Meditazione efficace, funziona come una pillola antistress
Si affermano le tecniche per alleviare il dolore cronico, abbassare la pressione e proteggere il cuore
Un tema che sta guadagnando sempre più attenzione nel campo del benessere è il potere della meditazione. Questa pratica antica è stata oggetto di recenti ricerche che ne confermano i benefici per la mente, l’umore e la salute in generale. La meditazione, secondo uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine, si è rivelata utile per alleviare ansia, dolore e depressione. Per la depressione, in particolare, la meditazione è risultata efficace quanto una pillola antistress o un antidepressivo. Ma come funziona esattamente?
Meccanismi
La meditazione agisce sul sistema nervoso simpatico, che regola la frequenza cardiaca, la respirazione e la pressione sanguigna in momenti di stress. Inoltre, ha uno scopo intellettuale: può incrementare la creatività, l’intuizione e la connessione con il proprio io interiore. Esistono diverse forme di meditazione, ad esempio la concentrazione su un pensiero o su una immagine, e la meditazione centrata sul cuore e sul respiro, quest’ultima identifica nel mantice ventilatorio toracico e nel plesso solare i centri energetici sui quali fare leva. Da citare poi la mindfulness, una tecnica che induce a osservare in modo oggettivo i pensieri negativi mentre attraversano la mente, minimizzandoli. Altre forme di introspezione includono il tai chi, il qigong e la meditazione trascendentale, che utilizza un mantra per placare i pensieri negativi.
Testimonianze
Chandra Livia Candiani, poetessa e traduttrice italiana, è una figura di spicco nel panorama della meditazione. Nel suo saggio “Il silenzio è cosa viva”, pubblicato da Einaudi, Candiani esplora la meditazione come un percorso verso la quiete interiore. Un altro autore che ha lasciato un’impronta indelebile sul campo della meditazione è John Kabat-Zinn, noto per aver fondato il Programma di Riduzione dello Stress basato sulla mindfulness (MBSR) presso l’Università del Massachusetts nel 1979. Kabat-Zinn ha contribuito a portare la meditazione in ambito clinico, dimostrando che può avere effetti tangibili sulla riduzione dei livelli di stress e sul miglioramento della qualità della vita. “La meditazione non è un rifugio per sfuggire al mondo; è uno strumento per entrare in un rapporto più profondo con le cose e le persone,” sostiene Kabat-Zinn.
Questi autori, insieme a molti altri, hanno contribuito a diffondere i fondamentali di uno stile di vita sano finalizzato alla crescita individuale. Gli autori citati hanno condiviso le loro esperienze, una guida preziosa per chiunque desideri intraprendere il viaggio interiore. Il medico italiano Franco Berrino ha inserito la meditazione nel novero delle azioni da considerare per portare a termine con successo una dieta.
Applicazioni
La ricerca suggerisce che la meditazione può indurre cambiamenti reali e misurabili nel cervello, ampliando le aree del tessuto cerebrale che ci aiutano a pensare e imparare, e riducendo quelle che causano stress e ansia. È interessante notare che può anche essere utile per una varietà di problemi, come il dolore cronico, i sintomi funzionali gastrointestinali, la pressione alta e lo stress, contribuendo a proteggere il cuore.
Nel panorama della medicina e delle neuroscienze, poche scoperte hanno avuto un impatto tanto profondo quanto quella del relaxation response o risposta al relax, coniata dal professor Herbert Benson della Harvard Medical School. Questo stato di calma apparente ha dimostrato di essere molto più potente di quanto si potesse immaginare. Studi hanno rivelato che la meditazione può ridurre sia la frequenza cardiaca che la pressione sanguigna. Il concetto di relaxation response è stato una pietra miliare nel campo della medicina centrata sul rapporto mente-corpo. Benson ha descritto questo fenomeno come una abilità personale in grado di incoraggiare l’apparato neuroendocrino a rilasciare mediatori e segnali cerebrali che rallentano la produzione di cataboliti, aumentando il flusso di sangue al cervello. Questo stato è essenzialmente l’opposto della reazione fight or flight, “combatti o fuggi”, che si verifica naturalmente quando percepiamo di essere sotto pressione.
Nel campo delle neuroscienze, i ricercatori Antoine Lutz e Richard Davidson hanno scoperto che i modelli di attività elettrica nel cervello dei soggetti dediti alla meditazione differivano significativamente da quelli degli altri partecipanti allo studio. Questo suggerisce che tale pratica può indurre cambiamenti reali misurabili nel cervello. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), gli studi hanno mostrato che la meditazione compassionevole può influenzare le regioni cerebrali che rendono una persona più empatica verso gli altri.
Queste scoperte confermano l’importanza delle tecniche per il benessere individuale, e aprono a nuove strategie per affrontare condizioni legate allo stress. La ricerca continua, ma quello che è chiaro è che la meditazione, una volta considerata una pratica esclusivamente spirituale o esoterica, ha ora un solido fondamento scientifico. Non solo una strada per raggiungere la pace interiore, ma anche uno strumento per migliorare la salute fisica e mentale. Ecco allora un buon motivo per esplorare questa pratica antica, e sperimentare i suoi benefici nella vita di tutti i giorni.