"Vaccino e immunoterapia, le strade contro il melanoma"

Diagnosi in aumento e in fasce d’età più giovani. Paolo Ascierto: "Abbiamo ottenuto grandi progressi grazie alla ricerca, ma non significa abbassare la guardia"

di FRANCA FERRI -
19 maggio 2024
ascierto

A che punto siamo nella sperimentazione del vaccino a rMna contro il melanoma, il tumore della pelle più diffuso e più temibile? Ne parliamo con il professor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia, Melanoma e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione “G. Pascale” di Napoli, che a fine gennaio ha dato il via alla sperimentazione del vaccino: «In Italia stiamo facendo molto bene – spiega Ascierto – abbiamo una sessantina di pazienti, arruolati in cinque diversi centri, su un totale 1500 che verranno sottoposti a sperimentazione a livello mondiale. Daremo quindi un contributo importante e ci aspettiamo risultati positivi».

 

Il vaccino è destinato a pazienti con diagnosi di melanoma radicalmente operato, quindi non è ’preventivo’…

«È un vaccino terapeutico: parliamo di trattamento della malattia, per prevenire le metastasi ma comunque lo definiamo terapeutico».

 

Che tempi ci sono?

«I primi risultati si vedranno tra tre anni. Quest’anno stiamo procedendo con reclutamento dei pazienti e con la sperimentazione, poi serviranno due anni per la valutazione dei risultati in entrambi i gruppi (pazienti con vaccino e pazienti con placebo, ndr). Se i risultati saranno positivi andremo in fase di approvazione».

 

Perché è così importante?

«La sperimentazione è sempre una cosa positiva, perché attraverso le sperimentazioni si arriva alle cure. Grazie alle sperimentazioni, nel campo del melanoma siamo già molto avanti: riusciamo a guarire il 50% di malattie metastatiche, e sulla malattia adiuvante, quella trattata e poi operata, sappiamo che il 70% dei pazienti arriva a 7 anni e mezzo, e non è poco. L’immunoterapia ha cambiato la storia naturale della malattia».

 

Che cosa succede adesso?

«Succede che ci sono dei trattamenti nuovi, tra cui quello del vaccino. Se saranno confermati i dati della fase II, addirittura potrà portare un ulteriore 44% di riduzione del rischio di recidiva e del 66% di metastasi a distanza. Il che arrivare all’80 se non all’85% di successo. Ed è tantissimo, se si pensa che stiamo parlando di un tumore che fino al 2010 aveva una percentuale di sopravvivenza del 25%. Sarebbe una vera rivoluzione».

 

Aumentare le possibilità di guarigione non vuol dire abbassare la guardia sulla prevenzione…

«Assolutamente no, mai. La ricerca ha fatto tanto, però la prevenzione è sempre l’arma più importante. ’Prevenire è meglio che curare’, recitava un vecchio slogan, sempre attuale. Quindi utilizzare sempre la protezione solare e fare controlli regolari sono passaggi fondamentali».

 

È cambiata l’incidenza del melanoma negli ultimi anni?

«Nel 2007/2008, nei congressi specialistici, parlavamo di 7.000 casi in Italia ogni anno con 1.500 morti. Ora parliamo di quasi 15.000, con 2.500 morti. Va anche detto che c’è stato un sensibile abbassamento dell’età dei pazienti. Prima il picco di incidenza era attorno ai 60 anni, ora si è spostato nella fascia dei 40enni e anche più giovani. E addirittura il melanoma è la prima causa di morte per tumore nella fascia di età tra i 20 e 30 anni. Purtroppo, da malattia ’quasi rara’ è diventata abbastanza frequente».

 

Da cosa può dipendere questo raddoppio dei casi?

«C’è da sottolineare che i dermatologi sono diventati più bravi: di queste 15.000 lesioni, oltre l’80% vengono oggi individuate in forme iniziali. Ma di sicuro c’è anche un aumento dovuto allo stile di vita».

 

Qual è l’errore più grande?

«L’abbronzatura indiscriminata, anche con le lampade solari. Purtroppo nei giovani non c’è la consapevolezza di quanto possano far male i raggi Uv, che problemi possono nascere. C’è un modello estetico che prevede pelle abbronzata, se non scottata come status symbol, e purtroppo ha molto seguito tra le fasce più giovani. Per questo dobbiamo dare più informazioni corrette. Il sole non va evitato completamente, ma va preso con le adeguate cautele».

 

Che cosa va assolutamente evitato, quindi?

«L’esposizione intensa al sole e quindi le scottature: non a caso il melanoma è anche chiamata la ’malattia dei colletti bianchi’, cioè di chi non sta mai al sole, poi va al mare due settimane e esagera».

 

Torniamo a parlare di ricerca: ci sono altre novità importanti sulla cura del melanoma?

«La terapia cellulare, quella con i TIL, quella che noi abbiamo definito immunoterapia 4.0, che è stata approvata negli Stati Uniti, e che a breve arriverà anche in Italia. Il nostro ente regolatore europeo, l’Ema, è giustamente un po’ più severo rispetto all’Fda americano, chiede risultati studi solidi da studi di fase III. Partiremo con il melanoma, ma c’è da dire che i TIL (linfociti infiltranti il tumore, ndr) hanno dato risultati importanti anche del carcinoma della cervice. Il melanoma arriva sempre prima, perché è un tipo di tumore particolarmente sensibile all’immunoterapia».

 

Quali sono gli altri tumori cutanei e come si curano?

«Il più frequente in assoluto è il carcinoma basocellulare, che non dà problemi e solo in rarissimi casi può presentarsi localmente avanzato: l’immunoterapia è un caposaldo dei trattamenti, come pure nel carcinoma squamoso, anche qui localmente avanzato e metastatico. È un po’ più frequente del primo e un più aggressivo, ma grazie ai progressi dell’immunoterapia può essere curato. Più raro ma molto aggressivo è il carcinoma cellule di Merkel, e anche in questo caso l’immunoterapia è un caposaldo importante. Perché tutti i tumori della cute hanno questa caratteristica, di essere immunogenici e quindi di rispondere all’immunoterapia».

 

IL PROFILO

Paolo Ascierto è Direttore del Dipartimento Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli. I suoi interessi di ricerca includono la genetica e la proteomica del melanoma, la valutazione di nuovi marcatori molecolari per la progressione tumorale, il monitoraggio biochimico e immunologico dei pazienti neoplastici, il trattamento con immunoterapia e le strategie di combinazione nei tumori solidi. Recentemente, la classifica Expertscape lo ha posizionato come primo al mondo tra gli esperti nella cura del melanoma nel periodo 2012-2022 e 2013-2023.