Sintomi da jet lag: i consigli per tornare in forma al rientro dalle vacanze

Non tutti ne soffrono e la direzione del viaggio può fare la differenza: cosa c’è da sapere: ne parla l’esperto di cronobiologia

di PATRIZIA TOSSI
28 agosto 2024

Disturbi del sonno o mal di testa, mancanza di concentrazione, digestione difficile e irritabilità. Sono solo alcuni dei sintomi del jet lag, ovvero la sindrome da fuso orario. Con il rientro alla vita di tutti i giorni dopo una vacanza all’estero, riprendere la scuola o lavoro è difficile. Si calcola che per “riagganciare” l’orologio biologico ai ritmi normali ci vogliono dai quattro ai sei giorni, in base alla direzione del viaggio: se si è andati in vacanza verso ovest è più facile la ripresa.

 

Come fare allora? Lo spiega l’esperto di cronobiologia. Ma non tutti ne soffrono, solo un terzo dei viaggiatori accusa scossoni al ritmi circadiani: ecco perché. “Il jet lag è un disturbo dei ritmi biologici circadiani dell’individuo – spiega Roberto Manfredini, primario dell’ospedale di Ferrara – che si può verificare quando si affrontano viaggi aerei, per lo più transcontinentali. Il rapido attraversamento di diversi fusi orari può esporre il viaggiatore a uno sfasamento dell’orologio biologico interno rispetto all’orario del Paese di arrivo”.

 

Non non tutti ne soffrono. “Solo circa un terzo delle persone patisce molto il jet lag – continua il medico – un terzo ha disturbi più lievi e un terzo non ne soffre per nulla. Diversi fattori possono influenzare l’entità dei disturbi, ad esempio l’età (si soffre di più in età avanzata), il fatto di avere delle abitudini fisse per quanto riguarda l’orario in cui ci si sveglia o si va a dormire, ma anche la lunghezza del volo (numero di fusi orari attraversati) e soprattutto direzione di quest’ultimo.

 

La direzione conta: ecco cosa succede al nostro corpo

 

Va precisato, spiega Manfredini, che viaggiare verso ovest è meno “disturbante” che viaggiare verso est, perché nel primo caso la giornata viene allungata e nel secondo invece è accorciata: l nostro organismo preferisce una giornata più lunga che più corta.

 

Si calcola che per “riagganciare” l’orologio biologico ai ritmi normali, dopo un viaggio di sei fusi orari verso ovest, occorrano quattro giorni (circa 90 minuti al giorno), mentre per recuperare dopo un volo verso est, ne servano sei (circa 60 minuti al giorno). “Bisogna anche dire – precisa l’esperto – che si può registrare una desincronizzazione dei ritmi anche per spostamenti non intercontinentali, basti pensare al fatto anche il solo cambio dell’ora legale in persone sensibili può provocare parecchi disturbi”.

 

I sintomi del jet lag

 

I principali sintomi del jet lag sono i disturbi del sonno – dalla difficoltà a prendere sonno all’eccessiva sonnolenza, ma anche il sonno frazionato e di scarsa qualità riposante – ma anche mal di testa, nervosismo, irritabilità, mancanza di concentrazione, poco appetito, digestione difficile, alterazioni intestinali.

 

I rimedi

 

Per evitarli, o comunque ridurli, si possono adottare alcuni accorgimenti, come ad esempio, nei giorni precedenti la partenza effettuare piccole modifiche nell’orario dei pasti e del sonno, per avvicinarsi a quelli che si avranno a destinazione. Poi, regolare già in volo l’orologio sull’ora del Paese in cui ci si reca, cercando di mangiare e dormire secondo il nuovo orario, ricordando che i carboidrati favoriscono il riposo e il sonno e le proteine invece la veglia.

 

Una volta atterrati, cercare di assumere da subito l’orario del Paese di arrivo. Infine un aiuto può venire dalla melatonina, ovvero l’ormone che regola il fisiologico ritmo sonno veglia. Si può assumerne 1 mg la sera (alle 21-22 ora locale), per tre-quattro giorni per chi ha viaggiato verso ovest e cinque-sei giorni per chi ha viaggiato verso est.