Un cerotto che rilascia cellule staminali per riparare il cuore. A lanciare l’ipotesi è una ricerca, che ha già dimostrato la fattibilità di questo approccio nel coniglio, presentata al congresso della British Cardiovascular Society e coordinata Sian Harding dell’Imperial College di Londra. C’è anche chi invece punta a “sciogliere” immediatamente il trombo che occlude l’arteria coronarica, anticipando (e si spera annullando) i danni di un infarto in corso. In questo caso la ricetta passa attraverso microbolle che, stimolate dagli ultrasuoni, lavorano come “scalpelli” che riescono a lacerare il coagulo facendo ripassare il sangue. L’idea è nata in Brasile, all’Università di San Paolo. «La terapia rigenerativa è una nuova branca sperimentale e clinica della medicina, focalizzata sulla riparazione, rigenerazione e sostituzione di cellule, tessuti o organi per ripristinare funzionalità fisiologiche compromesse – spiega Giulio Pompilio, Vicedirettore Scientifico del Centro Cardiologico Monzino Irccs –. Per quanto riguarda il cuore, malgrado gli sforzi congiunti della ricerca e della clinica per riuscire a riparare o sostituire porzioni di tessuto miocardico degenerate e non funzionanti (come per esempio a seguito di un infarto), la strada da percorrere appare ancora lunga».
Il motivo principale è che il cuore è un organo particolarmente ostile a rigenerarsi, per motivi biologici e meccanici. «Recentemente, tuttavia, si sono fatti passi avanti nella comprensione delle chiavi biologiche che accendono e spengono questi processi nel muscolo cardiaco, ottenendo risultati precedentemente impensabili nella capacità di sostituire il cuore danneggiato con nuove cellule contrattili sane, mediante interruttori molecolari opportunamente selezionati – riprende l’esperto –. Ovviamente sarà necessario un po’ di tempo per giungere alla regolazione fine di queste scoperte, indispensabile per portare i risultati sperimentali al letto del paziente».
Si sono compresi alcuni processi biologici e meccanici che 'accendono e spengono' il battito del cuore
Più avanzate sono le conoscenze sulla capacità di ricostituire i piccoli vasi del cuore. «Abbiamo oggi evidenze, ottenute su un grande numero di pazienti, che la terapia cellulare con cellule progenitrici del paziente stesso, derivate dal midollo osseo, sono in grado di ripristinare almeno in parte il flusso sanguigno all’interno del cuore, e quindi alleviare i sintomi, nei casi più gravi di pazienti che sono portatori di una malattia delle arterie coronarie così avanzata da non poter più essere trattata con le tecniche convenzionali (by-pass o stent) – conclude Pompilio. – Presso il Centro Cardiologico Monzino di Milano è in atto una sperimentazione clinica, unica in Italia, che utilizza questa nuova strategia terapeutica».