Maria Teresa Villani: «Tecniche più efficaci per l’infertilità»

«L’estensione della coltura in vitro ci ha permesso di raddoppiare i casi di successo»

di ALESSANDRO MALPELO
23 maggio 2021

Maria Teresa Villani, medico specialista in ginecologia, viene dalla gavetta. L’esperienza acquisita lavorando all’interno di una grande struttura ospedaliera le ha permesso di acquisire una visione ampia dei problemi, anche in ambito ostetrico.

Dottoressa, che opzioni hanno oggi le coppie che faticano ad avere figli? «Le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) sono sempre più sofisticate, spaziano dal recupero degli ovociti guidato con gli ultrasuoni fino alla fecondazione in vitro e trasferimento embrionale in utero (FIVET). Nei casi complessi si procede alla iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo nella cellula uovo (ICSI)».

Le innovazioni più recenti? «Grossi passi avanti si sono ottenuti nella conservazione tramite vitrificazione di embrioni e gameti, e nella coltura del prodotto del concepimento fino allo stadio embrionale di blastocisti. Possiamo citare anche il recupero di spermatozoi direttamente dal testicolo tramite agoaspirato o biopsia testicolare. Altre problematiche complesse da affrontare sono la strutturazione dei percorsi di selezione dei donatori per l’eterologa, la selezione delle banche estere per l’approvvigionamento di gameti e i protocolli relativi alla gestione dell’emergenza Covid».

C’è un preoccupante calo delle nascite, si è fatta strada l’idea che l’epoca della gravidanza possa essere rimandata sempre più avanti. «L’Italia ha le mamme più vecchie d’Europa, detiene il primato delle primipare oltre i 40 anni di età. Parallelamente al calo della natalità si assiste al boom dell’infertilità, in Italia il 15% delle coppie fatica ad avere figli quando li cerca. Ultimamente si assiste a un ulteriore aumento dell’età media (circa 39 anni) delle donne che giungono alla nostra osservazione. Questo aumento probabilmente è legato anche agli effetti della norma di legge che consente l’accesso alle donne fino a 46 anni d’età (per un totale di 6 cicli di PMA omologa), limite in precedenza fissato a 43 anni per 3 cicli, anche se non è così in tutte le regioni ».

Cosa altro possiamo fare per incoraggiare la ripresa demografica? «Campagne di informazione e politiche di sensibilizzazione, tanto sulle opzioni quanto sui risultati delle procedure, permetterebbero alle coppie di fare scelte più consapevoli. Tante cose nella vita hanno una scadenza, anche la ricerca di un figlio. Rimandare la ricerca di un figlio a data da destinarsi significa candidarsi all’infertilità. Bisognerebbe trasmettere questa consapevolezza già durante gli anni della scuola».

Quali sono i numeri delle tecniche procreative? «Dal 1978 nel mondo sono nati più di 8 milioni di bambini con tecniche di PMA. Al primo posto il Giappone, con il 5% di bambini nati da procreazione medicalmente assistita nel 2015, l’Australia con il 3,7% nel 2011, gli USA con l’1,7% e l’Europa con tassi tra il 2% e il 6%. Nell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità si evidenzia che in Italia oltre il 3% dei bambini nasce grazie alle tecniche di PMA».

Quali sono le percentuali di successo di queste tecniche? «Questo è un punto interessante. L’introduzione della coltura estesa dell’embrione in vitro dalla terza fino alla quinta-sesta giornata di sviluppo (ossia allo stadio di blastocisti) ha permesso al nostro centro di ottenere fino al 35% di successi con la Pma omologa, dato che supera gli standard nazionali. Tale percentuale è correlata all’età della donna, e cala drasticamente dopo i 43 anni. Dopo questa età si può ricorrere alla eterologa».

Liste d’attesa, problemi ancora attuali? «Le liste di attesa sono state ridotte, ad esempio nel nostro centro la coppia ottiene un primo accesso già dopo soli 4 mesi, ed esegue il primo trattamento in 6 mesi. Siamo in grado di avviare e garantire percorsi di preservazione della fertilità (maschile e femminile) 365 giorni all’anno. Abbiamo superato gli 800 cicli su base annua, e questo avviene nonostante l’entrata in vigore della direttiva che, di fatto, esclude l’accesso delle coppie provenienti da fuori regione, che rappresentavano il 30% della nostra utenza».

Quali figure specialistiche fanno parte del team? «Abbiamo un’équipe multidisciplinare composta da medici, biologi, psicologi e infermieri in grado di garantire a ciascuna coppia un’assistenza specifica in modo sinergico e coordinato. Un centro moderno è in grado di gestire in autonomia le fasi della diagnosi e della terapia dei percorsi di infertilità di coppia con un approccio graduale e definito sulla base delle caratteristiche individuali».

Di cosa c’è bisogno in questo delicato mestiere? «C’è bisogno di umanità, sensibilità, pazienza. L’empatia deve essere il filo conduttore della relazione di cura nelle coppie infertili. Mettersi in ascolto senza giudicare, comprendere i sentimenti e i bisogni, permette alla équipe di costruire un rapporto di cura che aiuta ad accettare anche l’insuccesso».

«Troppe differenze territoriali per la PMA E serve vera tutela per la donazione di gameti»

L’inserimento della Pma, (procrezione medicalmente assistita) nei Lea, livelli essenziali di assistenza, è stato un passo importante… sulla carta. «Questo passo avanti, che risale a quattro anni fa, deve ancora tradursi in un supporto reale alle coppie, da Nord a Sud in egual maniera» chiarisce Antonino Guglielmino, ginecologo presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU). «Adesso è fondamentale che il Ministero avvii subito campagne di sensibilizzazione sulla salute riproduttiva, la prevenzione dell’infertilità e della sterilità e la donazione di cellule riproduttive. Questa procedura, per quanto riguarda la donazione di gameti femminili, nel 96% viene fatta tramite importazione da paesi stranieri perché manca una vera tutela delle donazioni in Italia», sottolinea il presidente del sodalizio scientifico. Gli specialisti sollecitano le istituzioni affinché la Legge 40 del 2004 sia aggiornata sia piano scientifico sia sul piano della coerenza nei percorsi terapeutici.