“Vitamina D e calcio per avere ossa in salute”. I consigli dell’esperto

Il professor Davide Gatti: "Sole e alimentazione ci aiutano solo in parte. Ecco quando è opportuno ricorrere alla supplementazione"

di GLORIA CIABATTONI
20 novembre 2024
Il professor Davide Gatti: "Sole e alimentazione ci aiutano solo in parte. Ecco quando è opportuno ricorrere alla supplementazione"

Il professor Davide Gatti: "Sole e alimentazione ci aiutano solo in parte. Ecco quando è opportuno ricorrere alla supplementazione"

Vitamina D, fondamentale per la buona salute dell’apparato muscolo-scheletrico. È anche nota come “vitamina del sole” perché l’esposizione ai raggi solari stimola la cute a produrla. Ora, alle soglie dell’inverno, come possiamo mantenere le nostre ossa in salute? Ne parliamo con Davide Gatti, professore associato di Reumatologia all’Università degli Studi di Verona, clinico e studioso nel campo delle malattie osteoarticolari infiammatorie e degenerative e delle patologie metaboliche ossee.

Professore, adesso, in autunno, le ossa sono più a rischio?

"La chiamiamo vitamina D ma, una volta attivata dal nostro organismo in base alle sue necessità, essa diventa un ormone fondamentale per la regolazione del metabolismo osseo e in particolare per l’assorbimento del calcio a livello intestinale. La vitamina D è prodotta dalla cute esposta alla luce solare, ma in Italia i raggi del sole sono in grado di farlo solo per pochi mesi all’anno, tendenzialmente da giugno a settembre. In molti paesi (anglosassoni e nordici) è obbligatoria la fortificazione con vitamina D degli alimenti. Questo spiega perché le popolazioni del Nord Europa hanno livelli migliori rispetto ai paesi del Mediterraneo in cui l’uso degli alimenti fortificati è poco diffuso, anche perché sono più costosi".

L’alimentazione ci aiuta?

"Solo in parte, perché con il cibo possiamo assumere circa il 20% del nostro fabbisogno di vitamina D, pari a 200-400 unità, anche perché i cibi che ne contengono – come latticini, grassi animali e pesce azzurro – non sempre sono tollerati o graditi. Gli anziani, poi, spesso hanno un fabbisogno superiore: hanno una minore capacità di produrla a livello cutaneo e ne introducono di meno con la dieta. In questi casi diventa essenziale l’integrazione. La supplementazione è raccomandata anche alle mamme che allattano, perché in questo modo assicuriamo un benessere osseo sia alle mamme che al bambino in una fase fondamentale per il suo sviluppo osseo".

Il calcio quindi è fondamentale?

"Certamente, senza il calcio la vitamina D non può esplicare la propria azione. Fonte importante di calcio sono i latticini, dal latte (anche scremato) al Parmigiano, che è davvero prezioso: con 1.155 mg di calcio all’etto, una porzione da soli 50 grammi riesce ad apportare il 72% del fabbisogno giornaliero di calcio minimo raccomandato (800 mg). Ci sono poi in commercio molte acque minerali ricche di calcio, che hanno anche oltre 300 mg al litro. In caso di carenze importanti si può ricorrere agli integratori, che come indica il termine devono integrare e non essere l’unica fonte di calcio".

Ci sono cibi che ostacolano l’assorbimento del calcio?

"Sì, quei vegetali in cui sono presenti ossalati, come spinaci, biete, rabarbaro. Anche il sodio riduce l’assorbimento di calcio, quindi no ai cibi troppo salati".

È vero che le donne in menopausa devono tenere sotto controllo la salute delle ossa?

"Vero, la menopausa ha un impatto negativo importante sull’osso. In ogni caso il calo degli estrogeni non c’entra con l’assorbimento di calcio: se ci sono buoni livelli di vitamina D l’intestino assorbe comunque il calcio in maniera sufficiente. Va comunque sottolineato che, se non ci sono problematiche particolari, tra la comparsa della menopausa e l’evidenza di problemi alle ossa c’è una latenza di anni. Per questo a 50 anni, più del semplice dato densitometrico (MOC), è importante chiedere a chi è appena entrata in menopausa se la madre ha avuto problemi di fragilità, perché la storia familiare è davvero molto importante. In età adulta/avanzata una spia d’allarme sono tutte le fratture che ci si procura cadendo dalla propria altezza, ad esempio inciampando in casa. Se dopo un trauma modesto ci fratturiamo il polso questo significa che è già presente una fragilità ossea importante che deve essere trattata. Tipiche verso i 50 anni possono essere le fratture del radio, verso i 60 delle vertebre, poi di omero, bacino, costole e quella più temibile di femore che si verifica in genere sopra i 70 anni".

Si possono prevenire l’osteoporosi e il rischio di frattura ad essa associato?

"È molto importante lo stile di vita. La nostra massa ossea raggiunge il picco verso i 25-30 anni, quindi carenze a questa età si risentono nel tempo. In ogni caso, grazie ai progressi della ricerca medica, abbiamo farmaci sempre più efficaci e migliori capacità diagnostiche anche delle forme giovanili. Grazie a test specifici possiamo individuare le forme secondarie a malattie genetiche che spesso adesso possiamo trattare".