Roma, 24 aprile 2020 - "Oggi, più dell’età anagrafica, conta come uno si sente". Parola di Graziano Onder, 47 anni, geriatra dell’Istituto superiore di sanità.
Dottore, questa idea di tenere a casa tutti fino alla classe 1960, personaggi alla Fiorello per intenderci, che senso ha?
"Io sono contrario. Le persone di questa generazione, se in grado, devono poter continuare a lavorare. Un ultrasessantenne oggi equivale a un 45enne di quarant’anni fa, mettersi in panchina sarebbe un errore. Parliamo di persone attive ancora in grado di dare un contributo importante alla società".
Ci metta una buona parola.
"Non c’è bisogno. Nel comitato tecnico scientifico del ministero, c’è già chi è contrario a escludere dalla fase due gli ultrasessantenni. Conta la salute. Riterrei opportuno evitare discriminazioni in base a limiti d’età".
L’immunologo Franceschi insegna che la longevità si legge su campioni di sangue. Lei oggi che test consiglierebbe?
"Indipendentemente dalle malattie oggi i geriatri, come valutazione, guardano alla funzione e la misurano con il test del cammino".
Lo fanno anche nei sospetti Covid-19 a rischio polmonite, per vedere chi ha il fiatone.
"Si tratta di procedere a passo spedito avanti e indietro su una distanza di appena cinque metri per vedere chi sta sopra o sotto una certa soglia".
I professionisti in carriera devono allenarsi alla corsa?
"Camminare alla svelta, questo aiuta a mantenersi in salute".
E il sesso ha una sua valenza?
"ln questa fascia di età, col partner usuale, il sesso è positivo. Con partner occasionali, in tempi di Coronavirus, ci sarebbe un serio rischio infettivo".
Insomma, è giusto liberare anche gli ultrasessantenni?
"Con tutte le cautele del caso direi proprio di sì. Basta osservare il distanziamento sociale, indossare le mascherine quando necessario, curare l’igiene. Anche perché, lo dico come battuta, se passano certe limitazioni anagrafiche, i primi a rimanere a casa sarebbero i tecnici del ministero. La quasi totalità dei componenti del Cts, io credo, smetterebbe di lavorare".
Quando si diventa anziani?
"Bisogna distinguere. In certi casi, tra i quaranta e i cinquanta, gravi malattie con disabilità possono equipararsi a condizioni di età avanzata. Viceversa quei settantenni che stanno bene sia fisicamente che di testa, si possono assimilare alla popolazione più giovane. Esistono poi le fragilità di quanti si avvicinano alla soglia dei cent’anni, e sono tutti a rischio Coronavirus".
Come geriatra, cosa consiglia alle persone molto anziane?
"Nella prospettiva della benedetta fase 2, gli anziani devono poter uscire, hanno tanto sofferto per le conseguenze dirette dell’epidemia. Questa è la popolazione che risente maggiormente dell’immobilità fisica e delle ricadute psicologiche legate alle chiusure. Hanno bisogno di affetto, di visite, di stare all’aria aperta, a patto che siano rispettate tutte le misure per preservarli dal rischio Covid".
Detto in altri termini?
"Prevenire l’isolamento sociale. Già abbiamo sbagliato dimenticando gli anziani nelle Rsa".
Nonni o bisnonni che siano, a cosa possono aspirare?
"Alcune restrizioni sono inevitabili, abbracciare i nipoti è sconsigliato, perché il virus ancora circola. Ma li potranno vedere, a un paio di metri di distanza, magari facendo una passeggiata insieme, con la mascherina indosso. Chiaro, il contatto fisico è da evitare, niente partite a carte al circolo, o pomeriggi affollati in bocciofila. Ma gli anziani, con le precauzioni dovute, dobbiamo pensare a rimetterli in pista".
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