Luciana Littizzetto e la pancreatite: “Non buttiamo via la sanità pubblica”. L’esperto spiega come riconoscere la malattia

Dopo la letterina in videocollegamento a ‘Che tempo che fa’, il gastroenterologo Vito Annese spiega quali campanelli d'allarme e cosa dobbiamo fare per evitare di esporci ai rischi

di VALERIA PANZERI
24 febbraio 2025
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto durante il collegamento a 'Che tempo che fa'

Fabio Fazio e Luciana Littizzetto durante il collegamento a 'Che tempo che fa'

Milano, 24 febbraio – Luciana Litizzetto in videocollegamento a ‘Che tempo che fa’ ha parlato della sanità italiana in veste di paziente. “Non buttiamo via la sanità pubblica”, ha detto. E lo ha fatto dopo l’assenza dal programma, nelle scorse settimane, a causa di una pancreatite acuta che ha preoccupato i tanti estimatori dell'attrice e comica ligure.

Nella serata di ieri, domenica 23 febbraio, la 60enne ha presenziato in videocollegamento al noto programma, offrendo una riflessione, in veste di paziente convalescente, circa la sanità italiana e sull'importanza di tutelarla.

Quando sei malato impari tante cose. Quando sei malato d’improvviso non hai più niente, il corpo non è più tuo, lo gestiscono i medici che ti dicono cosa devi o cosa non devi fare come quando eri piccolo". La 60enne ha così raccontato i sentimenti che l'hanno assalita nei momenti dell'urgenza, senza - però - mancare di rassicurare il pubblico circa la sua ripresa in corso.

Di cosa si tratta e quali sono le cause della pancreatite? Quali sono i sintomi da interpretare come campanelli d'allarme e cosa si intende, invece, per pancreatite cronica? Non meno importante, infine, quali comportamenti virtuosi dobbiamo mettere in campo per evitare di esporci a rischi?

A restituirci una panoramica esaustiva è il professor Vito Annese, direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Policlinico San Donato e professore associato di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.

Il gastroenterologo Vito Annese
Il gastroenterologo Vito Annese

Cos'è la pancreatite e come possiamo riconoscerla?

"Si tratta dell'infiammazione del pancreas, un organo collocato nella parte superiore dell'addome, che ha una funzione molto importante nella secrezione di enzimi digestivi o dalla produzione ormoni come l'insulina. Il dolore della pancreatite è fra i più terribili: paragonabile alla colica renale e all'infarto, che non recede alla somministrazione dei comuni analgesici. Bisogna allarmarsi quando c'è un dolore intenso e persistente. Non esiste, infatti, una pancreatica acuta asintomatica. Per la diagnosi si procede dunque, a fronte di questo dolore importante, ad esami di laboratorio che confermeranno un'elevazione degli enzimi del pancreas e, mediante tac, all'osservazione di alterazioni visibili”, Quali sono le differenze tra pancreatite acuta e cronica?

"La pancreatite acuta può avere un decorso prolungato, anche di settimane, ma non determina un danno funzionale del pancreas. L'organo continua a svolgere la propria funzione anche a fronte di episodi acuti. La cronica è invece la sequela di episodi di insulti successivi al pancreas, solitamente sintomatici. Frequentemente è legata ad un'assunzione eccessiva di alcol, che conduce ad un danno cronico ed irreversibile della ghiandola, sino a completa involuzione”.

Quali sono le possibili cause? C'è una predisposizione genetica?

"Le cause principali sono diverse: in primis le ostruzioni delle vie biliari, per migrazione di calcoli dalla colecisti. In questo caso sono maggiormente colpite le donne. La seconda causa più frequente è, invece, l'abuso di alcolici, più diffuso nei pazienti maschili. Queste due casistiche rappresentano circa il 90% degli episodi. Vi sono, tuttavia, sono anche dei sottogruppi di altre pancreatiti. Quelle che definiamo iatrogene, conseguenze di procedure endoscopiche (ad esempio per estrarre i calcoli dalla via biliare), ci sono pancreatiti virali, altre causate da farmaci e le cosiddette idiopatiche, delle quali conosciamo poco: alcune di queste potrebbero avere una componente autoimmunitaria. Parliamo, però, della minoranza dei casi” Quali comportamenti virtuosi dobbiamo mettere in campo, in termini di prevenzione?

“Frequentemente c'è una predisposizione familiare ai calcoli della colecisti, che spesso non danno problemi, ma a volte (se piccoli) possono migrare e determinare complicanze. In caso di un episodio documentato di colica biliare c'è l'indicazione clinica di rimuovere la colecisti, in quanto l'episodio successivo potrebbe provocare pancreatite. La vera prevenzione deriva dall'evitare l'eccesso di alcol: va chiarito che non abbiamo un valore soglia, in termini di quantità, essendoci una vulnerabilità individuale. Sicuramente ciò che è più dannoso sono le bevute intense, per esempio del fine settimana. Fa meno male bere una piccola quantità sistematicamente, che abusare di superalcolici in maniera concentrata”.