Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: "Nessuna pandemia, ma ora il virus è più contagioso"

Intervista al virologo Fabrizio Pregliasco

di MAURIZIO MARIA FOSSATI
4 settembre 2024

Il cosiddetto ‘vaiolo delle scimmie’ torna a preoccupare l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che il 14 agosto scorso ha dichiarato nuovamente l’infezione Mpox “emergenza di Sanità pubblica di rilevanza internazionale”. Ne parliamo con Fabrizio Pregliasco, virologo del dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano.

 

Professore, che cos’è il vaiolo delle scimmie e perché ha questo nome?

 

“Il vaiolo delle scimmie (Monkeypox o Mpox) è un’infezione virale causata dal monkeypox virus appartenente alla famiglia Poxviridae (la stessa del vaiolo). È così chiamato perché l’infezione fu identificata per la prima volta nelle scimmie nel 1958, mentre il primo caso individuato nell’uomo risale al 1970. Il vaiolo delle scimmie è quindi una zoonosi, cioè una malattia causata da agenti trasmessi per via diretta o indiretta dagli animali all’uomo. È endemico, cioè stabilmente presente, nella popolazione delle regioni della foresta pluviale tropicale dell’Africa centrale e occidentale. E si distinguono due ceppi principali: Clade 1 e Clade 2″.

 

Nel passato quest’infezione era già sbarcata in Europa?

 

“Sì. Nel 2022 avevamo già individuato la variante Clade 2 di Mpox in un migliaio di casi, dovuti soprattutto alla promiscuità delle attività sessuali di un elrow party svoltosi alle Canarie”. Oggi la Repubblica democratica del Congo registra una nuova esplosione di casi dovuti a una nuova variante. Il contagio potrebbe diffondersi nuovamente anche da noi? “Il mondo di oggi è un grande villaggio globale, quindi alcuni casi arriveranno certamente anche in Italia. Ma conoscere una malattia significa adottare le giuste precauzioni e quindi contenerla. Certo non dovremo affrontare una nuova pandemia, ma neppure sottovalutare i nuovi rischi”.

 

Cosa ci deve preoccupare di più?

 

“Quello che più preoccupa della nuova variante è soprattutto che ha una maggiore capacità di trasmissione uomo a uomo sia per contatti sessuali, sia attraverso materiali contaminati, tipo lenzuola, abiti, biancheria e così via. Una trasmissione che coinvolge quindi anche persone non sessualmente impegnate. Il nuovo ceppo del vaiolo delle scimmie, il Clade 1b, ha già fatto registrare oltre 15mila contagi tra adulti e bambini e 500 morti, quindi non è da sottovalutare. Sta di fatto che l’OMS ha lanciato il suo messaggio principalmente per aiutare le popolazioni africane”.

 

Come avviene la trasmissione del virus?

 

“La trasmissione uomo-uomo avviene attraverso il contatto fisico, un po’ come capita per la varicella. L’infezione infatti si diffonde attraverso papule, vescicole e pustole che solitamente ‘fioriscono’ nella zona dei genitali, ma si diffondono anche anche su tutto il corpo. Il contagio quindi può avvenire attraverso il contatto pelle-pelle, ma anche attraverso la saliva, le secrezioni, i rapporti sessuali, e, nel caso dell’ultima variante, semplicemente attraverso lo scambio di indumenti o l’uso in comune di letti e lenzuola”.

 

Quali sono i sintomi?

 

“Solitamente non sono molto pesanti: febbre, mal di testa, brividi, stanchezza, debolezza diffusa, dolori muscolari e linfonodi ingrossati. Proprio per questo possono essere sottovalutati e contribuire all’incremento della diffusione della malattia. Questi sintomi tendono a risolversi spontaneamente in 2-4 settimane, senza bisogno di alcun trattamento o con la sola assunzione di antipiretici e antidolorifici. In alcuni casi, però, l’infezione può portare a complicazioni importanti, che richiedono ricovero ospedaliero e può dare luogo a sovrainfezioni batteriche che possono lasciare cicatrici permanenti e portare a encefaliti mettendo a rischio la vita stessa. I pericoli maggiori li possono correre i neonati, i bambini e le persone con un sistema immunitario compromesso”.

 

Come possiamo arginare questa epidemia?

 

“Al momento disponiamo di un vaccino mirato, prodotto da un’azienda danese. Ma poiché il vaccino è disponibile in quantità limitata, per ora le indicazioni dell’OMS sono di proteggere innanzitutto gli operatori sanitari che lavorano sul campo e i soggetti locali a rischio. In Europa e nel mondo, chi ha già fatto la vaccinazione anti-vaiolo è già in parte protetto anche da queste nuove varianti virali. Nel nostro Paese, in questo momento, la vaccinazione non è né richiesta, né raccomandata”.