Maria Antonietta. D’Agostino: "Car-T, passo avanti anche per la reumatologia"

"Comprendere a fondo i processi infiammatori apre la strada a terapie mirate. L’ecografia muscolo scheletrica è un passaggio fondamentale".

di FRANCA FERRI
16 marzo 2025
"Comprendere a fondo i processi infiammatori apre la strada a terapie mirate. L’ecografia muscolo scheletrica è un passaggio fondamentale".

"Comprendere a fondo i processi infiammatori apre la strada a terapie mirate. L’ecografia muscolo scheletrica è un passaggio fondamentale".

Sintomi e dolori eterogenei, difficoltà a individuare un denominatore comune e quindi arrivare a una diagnosi e a una terapia: è il primo, grande ostacolo nel trattamento delle malattie reumatologiche. Da pochi anni, grazie alla ricerca della professoressa Maria Antonietta D’Agostino, direttrice della UOC di Reumatologia Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS, l’ecografia ha acquisito un ruolo di primo piano proprio per la fase della diagnosi.

"L’ecografia sta diventano sempre più importante – spiega la professoressa D’Agostino – nella presa in carico quotidiana di tutti pazienti reumatologici che hanno un interessamento articolare, quindi tutte le patologie che si caratterizzano da infiammazione delle articolazioni, anche sospette, siano artriti, o entesiti (infiammazione dell’intersezione del tendini) e specialmente nelle artrite psoriasica e spondiloartriti.

Come sta cambiando la ricerca per l’imaging diagnostico, in reumatologia?

"In primo luogo, l’ecografia entra a far parte delle definizione dell’infiammazione anche nei criteri di classificazione. E in secondo luogo, la stiamo utilizzando per ’andare a prendere’ il tessuto entesitico infiammato. Grazie a un progetto PNRR, stiamo analizzando le nicchie infiammatorie nei pazienti con artrite psoriasica, e correliamo il ruolo delle infiammazioni che vediamo con l’ecografia con infiammazioni che vediamo in altri siti, come la sinovea, la cute, l’intestino".

Il prossimo passo ufficiale?

"Abbiamo sviluppato una tecnica ecografica di biopsia, che ci aiuta prendere un pezzettino di entesi sotto guida ecografica in maniera completamente a-traumatica. Questo ci permette di caratterizzare a livello istologico le manifestaioni di infiammazione che vediamo in ecografia. L’abbiamo già utilizzata al Gemelli su diversi pazienti, e il paper di validazione sta per essere accettato per la pubblicazione".

Quali sono i vantaggi?

"Ci permette di accelerare il processo diagnostico che solitamente prende anche anni, sopratutto in questo gruppo di patologie (artrite psoriasica e spondiloartriti) perché le manifestaioni cliniche non arrivano tutte insieme".

Perché ci sono tempi così lunghi per la diagnosi?

"In nessuna malattia cronica li sintomi arrivano tutti insiemi. In reumatologia le manifestazioni possono essere distanziate anche di mesi o di anni. Di conseguenza i pazienti vanno da un medico per un sintomo, e ci si concetra su quello, poi da un altro medico per un alro sintomo, e a volte è difficile mettere tutto insieme. Mettere visualizzare subito il processo infiammatorio permette di accelerare".

Ci sono specifiche tecniche particolari per queste ecografie?

"La specificità non è data dalla macchina, ma dall’operatore: come andiamo dall’esperto di ecografia della tiroide o del seno, così dobbiamo andare dall’esperto di ecografia dell’apparato muscolo scheletrico".

Come si acquisiscono queste competenze?

"Con un training adeguato, tutti gli ecografisti la possono fare. Tutte le principali società scientifiche di ecografie, italiane, europee e americana, hanno percorsi di formazione ecografia muscolo scheletrica, con certificato finale di competenza".

Dopo la diagnosi, a che punto siamo per le terapie?

"Siamo in un momento d’oro per la reumatologia: più visualizziamo rapidamente e meglio le patologie, più capiamo i meccanismi di azione e più andiamo in profondità con le terapie in precisione. Nelle malattie articolari come artrite psorisica e spondiloartriti, una volta capito quali sono i meccanismi fisiologici alla base dell’infiammazione riusciamo a trovare terapie che la bloccano in maniera precisa. Al momento utilizziamo farmaci biologici, o target-sintethic".

L’ultima innovazione?

"Una novità importante è l’applicazione di terapie cellulari, finora utilizzate esclusivamente in campo ematologico o oncologico, le Car-T: qui al Gemelli siamo stati i primi a farlo"

Come agiscono?

"Le cellule Car-T e T-seller engager sono una maniera per andare a ingaggiare il linfocita T, per utilizzare come target alcune molecole di superficie dei linfociti B. Sono la grande speranza terapeutica nelle malattie sistemiche, autoimmuni, reumatologiche in cui il linfocita B ha un ruolo patogenico importante: parliamo di lupus eritematoso, sclerodermite, dermatomiosite, vasculiti anca, l’artite reumatoide stessa".

Una grande passo avanti...

"Ci sono molte case farmaceutiche che fanno terapie cellulari (e quindi producono Car-T) e che si sono che si sono rese conto che le malattie autoinfiammatorie sono un campo interessante. Pur essendo patologie tendenzialmente gravi e severe, trattiamo i pazienti con dosaggi più bassi di Car-T rispetto alle malattie oncologiche ed ai linfomi, e quindi ci sono meno effetti collaterali. E già questa è una cosa buona".

La ricerca procede?

"Certo, ci sono molti studi in fase 1 e fase 2, già iniziati anche in Italia. Ed è importante soprattutto per pazienti di malattie rare come la sclerodermia o la nefrite lupica o le dermatomiositi".

Quanto sono diffuse queste patologie?

"Lupus, sclerodermia e dermatomiosite sono patologie rare, nel senso che colpiscono meno dello 0,1-0,2 % della popolazione; l’artrite reumatoide è un più a frequente, può arrivare all’1% delle popolazione".

È possibile prevenire l’infiammazione?

"Bisogna chiarire una cosa: l’infiammazione è un processo normale di riparazione. Attivando il sistema immunitario, il nostro corpo reagisce con l’infiammazione a qualunque danno ci arriva da qualunque agente esterno patogeno. Qui invece parliamo di infiammazione cronica, quella che non si spegna una volta finito lo stimolo, oppure che prende come stimolo qualcosa che non dovrebbe essere riconosciuto come tale, come nelle malattie autoimmuni. In un quadro di infiammazione cronica, quello che attiva ulteriori infiammazioni è come benzina sul fuoco: cibo nelle malattie intestinali, modifiche al nostro microbioma, e lo stress, che è unattivatore del sistema immunitario continuo perché ci mette in allerta, e via di seguito. Certo, una vita sana con cibo sano aiuta, ma in generale le diete anti-infiammazioni aiutano, non risolvono".