Macchine intelligenti, ma non abbastanza per curare la psiche
L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale è ancora lontano per la pratica psichiatrica
Si fa presto a dire “dr. IA”, ma la verità è che oggi non esistono algoritmi di intelligenza artificiale che possono essere implementati nella pratica clinica per la salute mentale. Hanno ancora troppi difetti che li rendono poco affidabili e potenzialmente pericolosi. Questo non significa che l’Intelligenza artificiale non sarà mai pronta, ma solo che c’è ancora tanta strada da fare.
A confermarlo, un lavoro tutto italiano appena pubblicato sulla rivista Italian Journal of Psychiatry e condotto da Antonio Vita, vicepresidente SIP, professore di psichiatria all’Università di Brescia e direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASST Spedali Civili di Brescia. «Per funzionare in modo ottimale, l’IA richiede una grande quantità di dati – spiega il prof. Vita –: da parametri neurobiologici a registrazioni audio-video fino a database nazionali. È evidente che l’affidabilità di un algoritmo AI dipende in gran parte dalla qualità dei dati utilizzati per elaborarlo». Inoltre, l’uso dell’IA in campo clinico presenta altri problemi: «l’attribuzione di responsabilità e il rischio che dati sensibili finiscano nelle mani sbagliate – aggiunge il prof. Vita –. Attualmente manca una legislazione adeguata e in caso di errore dell’IA, non è chiaro chi dovrebbe essere ritenuto responsabile». Conclusione: per quanto riguarda la salute mentale, siamo ben lontani dall’essere curati dalle macchine, anche se intelligenti.