Allenare il cervello per “imparare“ a sentire

Il servizio di audiovestibologia di Varese ha sviluppato un metodo unico per dare l’udito attraverso delle neuroprotesi installate col robot

di MADDALENA DE FRANCHIS
15 settembre 2024
Mother helping to her son to finish homework.

Tra i loro testimonial più affezionati vantano addirittura un oro olimpico ai giochi di Parigi 2024: già, perché, poco prima di partire per la capitale francese, il campione di nuoto varesino Nicolò Martinenghi, vincitore della medaglia più preziosa nei 100 rana, ha donato all’associazione Aguav, che dal 1997 sostiene le famiglie degli utenti dell’audiovestibologia dell’ospedale di Varese, le sue pinne autografate. L’obiettivo della donazione, entrata a far parte di un’asta benefica, è raccogliere fondi che consentano ad Aguav (Associazione genitori e utenti Audiovestibologia Varese OdvEts) di continuare a perseguire la propria missione: garantire l’eccellenza del servizio di audiovestibologia di Varese, che ha sviluppato il “metodo protesico cognitivo“.

 

Un metodo in grado di assicurare risultati eccezionali, a partire dai bambini fino agli anziani. Presupposto del cosiddetto ‘metodo protesico-cognitivo’ di Varese è che non sia necessario allenare l’orecchio per ridare l’udito alle persone, ma puntare direttamente al cervello. Dunque, ancora prima dell’intervento per l’applicazione dell’impianto cocleare, si punta all’attivazione progressiva dei diversi livelli e funzioni dell’udito, imitandone la maturazione fisiologica. La prognosi sarà eccellente se la diagnosi è tempestiva (entro i sei mesi di vita) e se si sfrutteranno plasticità cerebrale e memoria uditiva, se non ci sono turbe associate e se la famiglia collaborerà. L’impianto cocleare, che a Varese è applicato con chirurgia robot-assistita dal luglio 2022 grazie a un noleggio ‘donato’ da Aguav, è una delle protesi neurali di maggior successo sviluppate finora.

 

«A Varese si curano indifferentemente tutte le fasce di età», spiega Beatrice Cusmai, vicepresidente Aguav. Fondata da un centinaio di famiglie che ha visto i propri bambini o familiari adulti uscire dal silenzio proprio grazie alla struttura sanitaria varesina – pubblica, è bene ricordarlo – Aguav supporta economicamente il servizio ospedaliero in base al principio di sussidiarietà: il 70% dei costi coperti da Aguav e il 30% dal 5×1000. «Una volta preso in carico dall’audiovestibologia di Varese – continua – il paziente e i suoi familiari non devono più preoccuparsi di nulla. Le visite specialistiche, la chirurgia, la riabilitazione logopedica, gli esami diagnostici, i mappaggi degli impianti e i setting delle protesi acustiche sono gestiti direttamente dal reparto. È un metodo che rassicura e tranquillizza non poco i genitori, altrimenti costretti a peregrinare tra reparti e corridoi, alla costante ricerca del servizio di cui hanno bisogno».

 

Cusmai sa bene di cosa parla: le sue due figlie gemelle, nate alla 24esima settimana nel 2008, hanno trascorso diversi anni tra ospedali e centri di riabilitazione. Finché non sono approdate, su consiglio di un conoscente, al reparto varesino: «È lì che ho dato alle mie figlie – ricorda Cusmai – l’opportunità di ripristinare la funzionalità uditiva al pari dei normoudenti». Il metodo prevede che, da subito, sia attivato un sistema di videoconferenza per monitorare la mamma e insegnarle a comunicare con il proprio piccolo in maniera naturale.