È meglio far sport al calar del sole, il movimento migliora la glicemia
Uno studio spagnolo su persone in sovrappeso mostra i vantaggi metabolici del fare attività fisica moderata-intensa di sera
Meglio al mattino presto o quando cala il sole? È il dilemma dello sportivo: l’orario ideale in cui ritagliarsi il tempo per l’attività fisica in modo da essere performanti e trarre il massimo dei benefici. Un aiuto per questa scelta arriva dalla scienza. Una nuova ricerca, infatti, offre una valida ragione per optare per un allenamento serale: sembra che una moderata-vigorosa attività fisica in questa fascia oraria abbia un maggiore impatto sulla glicemia. Per gli adulti sedentari in sovrappeso e obesi è più vantaggiosa nel ridurre i livelli giornalieri di zucchero nel sangue.
I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista ‘Obesity’, “evidenziano l’importanza del campo della prescrizione di esercizi di precisione – osserva Jonatan R. Ruiz, professore dell’Università di Granada ed esperto del centro Ciberobn (Center for Biomedical Research Network Pathophysiology of Obesity and Nutrition) in Spagna – Nella pratica clinica, il personale sportivo e medico dovrebbe considerare il momento ottimale della giornata per migliorare l’efficacia dei programmi di esercizi e di attività fisica che vengono prescritti”.
Gli esperti spiegano che è noto che l’attività fisica da moderata a intensa migliora l’omeostasi del glucosio, la capacità dell’organismo di regolarlo, negli adulti in sovrappeso e obesi che corrono un rischio maggiore di sviluppare resistenza all’insulina. Tuttavia, si sa poco riguardo al timing ottimale dell’attività fisica per migliorare il controllo quotidiano della glicemia.
Per valutare l’impatto delle lancette dell’orologio, gli esperti hanno utilizzato i dati degli esami di base di uno studio multicentrico randomizzato e controllato condotto in Spagna a Granada e Pamplona. Scopo del lavoro era studiare la fattibilità di un’alimentazione soggetta a restrizione temporale e l’efficacia sul tessuto adiposo viscerale (esito primario), sulla composizione corporea e sui fattori di rischio cardiometabolico negli adulti con sovrappeso e obesità. In totale i partecipanti erano 186 adulti, età media 46 anni e indice di massa corporea 32,9.
L’attività fisica e i modelli di glucosio dei partecipanti sono stati monitorati simultaneamente per un periodo di 14 giorni utilizzando un accelerometro triassiale indossato sul polso non dominante e un dispositivo di monitoraggio continuo del glucosio. I ricercatori hanno quindi classificato il volume di attività fisica da moderata a vigorosa accumulato ogni giorno. Le categorie erano ‘inattivo’ (se non era stata accumulata alcuna attività) e ‘mattina’, ‘pomeriggio’ o ‘sera’ se più del 50% dei minuti di attività fisica da moderata a intensa per quel giorno erano stati accumulati tra le 6 del mattino e mezzogiorno, tra mezzogiorno e le 18, o tra le 18 e mezzanotte. C’era infine la categoria ‘mista’ se nessuna delle finestre temporali definite rappresentava più del 50% dell’attività fisica moderata-intensa per quel giorno.
I risultati hanno mostrato che accumulare più del 50% di attività fisica da moderata a vigorosa la sera era associato ad un abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue diurni, notturni e complessivi rispetto all’essere inattivi. Questa associazione era più forte nei partecipanti con alterata regolazione del glucosio. Il modello di queste associazioni era simile sia negli uomini che nelle donne.
«Mentre il campo si sposta verso prescrizioni di esercizi individualizzati per diverse condizioni croniche, questo studio fornisce ora ulteriori elementi per andare oltre il dire semplicemente ai pazienti di ‘muoversi di più’», afferma Renee J. Rogers, scienziata senior, University of Kansas Medical Center. Quello che invece si potrebbe dire è dunque «di muoversi il più spesso possibile e dare priorità al movimento dal pomeriggio alla sera, quando fattibile, per la regolazione del glucosio».