Andrea Minervini, «Chirurgia mini invasiva per i problemi urologici»
«Il robot ha reso precisissimi gli interventi e ridotto il post-operatorio, ma dobbiamo ricordare che è sempre guidato dalla mano del medico»
Vescica, uretra e reni. L’urologo non si occupa unicamente delle patologie che colpiscono l’apparato genitale maschile. «Vorrei partire proprio da questo punto», spiega Andrea Minervini, professore ordinario di Urologia all’Università di Firenze. Anche le donne possono avere necessità dell’urologo.
Anche per il trattamento di patologie molto diffuse ma di cui si parla poco, per pudore.
«Tra queste ci sono l’incontinenza urinaria femminile e il prolasso degli organi genitali, patologie che hanno un elevato impatto negativo sulla qualità di vita, che possono essere trattate con interventi chirurgici mininvasivi risolutivi».
Non sempre è necessario l’intervento chirurgico.
«Ci sono forme di incontinenza da sforzo, da urgenza o miste. Per quelle da urgenza il primo approccio è farmacologico, con un trattamento che riduce la contrazione vescicale involontaria. Per le forme da sforzo il primo passaggio prevede di rafforzare il pavimento pelvico. Se non si ottengono risultati è necessario sottoporsi all’intervento. Mentre la chirurgia robotica è la prima scelta per la discesa degli organi pelvici».
La robotica è stata un punto di svolta.
«La robotica ha trasformato profondamente la chirurgia dell’ultimo ventennio. E ne rappresenta il futuro. Ha reso precisissimo il gesto chirurgico e accelerato il recupero post operatorio del paziente. Dai primi robot si è passati a macchinari di ultima generazione e alle piattaforme cosiddette single-port, cioè che prevedono un singolo accesso a livello addominale. Con i benefici del caso».
Cosa c’è nel futuro?
«Sicuramente un’ulteriore spinta verso la miniaturizzazione con l’arrivo di nuovi robot. È fondamentale che al continuo aggiornamento dei macchinari corrisponda un’adeguata formazione del personale. È bene ricordare che la chirurgia robotica è guidata dal medico: non è automatica, né dotata di intelligenza propria».
Telechirurgia: la chirurgia a distanza è una realtà?
«Ha avuto un’impennata di popolarità in seguito ai rapidi progressi della tecnologia. Questo potrebbe portare in un futuro più o meno prossimo a un ulteriore ampliamento delle cure, consentendo l’esecuzione di interventi a distanza, superando problemi dello spostamento dei pazienti».
L’ingrossamento della prostata è una tra le patologie benigne più diffuse nel sesso maschile: quali sono le nuove frontiere di trattamento?
«L’aumento del volume della ghiandola prostatica è una crescita benigna che può causare compressione a livello dell’uretra, ostacolando il normale deflusso urinario. Si tratta di una condizione molto comune negli uomini, la cui prevalenza aumenta con l’avanzare dell’età. Colpisce il 5-10% degli uomini dopo i 40 anni e sino all’80% dopo i 70 anni. Esistono numerose possibilità di trattamento, che spaziano dalla farmacologia a diverse soluzioni chirurgiche mininvasive e ultramininvasive. Mi piace dire che il trattamento è “sartoriale”, come un vestito cucito su misura sul paziente. Lo specialista seleziona caso per caso la soluzione più idonea, previa accurata analisi di vari elementi, per arrivare al miglior risultato, compreso il mantenimento della piena funzionalità dell’organo riproduttivo».
Fondamentali prevenzione e diagnosi precoce, ma gli uomini a differenza delle donne sono meno propensi ai controlli.
«Sebbene negli ultimi anni si sia riscontrata un’inversione di tendenza, è vero che la popolazione maschile non ha l’abitudine di sottoporsi a controlli periodici, anche per la scarsa informazione sulla prevenzione delle più comuni patologie urologiche. Anche se negli ultimi anni sono state messe in campo varie iniziative come la giornata nazionale dell’urologia, celebrata il primo giugno e che quest’anno ha avuto tra i suoi temi principali proprio la prevenzione e la diagnosi precoce. La Società italiana di urologia ha messo a disposizione l’indirizzo mail [email protected] per ricevere risposte a qualsiasi domanda. Quando c’è in gioco la salute, non devono esistere tabù. Prendersi cura del nostro corpo non deve essere fonte di imbarazzo».
Qual è la patologia tumorale urologica più diffusa tra gli uomini?
«Il carcinoma della prostata ha un peso sociale rilevante. E i programmi di diagnosi precoce possono e devono essere implementati anche alla luce degli ultimi dati scientifici».
Quali sono?
«In Italia il cancro della prostata è il tumore più diffuso. Il numero di diagnosi è aumentato progressivamente da quando, negli anni Novanta, la misurazione del Psa dosato nel sangue è stato introdotto nella comune pratica clinica. Nelle prime fasi il tumore alla prostata è asintomatico».
Quanto incide scoprilo in tempo?
«La Società italiana di urologia si sta impegnando a gettare le basi per un programma di diagnosi precoce che prevede la misurazione del Psa sopra i 50 anni e, in caso di sospetto, l’esecuzione della risonanza magnetica multiparametrica che ha soppiantato l’ecografia transrettale. L’obiettivo è arrivare alla diagnosi di tumori confinati all’interno della prostata e che quindi possono essere trattati con chirurgia robotica per raggiungere i più alti tassi di guarigione e la massima preservazione funzionale. In caso di diagnosi di tumore prostatico a basso rischio il paziente può seguire protocolli di stretta sorveglianza senza intraprendere trattamenti curativi attivi».
Il profilo
Andrea Minervini è professore ordinario di Urologia. Direttore di Urologia oncologica mininvasiva robotica e andrologica e della Scuola di specializzazione di Urologia dell’azienda ospedaliero universitaria Careggi a Firenze. Presidente della Fondazione della Società italiana di urologia (Siu) di cui è responsabile della ricerca. Membro dei direttivi della Scuola europea di urologia (Esu) e della Società europea di urologia robotica (Erus).
Col robot oltre 10mila interventi al Careggi di Firenze
Careggi a Firenze, in base ai più recenti dati Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), è il punto di riferimento in Italia e in Europa per la cura delle patologie tumorali e benigne in ambito urologico: in particolare per i tumori di prostata, rene e vescica; e il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna e delle patologie andrologiche.
«Un primato raggiunto in anni di duro lavoro che è approdato nel 2010 alla chirurgia robotica, grazie alla visione del professor Marco Carini, precursore della modernizzazione nell’ambito dell’urologia e per decenni guida della scuola fiorentina permettendo di raggiungere risultati di assoluta eccellenza», spiega il professor Minervini. Dal quell’anno a oggi, a Careggi sono stati eseguiti oltre 10mila interventi di chirurgia robotica. Grazie alla visione tridimensionale amplificata, alla possibilità di eseguire movimenti precisissimi, la robotica ha enormemente migliorato la prognosi e il recupero post operatorio.