Figli lasciati soli in auto: "Può succedere a tutti"
Tutta colpa dell’amnesia da sovraccarico emotivo: l’80% dei vuoti di memoria è causato dallo stress, importante riconoscere i segnali
A tutti è capitato, soprattutto durante un momento particolarmente stressante, di avere la sensazione di aver scordato le chiavi o dove abbiamo parcheggiato l’auto, o ancora di aver dimenticato un appuntamento o, addirittura, il proprio bambino in auto. In realtà, non è una semplice sensazione perché la scienza ha dimostrato che c’è una stretta correlazione tra stress cronico e riduzione della memoria a breve termine: circa l’80% delle difficoltà di memoria quotidiane sono causate da stress. I carichi importanti di lavoro e un’attività intensa possono portare a stanchezza fisica e mentale, in grado di generare disturbi dell’umore e dei livelli d’attenzione. Meglio riflettere quindi prima di accusare i genitori di essere degli irresponsabili quando un bambino viene dimenticato nella vettura. Non è così raro: in Italia dal 1998 se ne contano ben dodici.
La causa è la “forgotten baby syndrome” (sindrome del bambino dimenticato), un fenomeno dovuto ad anomalie della memoria di lavoro dei genitori che per alcuni attimi e a causa di alcuni avvenimenti smette di funzionare. È accaduto alle mamme in 3 casi su 12, ma non si può dire che in assoluto capiti di più ai padri. «Non ci sono statistiche o lavori scientifici che lo attestino – spiega Adelia Lucattini, psicoanalista, ordinario della Società Psicoanalitica Italiana – ma gli studi dimostrano che il 46% dei genitori che si dimenticano in modo totalmente non intenzionale del proprio bambino all’interno dell’auto lo fa mentre lo accompagna all’asilo o a scuola, sia abitualmente che occasionalmente. Può accadere anche in contesti diversi, come il parcheggio del supermercato, e nel 28% dei casi il bambino ha avuto accesso al veicolo senza che i genitori lo sapessero. Accade più frequentemente di giovedì o di venerdì, perché i genitori sono più stanchi e sovraccarichi dopo una settimana di lavoro e impegni incalzanti, e il 54% dei bambini ha un’età inferiore a due anni poiché si addormentano più facilmente e non parlano ancora».
Tanti i fattori che concorrono a creare un blackout della memoria. «Si parla di una dissociazione con amnesia da sovraccarico emotivo e molto spesso lavorativo, associata a stanchezza da eccessiva pressione esterna e interiore, soprattutto in persone multitasking che hanno un forte senso del dovere. Naturalmente questo tipo di stanchezza e di stress perdura da mesi ed è spesso accompagnata da sindromi depressive striscianti, di cui i genitori possono non avere coscienza poiché compensano divenendo iperattivi ed efficienti. Dal momento che la depressione provoca “barrage” (vuoti di pensiero e di memoria), stanchezza e difficoltà a portare avanti le proprie attività e i propri doveri, danno sempre il massimo, vivono sopra le loro forze, per cui vanno incontro a delle improvvise cadute psicofisiche, che si accompagnano a dei blackout psichici. Il blackout è improvviso e può capitare a chiunque, non è prevedibile ed è un fenomeno trasversale che accade in tutto il mondo. I genitori coinvolti sono solitamente attenti e amano i propri bambini, verso i quali sono sensibili e premurosi».
Fondamentale cogliere i segnali dello stress. «Dimenticarsi le chiavi di casa, di fare la spesa, di andare a prendere i figli a scuola, avere dei vuoti di memoria rispetto a telefonate o impegni, possono essere segnali nella vita quotidiana che poi si estendono alle attività che si svolgono all’esterno e al lavoro. Sono segni di stress cronico e burnout. Un altro elemento da considerare è la frequenza della stanchezza da perdita di sonno dei genitori. Numerose ricerche parlano di una sindrome tipica dei neogenitori, con distraibilità, colpi di sonno, vuoti di memoria, soprattutto nei primi due anni di vita dei bambini».”