L’apprendimento nell'infanzia stimolato dall'ascolto di fiabe e racconti

Secondo una ricerca delle università di Cambridge e Dublino i piccoli, nei primi mesi di vita, tendono a imparare la lingua soprattutto da filastrocche e ninna nanna

di Redazione Salus
27 dicembre 2023

I genitori dovrebbero rivolgersi ai neonati facendo sentire loro, quanto prima, cantilene e filastrocche, sciorinate da loro o dai moderni dispositivi tecnologici che abbondano nelle nostre case. I piccoli, infatti, incominciano a elaborare in modo affidabile le informazioni fonetiche solo a sette mesi, troppo tardi per costituire le fondamenta del linguaggio. Le basi della parola orale, invece, possono essere da loro apprese già qualche tempo prima. I bambini, infatti, imparano i rudimenti del discorso grazie al ritmo, dato dalle sillabe accentate nelle nenie e nelle poesiole, che possono essere udite già nel grembo materno. È la conclusione a cui è giunto un team di ricerca dell’Università di Cambridge e del Trinity College di Dublino, guidato da Giovanni Di Liberto. Invece, I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

 

Sillabe cantilenanti

I ricercatori d’oltremanica hanno scoperto che, nei bambini, la codifica fonetica – ossia il modo in cui il cervello registra e rappresenta le diverse unità sonore del linguaggio, come le consonanti e le vocali – emergeva gradualmente tra il sesto mese di vita e il primo anno d’età. Ciò è possibile tramite, in particolare, le sillabe ritmate, labiali e nasali, connesse, per esempio, a parole come papà e mamma. Si tratta di vocaboli che sono spesso ricorrenti anche nelle filastrocche musicali e nelle canzoncine dedicate al mondo della primissima infanzia. Il Professor Giovanni Di Liberto, primo autore dello studio e scienziato cognitivo e informatico al Trinity College di Dublino, ha dichiarato: “Questa è la prima prova che abbiamo di come l’attività cerebrale si colleghi ai cambiamenti nelle informazioni fonetiche nel tempo in risposta a un dialogo continuo”.

 

Il ritmo prima del suono

Lo studio fa parte del progetto Baby Rhythm guidato da Usha Goswami, che indaga su come si impara il linguaggio e come ciò sia correlato alla dislessia e al disturbo del linguaggio dello sviluppo. La chiave dell’apprendimento del linguaggio, non solo nei primi mesi di vita di un neonato, ma ancor prima, fin dal grembo materno, sembra essere legata all’accento o all’enfasi posti su diverse sillabe e alle variazioni nel tono che i piccoli sentono dagli adulti. “Le informazioni sul ritmo del discorso sono il collante nascosto alla base dello sviluppo di un sistema linguistico funzionante”, spiega Goswami. “I bambini usano le informazioni ritmiche come un’impalcatura o uno scheletro a cui aggiungere, successivamente, le informazioni fonetiche”.