L’attitudine di cura è di tutti. La differenza sta nell’attivarla

Penna * Molte persone pensano che i comportamenti aggressivi e prevaricatori degli uomini siano propri dell’essere maschile. Siccome la violenza maschile...

di ALBERTO
16 febbraio 2025
Penna * Molte persone pensano che i comportamenti aggressivi e prevaricatori degli uomini siano propri dell’essere maschile. Siccome la violenza maschile...

Penna * Molte persone pensano che i comportamenti aggressivi e prevaricatori degli uomini siano propri dell’essere maschile. Siccome la violenza maschile...

Penna *

Molte persone pensano che i comportamenti aggressivi e prevaricatori degli uomini siano propri dell’essere maschile. Siccome la violenza maschile è innegabile e diffusa, l’errore è comprensibile.

Eppure le cose non stanno così, anzi. La caratteristica forse più spiccata della nostra specie è la socievolezza. Per tutti. Siamo positivi alla nascita, pronti a sviluppare il nostro potenziale di cura e amorevolezza. A farci diventare persone negative e violente è il risultato di una serie di ostacoli posti durante la nostra crescita.

Un primo autore che prendo in considerazione è lo scrittore Francesco Piccolo, che ha appena pubblicato ’Son qui, m’ammazzi’. Ho avuto l’occasione di incontrarlo a Splendida cornice, nella puntata di giovedì 6 febbraio, il programma condotto da Geppi Cucciari cui ho partecipato. Lo accosto ad un altro autore, lo psicanalista Luigi Zoja, che pubblicò ’Il gesto di Ettore’ nel 2000, ricco di molte utili riflessioni sulla paternità.

Partiamo dal primo. Piccolo analizza alcuni classici della letteratura, evidenziando il carattere dei protagonisti maschili dominati dalla brama di vittoria e dominio, dalla violenza e dalla ricerca della sopraffazione. Fino a qui l’analisi di ciò che si vede. Piccolo però aggiunge la convinzione che queste caratteristiche maschili siano un dato genetico o costituzionale, da ammaestrare con la civiltà. Zoja ci va forse ancora più pesante, affermando che per essere padri impegnati e costanti, i maschi devono sconfiggere la propria natura bestiale dell’orda primordiale.

Entrambi gli autori, uno scrittore e uno psicanalista, sono accomunati da una convinzione: il maschio naturale e istintivo sarebbe quello dell’orda, che incarna la natura distruttiva e maschilista. Una visione che crea aspettative piuttosto pessimistiche: come si può domare una natura aggressiva e violenta?

Meno male che ci vengono in aiuto la biologia e le neuroscienze. Dovremmo prendere come assioma ciò che scrisse Panksepp nel suo monumentale Archeologia della mente: "I padri di molte specie hanno dei circuiti materni latenti nei loro cervelli, in attesa che l’ambiente giusto ne amplifichi i potenziali". Vale la pena parlarne perché si tratta di una prospettiva rivoluzionaria per molti, che ribalta tanti luoghi comuni sugli uomini.

La verità scientifica è che tutti, maschi e femmine, nascono con questi circuiti della cura, ma la dotazione di base non è sufficiente. Anche le scimmie hanno bisogno di un ambiente che sviluppi le loro capacità di cura. Anche per loro la cultura e le relazioni sono il tramite che rende attiva la cura. Esperimenti oggi non più ripetibili di deprivazione (scimmie cucciole che vennero fatte crescere senza i genitori) resero questi primati femmina incapaci di fare i genitori una volta cresciute, trasformandole in madri aggressive, che picchiavano e mordevano i figli, arrivando in alcuni casi ad ucciderli.

Se la natura si trova nella parte buona, vuole dire che dobbiamo interrogarci sulla cultura che produce tanti danni. E rivoluzionarla.

* psicologo

e psicoterapeuta

di coppia e familiare