Inquinamento e cute, il binomio più temuto dalla nostra pelle. Dermatiti in aumento per adulti e neonati

Ne hanno parlato i dermatologi della SIDeMaST durante il 98° Congresso nazionale in corso a Giardini Naxos (Messima). Ecco cos'è la dermatite atopica e perché colpisce sempre di più i neonati. L'esperto risponde

di PATRIZIA TOSSI -
30 maggio 2024
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Possono i cambiamenti climatici influire sulla cute? Gli esperti dicono di si. Con le città sempre più inquinate e il clima che fa le bizze, la nostra pelle – che è la nostra prima barriera di protezione – è esposta a una maggiore umidità dell’aria, ‘tempeste di polline’ più prolungate e una diversa esposizione ai raggi Uv rispetto al passato. Il risultato? Un rischio maggiore di sviluppare la dermatite atopica, sia negli adulti che nei primi sei mesi di vita del neonato.

I dati ci dicono che la dermatite atopica è in costante aumento soprattutto nei paesi industrializzati, che sono anche i più inquinati. In Europa e negli Stati Uniti, le stime indicano che questa infiammazione della pelle coinvolge circa il 20% dei bambini e il 7-14% degli adulti, con sostanziali variazioni tra i diversi Paesi.

A puntare i riflettori sul binomio inquinamento e cute e le ricadute sulla dermatite atopica sono i dermatologi della SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse, riuniti in occasione del 98° Congresso nazionale ai Giardini Naxos di Messima. Ecco perché e cosa si può fare per prevenire e curare i disturbi della pelle.

Cos’è la dermatite atopica

Numerosi studi hanno dimostrato la stretta connessione tra i cambiamenti climatici e l’incremento della dermatite atopica, una patologia in aumento. Ma cos’è? Si tratta di un’infiammazione cronica della pelle che provoca fastidiosi pruriti ed eczemi. In pratica, è come se fosse un difetto della barriera cutanea che altera la risposta immunitaria a sostanze irritanti e allergizzanti.

Quando le zone infiammate si espandono, chi ne soffre si sveglia di notte per il prurito e, a volte, fatica a concentrarsi nello studio o sul lavoro. Se poi la dermatite si manifesta sulle mani o nelle zone del corpo scoperte dagli abiti, i riflessi sull’autostima sono inevitabili. Di solito le zone più colpite sono le mani, i piedi, la piega interna del gomito e la zona posteriore delle ginocchia. Ma l’eczema può manifestarsi anche su polsi, caviglie, viso, collo e torace. È frequente anche la manifestazione dell’infiammazione nell’area del contorno occhi. Nelle fasi più acuti, alcune persone lamentano anche asma o rinite allergica.

Inquinamento e cute

La cute delle persone affette da dermatite atopica – che colpisce sia gli uomini che le donne – è maggiormente sensibile se esposta a ossido di azoto, ozono e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Ma non solo. Anche l’esposizione delle future mamme agli agenti inquinanti favorisce i rischi di sviluppo della dermatite atopica entro i primi sei mesi di vita del neonato.

Il trend in crescita dell’inquinamento atmosferico – dovuto soprattutto all’incremento dei veicoli a motore e all’uso del carbone per la produzione di energia elettrica – impatta sulla salute umana sin dall’età pre-natale. Anche l’inquinamento derivante dagli incendi dei boschi ha le sue ripercussioni in termini di aumento dei casi di dermatite atopica negli adulti e nei bambini.

Stingeni: “L’inquinamento aumenta i radicali liberi”

“È noto – spiega il dermatologo Luca Stingeni, presidente del 98° Congresso SIDeMaST e direttore della Clinica Dermatologica di Perugia – che variabili climatiche come la temperatura, l’umidità dell’aria, il carico di pollini e l’esposizione ai raggi Uv influenzino i segni e i sintomi della dermatite atopica. Ma più recentemente, l’inquinamento ambientale è stato segnalato come fattore di induzione o aggravamento della patologia atopica, attraverso molteplici meccanismi biologici. Tra questi, la formazione di radicali liberi dell’ossigeno (Ros), lo stress ossidativo, la compromissione della barriera cutanea e una risposta infiammatoria”.

Gli effetti sui neonati

“I neonati, che presentano fisiologicamente una immatura barriera cutanea – continua Stingeni – possono essere particolarmente vulnerabili allo sviluppo di dermatite atopica quando vivono in aree urbane. In uno studio tedesco condotto nel 2009, è stato dimostrato che la vicinanza alle grandi arterie stradali e la maggiore esposizione ad aria inquinata durante la prima infanzia sono associati a una maggiore prevalenza di dermatite atopica. Questi risultati sono supportati da studi più recenti condotti in Sud America e Corea in pazienti in fascia d’età pediatrica, che hanno dimostrato che l’esposizione ai cosiddetti Trap (traffic-related-air-pollutants) correlava positivamente con una aumentata prevalenza di eczema flessurale (nelle pieghe cutanee, ndr) sia nei maschi che nelle femmine”.

Cosa si può fare

Per ridurre il rischio di sviluppo e peggioramento delle patologie della cute, in particolar modo della dermatite atopica, secondo gli esperti occorrono strategie di politiche ambientali che limitino l’utilizzo dei combustibili fossili, promuovano pratiche di gestione sostenibile del territorio riducendo la quantità di inquinamento atmosferico e prevedano l’installazione di dispositivi di filtraggio dell’aria negli ambienti indoor.