Giuseppe Curigliano «Così l’IA ci aiuta a scoprire e curare i tumori»
«Genomica, imaging e bersagli molecolari: l’intelligenza artificiale è già una risorsa preziosa. Abbiamo aspettative importanti sui vaccini mRNA»
Dubbi, pessimismo, persino obiezioni di carattere etico. Ma l’intelligenza artificiale per molti aspetti è già una realtà. E in ambito medico è un ottimo alleato per curare i pazienti. Di sicuro lo è in campo oncologico, come illustrato al Next Oncology che si è appena svolto a Milano, con medici, biologi, scienziati, ricercatori, ingegneri, fisici, matematici ed altri esperti di vari settori, per presentare gli importanti livelli di innovazione raggiunti, ed esplorare le nuove possibilità per il futuro. Fra i relatori è intervenuto il professor Giuseppe Curigliano, ordinario di Oncologia medica all’Università Statale di Milano e direttore della Divisione sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto europeo di oncologia.
Professor Curigliano, in che modo l’intelligenza artificiale può aiutare l’oncologia?
«Questa tecnologia è il futuro, ma la consideriamo già una risorsa importante, con molte implicazioni nella cura del cancro. Essenzialmente su tre versanti: nella genomica del cancro, nell’imaging, l’analisi delle immagini; e nello sviluppo di algoritmi che ci permetteranno di predire l’efficacia delle cure».
Ci può spiegare come funzionerà?
«L’utilizzo più importante riguarda la possibilità di analizzare un’enorme quantità di dati relativi alla genomica e ai dati clinici, analizzarli in maniera complessa e identificare tutta una serie di bersagli molecolari che in un futuro potrebbero essere utilizzati per curare alcune malattie».
E per l’imaging?
«È la seconda applicazione dell’Ia, perché sappiamo che legge già una mammografia meglio di un radiologo. Per quanto riguarda gli algoritmi, sono in grado di accumulare milioni di immagini per cui si arriverà un giorno che un paziente farà una tac o una mammografia e in automatico l’Ia interpreterà i referti e comunicherà la diagnosi. Questo sta già capitando, perché sono stati eseguiti studi che hanno dimostrato che l’intelligenza artificiale è più efficiente del radiologo stesso nel fare la diagnostica su noduli mammari o polmonari».
Fra i futuri alleati ci sarà anche la biopsia liquida.
«Sì, ancora non è utilizzata come pratica clinica, però nel futuro potrebbe essere una grande risorsa, perché sappiano benissimo che nella malattia metastatica la biopsia liquida riesce addirittura ad intercettare la malattia progrediente, prima ancora che questa si possa manifestare. Ciò significa che, fra qualche anno, non escludo che possa essere utilizzata anche nei programmi di screening per identificare precocemente i tumori. C’è un recentissimo studio, che è stato presentato quest’anno all’associazione americana di gastroenterologia, dove 30mila soggetti che facevano la colonscopia sono stati sottoposti a biopsia liquida. E nel 99% dei casi si riusciva a intercettare tracce del Dna del tumore che poi è stato scoperto dalla colonscopia».
A che punto siamo nella lotta alle recidive?
«Sono i casi che derivano soprattutto da una diagnosi più tardiva. Se un tumore è localmente avanzato, purtroppo ci sono più possibilità di avere delle recidive. Non è tanto la recidiva locale, per la quale c’è la possibilità di escindere chirurgicamente e ricurare. Il problema è lo sviluppo delle metastasi a distanza».
I vaccini possono aiutare su questo fronte?
«C’è un’aspettativa importante per il futuro vaccini mRNA. La stessa tecnologia può essere utilizzata per creare vaccini personalizzati che vanno a mimare gli antigeni del tumore. Questo significa che quando si inietterà il vaccino, questo stimolerà il sistema immunitario per far riconoscere il tumore come nemico e prevenirne eventualmente l’insorgenza futura. Risultati importanti si sono già avuti con i melanomi ad alto rischio: sono stati predisposti vaccini personalizzati sulla base del profilo genomico del tumore e si è visto che vaccinando questi pazienti si riduceva il rischio di recidiva. Per ora è un piccolo studio, che però fa intravedere una strategia molto promettente, che ci porterà ad avere un’ulteriore risorsa per la prevenzione delle recidive. Vaccini quindi che vengono intesi per prevenire le recidive».
Ci parla dei big killer?
«Sono i tumori al polmone, mammella e colon. Sono chiamati così perché hanno un’incidenza e un’epidemiologia chiaramente molto ampia. Però non dobbiamo dimenticare che esiste anche tutta una serie di tumori rari, con minor incidenza ma proprio per questo con minori ventagli di opportunità terapeutiche, principalmente perché c’è meno ricerca. Quindi lo sforzo deve essere congiunto, sui big killer e sui tumori più rari, dove spesso ci troviamo in grossa difficoltà per la carenza di cure».
Possiamo dire che il tumore non va considerata più una malattia incurabile?
«Sicuramente è vero che tanto più precocemente i tumori vengono scoperti, tanto più aumentano le possibilità di guarigione. Quindi, la chiave del successo e della guarigione sta di fatto nella possibilità di una diagnosi precoce: più il tumore è piccolo, più chance di guarigione definitiva ci sono. E una guarigione definitiva si ottiene con un’integrazione di una diagnosi precoce e una terapia efficace. Ci sono purtroppo ancora tumori per cui la guarigione non è definitiva, però abbiamo introdotto nella parte clinica dei farmaci che possono dare aspettativa di vita e sopravvivenza di anni».
Il profilo
Giuseppe Curigliano è professore Ordinario di Oncologia Medica dell’Università di Milano, Direttore della divisione di Sviluppo Nuovi Farmaci per Terapie Innovative e condirettore del Programma Nuovi Farmaci presso l’Istituto Europeo di Oncologia. La sua esperienza clinica è concentrata sullo sviluppo di nuovi farmaci ed approcci terapeutici innovativi, con particolare interesse nel trattamento del tumore mammario.
Lavoro di gruppo per farmaci innovativi, nel 2021 record di nuovi principi attivi
Lo stile di vita resta un ottimo paladino per difendersi dall’insorgenza dei tumori: «Quello che non sappiamo è che non fumare, non ingrassare, avere una dieta equilibrata, bere poco, fare attività fisica almeno trenta minuti al giorno – spiega il professor Giuseppe Curigliano – non solo serve a prevenire i tumori, ma anche le malattie cardiovascolari. Questo non significa che il soggetto che ha una vita sana non avrà mai problemi, però in linea di massima, nella media, significa avere meno rischi e quindi allungare l’aspettativa di vita».
Dove non arriva la prevenzione, ci sono per fortuna i traguardi dell’innovazione. «l’innovazione è un lavoro di “gruppo” – prosegue Curigliano –, che coinvolge attori provenienti da diversi mondi: da quello accademico a quelli clinico fini all’industria farmaceutica e del biotech, e le istituzioni». Importanti risultati sono stati raggiunti anche in campo terapeutico: nel 2021, sono diventati disponibili più nuovi farmaci antitumorali che in qualsiasi altro anno: 30 nuovi principi attivi antitumorali lanciati a livello globale.