Neomicina, l'antivirale tuttofare: cosa ha scoperto la scienza
Le pomate antibiotiche potrebbero aiutare a combattere le infezioni respiratorie
Con l’arrivo della pandemia di Covid-19 nel 2020, l’opinione pubblica ha iniziato ad interessarsi sempre più alle possibili barriere che l’essere umano ha a disposizione per proteggersi dai virus, di qualunque natura essi siano: oltre agli immancabili vaccini, che hanno contribuito a salvare milioni di vite umane in tutto il mondo, un altro ruolo cruciale lo giocano anche i farmaci antivirali. Si tratta di medicine capaci di inibire una delle varie fasi del ciclo replicativo dei pericolosi agenti patogeni con cui si entra in contatto, di fatto depotenziandoli.
La comunità scientifica lavora da ormai diversi anni in questo senso per sviluppare nuovi prodotti ad hoc e, proprio di recente, ne è emerso uno nuovo particolarmente versatile.
La scoperta
Akiko Iwasaki, docente di Immunologia all’Università di Yale negli Stati Uniti, insieme al suo team di ricerca, ha condotto uno studio che potrebbe segnare una svolta nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni virali respiratorie, inclusi tutti i coronavirus (come lo stesso COVID-19) ma anche l’influenza. La ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, suggerisce che la neomicina, un ingrediente comunemente presente in pomate per curare le ferite e creme antibiotiche, potrebbe offrire una protezione efficace contro una serie di infezioni virali se applicata al naso.
Neomicina: ecco cos’è
La neomicina è un antibiotico noto da tempo per la sua capacità di trattare le infezioni batteriche sulla pelle. Nella maggior parte dei casi viene utilizzata come ingrediente di pomate e creme per curare piccoli tagli, abrasioni e altre lesioni cutanee. Tuttavia, il professor Iwasaki e il suo team hanno scoperto che, oltre alle sue ben note proprietà antibatteriche, la neomicina potrebbe avere un ruolo cruciale nella prevenzione delle infezioni virali respiratorie se usata nel modo giusto. Per arrivare a questo risultato, gli esperti hanno applicato alle narici di alcuni soggetti coinvolti nell’analisi la neomicina, mentre ad altri (che non hanno sperimentato gli stessi effetti positivi) hanno assegnato un placebo, nello specifico della vaselina. Iwasaki ha così commentato il suo lavoro: “Questi risultati suggeriscono che potremmo essere in grado di usare il Neosporin o la neomicina negli esseri umani per indurre uno stato antivirale che abbiamo osservato anche negli animali”.
Le implicazioni
Le implicazioni di questa scoperta sono potenzialmente enormi. Se ulteriori studi clinici confermassero l’efficacia e la sicurezza della neomicina per uso nasale negli esseri umani, questo potrebbe portare allo sviluppo di nuovi trattamenti preventivi contro le infezioni virali respiratorie. La neomicina potrebbe diventare un componente chiave nelle strategie di prevenzione, soprattutto in contesti ad alto rischio come ospedali, case di cura e aree densamente popolate.
Nel frattempo, rispetto alla potenziale entrata in contatto con i virus respiratori, si potranno continuare ad applicare le stesse accortezze apprese negli ultimi anni: è molto importante isolarsi quando si presentano sintomi come tosse o raffreddore e lavarsi sempre le mani in modo accurato. La vaccinazione resta però senza ombra di dubbio la miglior forma di protezione preventiva e dovrebbe essere ripetuta con regolarità in base alle indicazioni del proprio medico.