Vista, nuove speranze con la cornea artificiale

Il professor Luigi Fontana ha eseguito a Bologna il primo trapianto in Italia: «Servirà per i casi più difficili, ma le donazioni restano fondamentali».

di DONATELLA BARBETTA
23 gennaio 2023

Dagli occhi affaticati per le tante ore trascorse davanti al computer nei lunghi periodi di lock down, al tablet o al piccolo schermo del cellulare, alle patologie oculari più complesse, fino al recente e innovativo trapianto di cornea artificiale.

 

Quali sono i difetti visivi più frequenti di questo periodo?

«Abbiamo notato e riportato in recenti pubblicazione una maggiore frequenza di insorgenza, soprattutto tra i soggetti miopi, di diplopia, ossia visione doppia, dopo l’utilizzo prolungato di dispositivi elettronici, tra i quali gli smartphones. In questi pazienti si sviluppa una specie particolare di strabismo, detto esotropia concomitante acuta, che può richiedere una correzione chirurgica», risponde Luigi Fontana, direttore dell’unità operativa di Oculistica dell’Irccs Sant’Orsola.

 

Quanti entrano in sala operatoria?

«Attualmente uno o due pazienti alla settimana, mentre fino a due anni fa si operava un caso al mese».

 

E tra i bambini?

«Per l’età pediatrica, è di rilievo l’importanza della diagnosi precoce del cheratocono. Una patologia della cornea che causa una riduzione visiva tra i giovani. L’importanza della diagnosi di questa patologia alla sua insorgenza risiede nel fatto che esiste oggi un trattamento chiamato crosslink corneale, in grado di arrestare la progressione della malattia con ottima efficacia e sicurezza per il paziente. Grazie a questa cura, meno pazienti in futuro dovranno sottoporsi a un trapianto di cornea per la correzione del cheratocono evoluto».

 

Quali sono i punti di forza della vostra équipe?

«Siamo una unità operativa di oculistica votata al trattamento di patologie oculari complesse, come quelle corneali, che spesso richiedono un trapianto di cornea di cui deteniamo una elevata casistica a livello regionale e nazionale; le gravi infezioni della cornea e le infezioni intraoculari che trattiamo in collaborazione con l’Istituto di Microbiologia del nostro Policlinico; le patologie della superficie oculare che diagnostichiamo e trattiamo con l’aiuto di un laboratorio specializzato e in collaborazione trasversale con diversi istituti dell’ospedale;

 

le patologie vitreoretiniche e in particolar modo il distacco di retina, per il cui trattamento ci avvaliamo di una équipe specializzata di elevato livello di competenza; le diagnosi e il trattamento delle patologie della motilità oculare di cui da sempre questa unità operativa rappresenta un centro di riferimento nazionale; e infine il glaucoma e la chirurgia mininvasiva del glaucoma che sviluppiamo con grande interesse».

 

Al recente e innovativo trapianto di cornea artificiale su un’anziana ne sono seguiti altri?

«Sì – precisa il professore – a oggi al primo trapianto di cornea artificiale in Italia, effettuato su una donna di 76 anni che è tornata a vedere dopo anni di cecità, ne sono seguiti altri sei con la stessa tecnica».

 

Come stanno i pazienti?

«Bene, mantengono una buona trasparenza della cornea, hanno migliorato la loro funzione visiva e non hanno sviluppato complicanze».

 

La protesi endoteliale impiantata viene prodotta dai vostri laboratori?

«No, viene prodotta da una start up israeliana con la quale collaboriamo per lo sviluppo di questa protesi».

 

Quali sono i vantaggi?

«Con un intervento che sfrutta una protesi in materiale polimerico, simile alla plastica, il valore aggiunto principale risiede nella capacità di ridonare trasparenza alla cornea indipendentemente dalla funzionalità delle cellule endoteliali, nella assenza di rischio di rigetto e nella poca invasività dell’intervento, che viene eseguito senza ricovero».

 

Questa metodica si sta dimostrando efficace, eppure alcuni specialisti mostrano cautela. Come mai?

«La cautela è sempre necessaria e la adoperiamo in ogni nostra attività. È bene ricordare che questa è ancora una tecnica sperimentale e che nel mondo sono stati eseguiti poco più di cento impianti di questa protesi, con un follow-up massimo di 2 anni per alcuni di questi. A oggi in nessun caso si sono verificate reazioni avverse all’impianto e la maggioranza dei pazienti operati ha tratto beneficio da questo tipo di intervento.

 

È bene chiarire ancora che gli interventi da noi eseguiti sono stati condotti in pazienti che già erano stati sottoposti a un trapianto da donatore, che nel tempo era andato incontro a fallimento, cioè all’opacizzazione della cornea. Sappiamo che in questi casi le probabilità di un secondo o un terzo intervento di trapianto da donatore non avrebbe portato a un successo duraturo. Speriamo con questa tecnologia di poter offrire a questi pazienti una cura di più lunga durata. Questa tecnica non si propone di sostituire il trapianto da donatore ma di affiancarlo per il trattamento di casi particolari. Le donazioni di cornea quindi sono e saranno sempre necessarie».

 

Nuovi farmaci in arrivo?

«Sì, sono allo studio in fase preclinica e clinica trattamenti di medicina rigenerativa personalizzata per la cura di patologie della superficie oculare della cornea e della retina: sono basati su fattori di crescita di derivazione dal sangue cordonale, in collaborazione con la banca del sangue cordonale della Regione Emilia Romagna».

 

 

L’importanza della formazione per i giovani specialisti

 

«Sono certamente di parte, ma penso che la vista sia tra i beni più preziosi che ci sono stati donati. La conservazione di questo bene passa attraverso la diagnosi delle malattie, alla loro insorgenza e poi all’appropriatezza delle cure.

 

La mia funzione – sottolinea il professor Luigi Fontana, a proposito del futuro dell’oculistica sotto le Due Torri – è quella di creare al Sant’Orsola una clinica oculistica d’avanguardia che sia in grado di fornire ai pazienti diagnosi accurate da parte di personale competente capace di erogare cure aggiornate per il trattamento di patologie complesse».

 

A questo si aggiunge un altro elemento, secondo il docente: «L’importanza di formare giovani specialisti che rappresentino una generazione futura di oculisti competenti, con un elevato bagaglio di capacità tecniche e con un elevato profilo etico professionale».

 

 

Il profilo

 

Luigi Fontana, 58 anni, bolognese, si è laureato in Medicina e chirurgia all’Alma Mater nel 1989. Si è specializzato in Oftalmologia nello stesso Ateneo dopo un lungo periodo di formazione all’estero nel prestigioso Moorfields Eye Hospital di Londra e in questa sede si è specializzato nella diagnosi e terapia del glaucoma, nella chirurgia della cataratta e in particolare nel trapianto di cornea.