Approccio anglosassone contro le dipendenze

Serena Feduzzi (Centro San Nicola): «Residenzialità breve, terapia di gruppo e follow up a distanza per dieci mesi dopo le dimissioni»

di GLORIA CIABATTONI
20 marzo 2022
People participating in corporate teambuilding or rehabilitation session activity

Due strutture uniche in Italia, Villa Silvia e il Centro San Nicola, nelle Marche, sono punto di riferimento per il trattamento delle dipendenze (sostanze stupefacenti, alcol, ludopatia, eccetera).  Qui arrivano ospiti non solo dalle Marche e dal resto dell’Italia, ma anche da Olanda, Inghilterra e Stati Uniti. A Villa Silvia, nel centro di Senigallia, si svolge il percorso di disintossicazione, che prosegue poi con un post-cura al Centro San Nicola, a Piticchio di Arcevia (AN). Ce ne parla la Direttrice del Centro San Nicola, dottoressa Serenella Feduzi, psicologa e psicoterapeuta famigliare.

 

Dottoressa, in cosa consiste il vostro programma terapeutico e perché si differenzia da altri?

«I nostri ospiti vengono inviati da Villa Silvia e rappresentiamo un continuum terapeutico per una riabilitazione psico-fisica. In Italia siamo unici perché il nostro programma si basa sulla residenzialità breve, tipica delle comunità terapeutiche anglosassoni, ovvero su una permanenza di circa 8/12 settimane. Dopo di che garantiamo un supporto a distanza post-trattamento con un follow up nei 10 mesi successivi alla dimissione, ed apportiamo un sostegno alle famiglie che si trovano ad affrontare la dipendenza».

 

Chi si rivolge a voi? Più uomini o donne? E fasce di età?

«Più uomini, ma solo perché le donne tendono a nascondersi. Abbiamo molti pazienti giovani, sono le famiglie ad accompagnarli. Si tratta di persone con una disregolazione emotiva che può durare da anni, sono arrivati venticinquenni che soffrono di questi problemi da un decennio, quindi fin dall’adolescenza. Ma arrivano anche persone con un età più avanzata, ad esempio uno degli ultimi ospiti, sui sessant’anni, ha detto che non voleva più vivere per strada e voleva cercare di rifarsi un’esistenza».

 

Quali sono le dipendenze più diffuse?

«Sostanze stupefacenti, alcol, gioco d’azzardo, ma anche farmaci, perché tutti questi fattori possono esserci contemporaneamente. C’è chi comincia con la cannabis per rilassarsi, poi con l’alcol per sentirsi meglio, e così via. Anche la ludopatia provoca scariche di adrenalina diventa come una droga, incontrollabile».

 

Il periodo di lockdown ha peggiorato la situazione?

«Certamente si, in soggetti fragili due anni di pandemia possono avere aumentato le difficoltà di relazioni, aver causato una precarietà nel lavoro, la convivenza continua coi famigliari può avere inasprito dei problemi, ma ci tengo a sottolineare che la pandemia non è la causa dei problemi ma li ha solo portati a galla».

 

Forse i giovani sono quelli che ne hanno risentito di più…

«Certo l’isolamento non ha aiutato, anzi ha portato molti adolescenti a rifugiarsi in internet e nei social, con il rischio di scambiare amicizie virtuali con rapporti reali».

 

Quali terapie attuate al Centro San Nicola?

«Sono terapie ad orientamento cognitivo comportamentale (CBT), supportive-espressive e terapie comportamentali dialettiche (DBT), e parte del nostro programma è svolto attraverso momenti di gruppo. Impieghiamo il Modello Minnesota (Minnesota Model), ovvero “dei 12 passi”, un protocollo composto da dodici passaggi nato per aiutare gli alcolisti a smettere di bere. Nell’ambito delle dipendenze, siano da sostanza o comportamentali, lo studio dei “12 passi” ha come obiettivo quello di indurre il paziente ad un cambiamento radicale nel proprio stile di vita. È un lavoro che si basa sulle emozioni, perché vuol far capire che la sostanza che crea dipendenza è un “tappo” che serve a nascondere altri problemi. Chi ha dipendenze deve guardare a se stesso non come a una persona cattiva, o fallita, o incapace, ma a un malato che ha bisogno di aiuto per guarire».

 

Sono terapie di gruppo? «Si, e anche dopo la dimissione il paziente avrà assistenza per una decina di mesi, grazie anche a con gruppi di aiuto su tutto il territorio nazionale. Noi, compatibilmente con la situazione sanitaria dovuta al Covid, organizziamo raduni due volte all’anno, ai quali partecipano anche molte persone guarite da tempo. Voglio poi precisare che fanno parte del protocollo di riabilitazione anche tutte le attività associate a meditazione corporea, mindfulness, yoga e gruppi di arte-terapia, e vengono svolte con l’aiuto dei nostri bravi professionisti».