Manlio Nicoletti: "Oculistica, nuove tecnologie e organizzazione a servizio di tutti"
"Telemedicina e innovazione digitale sono la base dei progetti Focused Factory, per interventi di cataratta, e Cirtual Clinic per le cronicità"
I progressi della ricerca, su tante patologie complesse, sembrano miracoli che si avverano. E l’oculistica non fa eccezione: le terapie innovative danno speranza a chi l’aveva quasi persa. Nella quotidianità di un reparto oculistico però, ci sono decine, a volte centinaia di pazienti con problematiche più ’comuni’ che chiedono risposte. Tecnologia avanzata digitale, organizzazione e gestione delle risorse sul territorio sono gli strumenti per dare risposte personalizzate a un numero elevatissimo di pazienti. Ne parliamo con il dottor Manlio Nicoletti, direttore da 12 anni dell’Unità Operativa complessa dell’Ospedale Maggiore Ausl di Bologna: "Nella gestione della patologia oculistica bisogna distinguere la gestione acuta, che necessita di opzione chirurgica (cararatta, distacco di retina, chirurgia della cornea, terapia intravitreale) e poi c’è la gestione delle cronicità (maculopatia, glaucoma, problemi retinici ecc)".
Due problematiche ben diverse, e un numero di pazienti in crescita continua: come dare a tutti le risposte appropriate?
"Partiamo dal fatto che negli ultimi 25 anni la situazione si è ribaltata più volte. A inizio anni Duemila la formula “bravo professionista + buona tecnologia“ era sufficiente a creare un servizio. Poi la complessità è aumentata, per l’aumento della vita media, del numero di pazienti trattati e per la gestione dei cronici. È stata necessaria una revisione di questo approccio, per questo si era passati alla gestione ’hub & spoke’".
Come funziona?
"La prima impostazione prevedeva la gestione delle complessità nell’hub (l’ospedale principale, ndr) e sugli spoke (centri sul territorio) le patologie meno complesse"
Cosa è cambiato?
"Nel post Covid il concetto di ’hub e spoke’ ha subito una necessaria evoluzione nella governance. La domanda che ci siamo posti è stata ’come rendere sostenibile una assistenza sanitario di tipo universalistico, a disposizione di tutti i cittadini?’. E abbiamo cercato risposte nella tecnologia e nella gestione dei processi"
Che cosa implica questo cambiamento?
"Anche lo spoke è diventato una struttura iper-specialistica per una determinata patologia che lì viene affrontata. Le faccio un esempio: la chirugia della cataratta della nostra Unità operativa non viene eseguita nell’hub dell’ospedale Maggiore a Bologna, ma nello spoke dell’ospedale di Bazzano (a circa 30 km di distanza, ndr), e l’hub a Bologna segue il paziente passo a passo grazie alla Cartella Clinica Elettronica. Lo scorso anno abbiamo realizzato quasi diecimila interventi di cataratta, per la precisione 9.800: quasi tutti a Bazzano, tenendo sull’hub i pazienti con altre problematiche importanti. Rappresentano i due terzi dei 15.000 interventi di chirurgia oculistica di questa Unità. Tra gli altri, oltre 1000 riguardano chirugia vetroretinica, trapianto di cornea, glaucoma e delle vie lacrimali".
Digitalizzazione sembra una parola chiave...
"Telemedicina e innovazione digitale sono alla base dei due progetti che abbiamo implementato. Per la chirurgia della cataratta secondo il modello gestionale ’FocusedFactory’, ovvero una struttura sull’area metropolitana (in questo caso Bazzano) focalizzata su un tipo di intervento ben specifico. Su tutta l’area metropolitana di Bologna abbiamo strutturato un percorso informatizzato e digitalizzato, partendo da una lista unica di accesso al percorso diagnostico terapeutico. Il paziente effettua la chirurgia in una struttura (Bazzano), dove macchinari e sistemi dialogano con l’hub in tempo reale. La competenza di tutti i professionisti, infermieri, ortottisti, assistenti in oftalmologia, medici, interfacciati con le tecnologie a disposizione, ottimizzano i processi. così il servizio/salute si adatta alle esigenze del paziente, come può essere un cristallino personalizzato".
E l’altro progetto?
"È la Virtual Clinic per la gestione delle cronicità (diabete, maculopatia età correlata, glaucoma, ecc): prestazioni ambulatoriali di telemedicina e innovazione digitale, ad esempio per la telerefertazione. Gli scopi fondamentali sono ridurre gli accessi non necessari nel centro Hub, ridurre i divari territoriali, rendere più agevole e smart il percorso di cura del paziente facilitando il follow up e l’aderenza dei pazienti stessi al percorso di cura. Un dato importante è anche la valorizzazione di figure professionali non mediche, quindi ortottisti e infermieri, perché sono loro gli attori principali della Virtual Clinic, che acquisiscono dati e informazioni in una piattaforma che è costituita da diverse tecnologie come OCT, campi visivi, retinografi. I dati condivisi sulla Cartella Clinica Elettronica vengono refertati dal medico oculista in una sede diversa da remoto".
Ecco, la Cartella Clinica Elettronica è un passo avanti non da poco. Come funziona?
"La Cartella Clinica Elettronica è condivisa tra tutti gli specialisti dell’Unità Operativa di Oculistica, ospedalieri, ambulatoriali e specialisti di altre Unità Operative secondo un modello di medicina integrata telematica. è fondamentale per un ecosistema sanitario connesso e flessibile, che rivoluziona il modo di erogare le prestazioni sanitarie: lo scorso anno complessivamente ne abbiamo erogate oltre 170.000 prestazioni".
Percorsi al servizio di tutti, ma la sua Unità Opertativa si occupa anche di patologie ad altra specializzazione.
"Sì, abbiamo due percorsi diagnostici terapeutici ad hoc. Il primo è per le malattie rare oftalmologiche anche pediatriche: significa diagnosi e operazione per neonati, anche prematuri, che poi vengono seguiti per tutto lo sviluppo. E l’altro percorso molto specialistico è per il melanoma oculare, trattato con brachiterapia".
Ultima, ma non meno importante l’attività di formazione...
"Fondamentale: abbiamo molti giovani oculisti da tutta Italia che approfondiscono qui la loro formazione ad alto livello, e che tornando poi nelle zone d’origine contribuiscono a diffondere non solo l’esperienza tecnica ma anche il modello organizzativo".