e ambiente attraverso iniziative sull’economia reale

Tra le istituzioni che hanno aderito alla European Network on Climate & Health Education (ENCHE) figurano numerose prestigiose università europee. Tra queste, si annoverano la KU Leuven, Faculty of Medicine in Belgio, la Lancaster University / Lancaster Medical School e la University College London Medical School nel Regno Unito. Partecipano anche la Faculty of Medicine della Lund University in Svezia e la Medical University of Warsaw in Polonia, insieme alla Nova Medical School in Portogallo e al Trinity College Dublin, School of Medicine in Irlanda. Importanti contributi provengono anche dall'Università Claude Bernard Lyon 1 - Faculty of Medicine Lyon Est in Francia, dall'University of Aberdeen, School of Medicine and Dentistry e dall'University of Buckingham Medical School, entrambe nel Regno Unito.

La rete coinvolge inoltre l'University of Augsburg in Germania e l'University of Barcelona, Faculty of Medicine and Health Sciences in Spagna. Dal Portogallo, partecipa l'University of Lisbon, School of Medicine, mentre dall'area balcanica aderisce l'University of Ljubljana, Faculty of Medicine in Slovenia. Anche la Svizzera è rappresentata, con l'University of Lucerne, Faculty of Health Sciences and Medicine. Dall'Italia, oltre all'Università di Pavia e alla sua Facoltà di Medicina Interna e Terapia Medica, prendono parte l'Università di Milano e l'Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche MedInTo.

La Spagna vede la partecipazione dell'University of Navarra, School of Medicine, mentre nel Regno Unito sono coinvolte anche l'University of Nottingham, School of Medicine, l'University of Oxford, School of Medicine and Biomedical Sciences, la University of Sheffield, School of Medicine and Population Health e la University of Warwick, Medical School. A completare il quadro della partecipazione francese, figura l'University of Paris Cité, Faculty of Health.