Non tutto il freddo vien per nuocere

Aiuta il dispendio energetico e le capacità mentali, ha un effetto vasocostrittore e analgesico

di ROBERTO BALDI
19 dicembre 2021

Comincia il 21 dicembre l’inverno, col pungente profumo nell’aria, due dita di luce dei lampioni che tendono di fendere la nebbia, il freddo sulle guance, una tazza calda tra le mani, gli oggetti di casa che ti avvolgono. È in questo giorno la durata massima della notte e il minor numero di ore di luce di tutto l’anno, mentre la credenza popolare la colloca erroneamente al 13 dicembre, per santa Lucia, il-giorno-più-corto-che-ci-sia. Al di là dei nominalismi, giova ricordare anche che la dizione inverno viene dal latino «hiběrnum», «stagione del freddo». Con quel che segue in fatto di conseguenze cliniche: l’etci di stagione, il male alla gola, le complicazioni respiratorie con terapie annesse e connesse.

 

Il freddo troppo intenso può indurre in effetti le malattie di stagione; la riduzione delle ore di luce può concorrere ad aumentare disturbi depressivi stagionali; gli sbalzi di temperatura dalla casa calda all’esterno gelido, può avere riflessi negativi sull’apparato circolatorio e respiratorio. Ma non è tutto male il freddo di questi giorni: ha effetto metabolico, vasocostrittore e analgesico anche in caso di traumi; brucia i grassi ed aumenta il dispendio energetico. Uno studio del 2012 conferma che il freddo trasforma il grasso bianco in grasso bruno di cui sono ricchi i neonati, che mantengono la temperatura corporea intorno ai 37°. Purtroppo il grasso bruno si va riducendo gradatamente con gli anni. La bassa temperatura ne ritarda fortunatamente l’eliminazione.

 

La poca luce, si è detto, può incidere sulla riduzione del tono dell’umore, ma il freddo in sé e per sé, soprattutto all’aria aperta, potenzia l’allenamento individuale ed aumenta le cosiddette endorfine, i neurotrasmettitori responsabili del buonumore, contrastando così la tipica malinconia invernale. Con il freddo si dorme meglio e si sviluppa una maggiore ginnastica mentale, mentre il caldo eccessivo annebbia la mente, perché le alte temperature possono esaurire le nostre riserve di zuccheri, elementi fondamentali per l’energia mentale e fisica. Per raffreddarsi, il corpo utilizza grandi quantità di glucosio, riducendo anche la nostra capacità mentale.

 

Un famoso studio degli anni ’70 stabilisce un rapporto tra il rendimento e la temperatura dell’ambiente: con il caldo si lavora e si studia male; nelle scuole stesse una classe “fresca” porta a rendimenti migliori rispetto a quella calda, come confermano alcuni studi. Il freddo rallenta le attività cellulari e ritarda l’invecchiamento della pelle, soprattutto se lo si associa a un’attività di fitness che in questo periodo è particolarmente raccomandata, restringendo i pori della cute e favorendo l’ossigenazione naturale delle cellule, come ben sapevano gli antichi romani che nelle terme predisponevano percorsi benessere capaci di alternare i passaggi dal calidarium (ambiente con caldo secco) al frigidarium, dove la temperatura era notevolmente più bassa.

 

L’inverno ci regala infine la felicità dei silenzi e di un recupero psicofisico. C’è una riservatezza che non ti dà nessun’altra stagione: negli altri periodi si vive gli uni accanto agli altri; solo in inverno si possono avere momenti più lunghi e tranquilli in cui gustare l’appartenenza a se stessi in una realtà troppo spesso convulsa e destabilizzante.