Cuore in forma? Il genere conta. “Sogno di salvare la vita alle donne”

Malattie cardiovascolari. L’intervista ad Alaide Chieffo, presidente dell'Associazione Europea di Cardiologia Interventistica: “Fondamentali le cure al femminile”

di MONICA GUERCI
15 settembre 2024
La cardiologa Alaide Chieffo

Malattie cardiovascolari, il genere conta. Sono soprattutto le donne ad ammalarsi di cuore, le pazienti vanno protette con interventi mirati. La dottoressa Alaide Chieffo, cardiologa interventista all’Ospedale San Raffaele di Milano e prima donna ad essere eletta presidente dell’Associazione Europea di Cardiologia Interventistica (Eapci), sottolinea l’importanza di interventi mirati per ridurre il rischio cardiovascolare femminile.

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Patologie cardiovascolari nelle donne, ancora troppo sottovalutate?

“Sì, purtroppo il problema principale è la mancanza di consapevolezza, soprattutto da parte delle pazienti, ma anche talvolta da parte del personale sanitario. Molte donne non sanno che la prima causa di mortalità per loro è la malattia cardiovascolare. Quando viene chiesto alle donne di quale malattia pensano che potrebbero ammalarsi o morire, la risposta più comune è il tumore al seno o un’altra forma di cancro”.

Perché questa scarsa consapevolezza?

"Le campagne di prevenzione hanno spesso posto l’accento sugli uomini. Anche se a livello mondiale si è registrata una riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari negli ultimi dieci anni, questo non è avvenuto per le donne, con un preoccupante aumento dei casi tra le più giovani”.

Quali sono le principali differenze tra uomini e donne?

"Le differenze risiedono nei fattori di rischio, talvolta nei sintomi e nella manifestazione clinica. Oltre ai fattori di rischio tradizionali – come ipertensione, diabete, fumo di sigaretta e familiarità – le donne possono presentare fattori di rischio sex specific, legati per esempio a complicanze durante la gravidanza, come l’ipertensione o il diabete gestazionale, oppure a patologie femminili come l’ovaio policistico o una menopausa precoce, oppure le patologie autoimmuni, più frequenti nel sesso femminile. Inoltre, le donne possono avere una diversa manifestazione clinica e sviluppare ischemia miocardica in assenza di ostruzioni critiche delle coronarie, che è spesso trascurata”.

Dolori al petto, quando ci dobbiamo preoccupare?

"Dobbiamo preoccuparcene se abbiamo fattori di rischio cardiovascolari tradizionali o specifici per sesso. Se il dolore toracico insorge, ad esempio, dopo uno sforzo, è importante fare uno screening con una visita cardiologica e valutarlo in base al rischio di sviluppare malattia cardiovascolare calcolata rispetto al genere. È importante eseguire esami mirati, come i test da sforzo o angio-tac coronarica o angiografia coronarica. Se il test risulta positivo, allora sì, dobbiamo preoccuparci. Anche se, per esempio, ci sottoponiamo a un’angiografia coronarica che non mostra ostruzioni, non possiamo escludere un interessamento dei piccoli vasi, che è più comune nelle donne”.

Ma si può avere dolore anche senza un problema evidente?

"Sì, però il dolore sporadico va contestualizzato nell’ambito della presenza di fattori di rischio cardiovascolare e in base alla sua presentazione. Ad esempio, una donna che prima era più attiva e ora, dopo due rampe di scale, avverte dolore al petto, o magari avverte dolore mentre corre per prendere l’autobus, dovrebbe prestare attenzione. Cosi come se il dolore avviene a riposo, se avviene con più frequenza col freddo o nelle ore mattutine”.

Cosa suggerisce per migliorare la prevenzione soprattutto nelle più giovani?

"È fondamentale limitare i fattori di rischio correggibili, come il fumo di sigaretta, da cui ci si dovrebbe astenere. È importante anche controllare la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo e trigliceridi. Mantenersi normopeso e fare attività fisica quotidiana è essenziale: almeno mezz’ora di camminata al giorno o attività fisica equivalente. Fare una dieta mediterranea equilibrata, limitare il consumo di carne e alcolici. Preferire il consumo di pesce, di cereali, verdura, frutta. Questo è fondamentale in vista della menopausa, che porta con sé problematiche legate alla sindrome metabolica, aumento del girovita, del peso e della sedentarietà. Tutti fattori che alzano il rischio cardiovascolare. Anche per le donne giovani è importante, specialmente durante la gravidanza, prestare attenzione all’aumento di peso e ai livelli di glicemia”.

Quali sono le opzioni terapeutiche disponibili per le donne affette da patologie cardiovascolari come l’ischemia?

"La diagnosi dell’Inoca (ischemia senza ostruzioni delle coronarie) richiede tecnologie avanzate, come la coronarografia, per valutare la funzionalità dei piccoli vasi. Una volta diagnosticata, la terapia viene personalizzata: i beta-bloccanti in caso di disfunzione microvascolare o i calcio-antagonisti per l’angina vasospastica. È importante agire sui fattori di rischio, con dieta equilibrata, esercizio fisico e attività che riescano ad agire sulla gestione dello stress”.

Guardando al futuro?

"Il mio auspicio è che la cardiologia interventistica continui ad evolversi verso un approccio sempre più personalizzato e centrato sulla paziente. A livello italiano vi sono molti studi in corso che hanno e prestano attenzione alla gender equality, sia per le pazienti ma anche per avere parità di genere tra i ricercatori. Mi auguro che attraverso l’innovazione, l’educazione e l’impegno condiviso, possiamo migliorare significativamente la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle malattie cardiovascolari nelle donne, salvando molte vite”.

Sintomi dell’infarto, cosa devono sapere le donne

"Tradizionalmente, l’infarto miocardico è associato a un forte dolore toracico al centro del petto – spiega la cardiologa Alaide Chieffo – spesso descritto come una sensazione di schiacciamento o oppressione. Ma le donne possono presentare segnali diversi, come affaticamento estremo, nausea, vomito, dispnea (difficoltà respiratoria), o dolore che si irradia alla schiena, alla mandibola o alle braccia. Questi sintomi atipici possono confondere sia le pazienti sia i medici, portando a un ritardo nella diagnosi e, di conseguenza, nel trattamento”.

"È essenziale che le donne siano consapevoli di questi segnali d’allarme – continua – e che i sanitari adottino un approccio diagnostico sensibile al genere. Gli esami del sangue per i marcatori cardiaci sono fondamentali. Molte donne possono non avere ostruzioni significative alle coronarie, ma avere un rischio elevato di infarto: per questo i test avanzati sono essenziali”.

Chi è Alaide Chieffo 

Alaide Chieffo è la prima donna presidente della Società Europea di Cardiologia Interventistica. Ricercatrice di fama internazionale ed esperta del trattamento percutaneo delle sindromi coronariche, conduce studi sulla cardiologia di genere finanziati da Next Generation Eu. Insegna all’Università Vita-Salute e coordina l’attività di ricerca dell’ospedale San Raffaele di Milano.