Nasce ‘Air Label Score’, la certificazione per l’inquinamento indoor: cosa respiriamo e come proteggersi
L’aria di case e uffici è 10 volte più inquinata di quella esterna. Le cause sono i deodoranti per l’ambiente, detersivi, anti-zanzare e non solo. Il nuovi sistema di analisi usa punteggi simili a quelli degli elettrodomestici sulla nocività delle sostanze chimiche presenti nei prodotti
I deodoranti per ambienti sono quelli che 7 italiani su 10, secondo una recente ricerca condotta da YouGov, ritengono responsabili dell’inquinamento all’interno delle mura domestiche. Ma che si possono respirare anche in altri luoghi al chiuso che si frequentano abitualmente come uffici, stanze d’albergo, aerei, bagni e locali pubblici, palestre e spogliatoi. In realtà i profumatori per interni, che siano spray, elettrici e quant’altro non sono gli unici potenziali inquinatori. Sotto la lente di ingrandimento c’è anche l’ampio spettro dei detergenti per la casa, dagli sgrassatori e disinfettanti generici ai pulitori specifici come quelli per forni o per lavastoviglie; dagli smacchiatori per tessuti ai detergenti ‘mirati’ come quelli per tappeti o per il parquet o, ancora, per l’auto. Ma ci sono anche, antiacari e anti zanzare e, banalmente e forse più inconsapevolmente, candele profumate e incensi. Infine, a determinare il livello di inquinamento dell’ecosistema di una abitazione ci sono altri elementi che il consumatore non acquista frequentemente come vernici, mobili e materiali da costruzione.
L’aria indoor 10 volte più inquinata
Sebbene si parli molto di inquinamento ambientale e di particolati (Pm 10, Pm 2,5), è assodato che l’aria che respiriamo all’interno delle nostre case, e più in generale degli spazi chiusi, dove trascorriamo oltre l’85% del nostro tempo, è fino a 10 volte più inquinata rispetto a quella esterna. E spesso non è sufficiente, o non è possibile (alcuni luoghi sono privi di finestre oppure le vetrate non sono apribili), ‘areare i locali prima di soggiornarvi’. Da tempo questi composti – sono più di 900 le sostanze chimiche nocive, inclusi composti organici volatili (COV), alcuni dei quali classificati come cancerogeni, teratogeni o allergenici, che possono essere rilasciate nell’aria da una vasta gamma di prodotti di uso quotidiano – vengono studiati perché inalarli può avere un impatto immediato o a lungo termine sulla salute, causando allergie, problemi respiratori, dall’asma a forme progressivamente più gravi, malattie cardiovascolari e, in alcuni casi, tumori, in particolare sui soggetti più vulnerabili così come sui lavoratori del settore della pulizia che sono a contatto quotidianamente con queste sostanze.
In questo contesto si inserisce Air Label Score, una certificazione internazionale indipendente già adottata da brand leader nel mondo del cleaning (la pulizia), e scelta ora anche da importanti gruppi italiani del settore, tra cui il marchio Scala e Italchimica, che ha creato Dual Power Orizon, la prima linea interamente certificata Air Label Score.
Air Label Score: cos’è e come funziona
La certificazione Air Label Score assegna un punteggio ai prodotti in base alle emissioni generate, offrendo ai consumatori, in particolare a quel 75% convinto che siano proprio i detergenti a influenzare la qualità dell'aria interna delle proprie abitazioni con conseguenze sulla propria salute, un metodo di valutazione affidabile, semplice e intuitivo che garantisce più trasparenza e li può aiutare nella scelta d’acquisto riguardo ai prodotti per le pulizie di casa e degli ambienti chiusi. Nato nel 2019 a Bruxelles dall'esperienza di tre specialisti della qualità dell'aria interna, l’istituto Air Label è oggi diffuso in oltre trenta Paesi, tra cui l’Italia. La certificazione Air Label Score è stata sviluppata con l’obiettivo di fornire un sistema di valutazione trasparente e scientificamente rigoroso per misurare le emissioni dei prodotti e aiutare sia le aziende che i consumatori a fare scelte più consapevoli. Lo speciale marchio apposto sulla confezione del prodotto permette di rilevare a colpo d’occhio il livello di tossicità dei prodotti.
