Viaggio in Trentino alla scoperta dei meleti

La raccolta delle mele è un’esperienza da provare. Tutti gli effetti benefici di una vacanza tra le valli dove si coltiva il “frutto della salute“

di MADDALENA DE FRANCHIS -
16 settembre 2024
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È cominciato a fine agosto, con gli stacchi delle varietà precoci Gala e SweeTango, il momento più importante e atteso dell’anno nelle valli del Trentino e dell’Alto Adige. Parliamo del “tempo delle mele“, la stagione del raccolto di questo prezioso frutto, tuttora ritenuto fondamentale per la nostra salute e ormai disponibile sul mercato in numerosissime varietà, lontano anni luce dalla tristemente nota “mela da ospedale“, in quella tonalità giallo-verde decisamente poco invitante. La raccolta delle mele è ora considerata, a tutti gli effetti, una vera esperienza, interessante non più soltanto per gli addetti ai lavori, ma per chiunque abbia voglia di scoprire qualcosa di nuovo su questa coltivazione, che è parte integrante della tradizione frutticola italiana. Perché, allora, non pianificare un itinerario del benessere nelle valli del Trentino o dell’Alto Adige, che comprenda anche una visita guidata a un meleto della zona?

 

L’immersione nei meleti. L’ultimo scorcio d’estate e le prime settimane d’autunno rappresentano il periodo perfetto per godersi piacevoli passeggiate e contemplare i panorami montani mentre iniziano a tingersi delle tonalità mozzafiato del foliage. Archiviati i flussi turistici di massa ferragostani, destinazioni come la val Pusteria, la valle dell’Adige e la valle Isarco, nel territorio di Bolzano, e la Val di Non e Val di Sole, in quel di Trento, sono pronte ad accogliere i visitatori e guidarli a passeggio fra i meleti. È sufficiente effettuare una breve ricerca su internet per trovare decine di opportunità in calendario e programmare una o più visite fino a metà ottobre, contattando i cosiddetti “ambasciatori della mela“ o le tante cooperative operanti in zona.

 

Tour in bici. È possibile anche prenotare dei tour in bicicletta lungo gli itinerari ciclistici – e sono tanti – che si snodano sul territorio, con splendide viste su meleti, vigneti e sulla natura circostante, verde e rigogliosa. Non dimentichiamo che, solo in Val di Non e Val di Sole, la coltivazione della mela costituisce un settore produttivo trainante, in grado di coinvolgere circa 5mila aziende. In Alto Adige, invece, sono circa 6mila le aziende dedite alla coltivazione delle mele, per lo più a conduzione familiare e di piccole dimensioni (non oltre i 3 ettari). Un esempio perfetto di integrazione armoniosa fra attività umana, condotta da secoli con devozione e rispetto, e paesaggio naturale: è per questa ragione che, lungi dal rappresentare semplicemente un volano economico per il settore agricolo, il frutto simbolo del territorio è diventato, negli anni, un autentico richiamo turistico, contribuendo, in generale, allo sviluppo di eventi collaterali e al benessere della comunità. E ha contrastato, al tempo stesso, quel fenomeno dello spopolamento che ha colpito, in modo significativo, diverse aree montane in Italia.

 

Picnic con le mele. A proposito di benessere, le visite guidate, oltre a far conoscere tante “storie di mele“ e dei loro coltivatori, offrono spesso l’opportunità di raccogliere il proprio cestino e sono solite concludersi con un’imperdibile degustazione. Una merenda genuina, per molti versi simile a quella che i melicoltori si concedevano a metà pomeriggio, per ristorarsi dalle fatiche nei campi. A base, naturalmente, di diverse varietà di mele, lo spuntino comprende anche speck, formaggi di malga, pane altoatesino, composte di frutta e succhi di mela, rigorosamente fatti in casa. È consigliabile, dunque, degustarla con lentezza, lasciandosi incantare dai colori e dall’atmosfera della campagna circostante, animata per l’intera giornata da questa ricorrenza così intensa, fondativa dell’identità locale.