Antivirali, l'Europa lancia nuove terapie anti-Covid

L'Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha espresso parere favorevole in merito a due cure contro il Covid

di Redazione Salus
17 novembre 2021
COVID-19 Blue

L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha espresso parere favorevole in merito a due cure contro il Covid. Le molecole sono denominate tecnicamente Ronapreve (casirivimab+imdevimab) e Regkirona (regdanvimab). La commissione tecnico farmaceutica della Ue ha stabilito che si tratta di terapie promettenti nel quadro della lotta Covid-19. Entrambe le soluzioni, a base di anticorpi monoclonali antivirali, sono destinate a essere utilizzate nelle fasi iniziali dell’infezione. “Con l’incremento delle infezioni da Covid-19 in quasi tutti gli Stati membri è rassicurante constatare che molte cure promettenti sono in fase di sviluppo nel quadro della nostra strategia sugli strumenti terapeutici contro la Covid-19. Oggi compiamo un importante passo avanti verso il nostro obiettivo di autorizzare fino a 5 nuove cure nell’UE entro la fine dell’anno”, ha affermato Stella Kyriakides, commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare.

 

Valide anche nella profilassi

Con l’approvazione Ema, la combinazione casirivimab+imdevimab potrà essere utilizzata sia in formulazione endovenosa sia sottocute nei confronti di pazienti positivi al tampone a maggior rischio di progressione verso forme severe di malattia (per questi pazienti, l’utilizzo di casirivimab e imdevimab riduce di oltre il 70% il rischio di ospedalizzazione o decesso). La stessa combinazione ha ottenuto un riconoscimento come profilassi, in quanto riduce di oltre l’80% il rischio di sviluppare Covid-19 sintomatico nei soggetti non infetti.

 

Sperimentazioni in atto

Altri antivirali facili da gestire sono ormai pronti al lancio a livello internazionale, è il caso della nuova terapia messa a punto da GSK. La somministrazione intramuscolare dell’anticorpo monoclonale sotrovimab per il trattamento precoce del Covid da lieve a moderato in adulti e adolescenti ad alto rischio, non ospedalizzati, di età pari o superiore a 12 anni, ha dimostrato infatti un’efficacia simile alla somministrazione endovenosa. Lo hanno annunciato GlaxoSmithKline e Vir Biotechnology presentando i dati di fase III COMET-TAIL. La sperimentazione ha arruolato partecipanti durante l’ondata di variante Delta negli Stati Uniti Lo studio – spiega una nota – è stato progettato per valutare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità di sotrovimab somministrato per via intramuscolare rispetto alla somministrazione endovenosa in pazienti ad alto rischio fino a sette giorni dopo l’insorgenza dei sintomi. Le aziende prevedono di portare avanti le richieste di regolamentazione a livello globale, comprese le discussioni in corso con la Fda sull’autorizzazione all’uso di emergenza esistente per sotrovimab.