Il sistema dei punteggi: da A+ a C
Il sistema dell’A-B-C è analogo a quello per i consumi elettrici di lavastoviglie e frigoriferi: in base alla quantità di emissioni rilevate, il prodotto riceve un punteggio compreso tra A+ (emissioni molto basse, rispetto al 100% degli standard internazionali), A (basse emissioni; è consentito solo un leggero superamento), B (emissioni medie; è consentito un massimo di tre superamenti leggeri, comunque evitare l'inalazione e ricordarsi di ventilare durante e dopo l'uso), C (elevate emissioni; con 1 superamento significativo o più di tre superamenti osservati). Perché un prodotto riceva il punteggio A+ è necessario che ogni singola sostanza emessa risulti conforme allo standard più severo esistente.
La certificazione si basa su oltre 125 standard internazionali, con un metodo di valutazione indipendente. Tutte le analisi, svolte in laboratori accreditati (da enti quali il Cofrac e il Belac), sono effettuate in conformità con le più severe raccomandazioni, norme, leggi e regolamenti nazionali e internazionali, incluse le normative Iso. Ogni prodotto è sottoposto ad uno screening completo che consente di rilevare e quantificare l’eventuale presenza di numerose e differenti sostanze chimiche potenzialmente dannose. Il punteggio ottenuto dal prodotto certificato è ben visibile sulla confezione, così da favorire scelte più consapevoli e salutari grazie alla rapida identificazione dei prodotti che hanno un impatto minore sulla qualità dell'aria indoor.
Controlli annuali e a campione
A ulteriore garanzia per i consumatori, tutti i prodotti certificati Air Label Score vengono ricontrollati annualmente sulla base dei più recenti standard internazionali . Inoltre, i prodotti vengono sottoposti a test di controllo a campione per verificare che le formulazioni non siano cambiate dopo la certificazione. La certificazione non produce solo un effetto positivo per i consumatori, che possono effettuare scelte consapevoli, ma stimola anche le aziende a sviluppare prodotti meno emissivi e quindi meno nocivi. Profumatori e detergenti che ottengono un punteggio di B o C, infatti, vengono solitamente riformulati dagli stessi produttori al fine di rientrare in un range di qualità certificata e rafforzare la propria immagine ‘green’, di attenzione all’ambiente e alle persone. Infine vi sono ricadute positive anche in termini di sicurezza sul lavoro offerti dai professionisti del pulito ai propri addetti. Il consumatore può cercare l’etichetta tra i prodotti al supermercato ma una scelta a monte può essere fatta anche consultando il sito air-label.com/it, dove ci sono i singoli prodotti, con relative immagini (che aiutano a distinguere tra i tanti in vendita) con la certificazione raggiunta.
Certificazioni: no al greenwashing
Air Label Score, certificazione per la qualità dei prodotti di pulizia indoor, va ad aggiungersi ad altri marchi quali Ecolabel, marchio di qualità ecologica dell'Unione Europea che contraddistingue prodotti e servizi che, pur garantendo elevati standard prestazionali, sono caratterizzati da un ridotto impatto ambientale. Esistono poi certificazioni di settore, ad esempio NF Environment e Fsc, rispettivamente sull’ecosostenibilità degli arredi metallici e di quelli legnosi, Ecocert per il biologico, Vegan, e così via. Queste certificazioni, grazie a protocolli e controlli di qualità, sono di garanzia per i consumatori contro il greenwashing, ciò che viene fatto passare come ‘salutare’ ma non lo è davvero. Non basta, insomma, scrivere ‘ecologico’, ci vuole il bollino.