Dipendenza da social, l'appello dei pedagogisti: "Stop ai cellulari sotto i 14 anni". Valditara: "Numeri drammatici"
“Cinquantamila ragazzi non vanno più a scuola per stare attaccati a cellulari e social”, dice il ministro dell'Istruzione. E gli esperti lanciano una petizione online per introdurre una soglia di età all'utilizzo degli smartphone
“Cinquantamila ragazzi non vanno più a scuola per stare attaccati a cellulari e social”. Sta assumendo una dimensione sempre più allarmante la dipendenza da social, un fenomeno strisciante e nascosto. Solo un giovane su tre è consapevole del rischio di svilupparla. Secondo una ricerca dell’Università di Padova, infatti, il 34% dei ragazzi non sa di esserne di fatto dipendente e meno del 10% riconosce i danni dovuti a un utilizzo non responsabile dei social media.
A lanciare l’allarme è il Miur. “Abbiamo calcolato 50mila ragazzi che non vanno più a scuola per stare attaccati a cellulari e social: si rinchiudono per almeno 6 mesi nella loro stanza, dipendenti totalmente da questi strumenti virtuali”, ha il ministro Giuseppe Valditara in tv. “I dati sono drammatici. È un problema sociale – ha aggiunto il titolare dell’Istruzione – sorto in Giappone, che si sta espandendo in tutta Europa”.
Valditara: “I genitori non sanno cosa fare”
“I genitori non sanno cosa fare: è difficilissimo vincere questa dipendenza. Quindi dobbiamo fare una grande campagna di convincimento, perché non si dia in mano a dei minori e bambini questo strumento di distruzione di massa. Il cellulare dato a bambini di 7-8 anni ha effetti veramente tremendi. Partiamo dalle scuole con una educazione forte: dobbiamo ricostruire l’alleanza tra genitori, ragazzi e scuola”, ha concluso il ministro.
La petizione dei pedagogisti
Un gruppo di pedagogisti ha lanciato una petizione online per chiedere “al governo italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16. Aiutiamo le nuove generazioni”, spiegano i firmatari dell’appello promosso dal Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti (Cpp).
“Se è vero che spesso le tecnologie migliorano la qualità della vita, questo non accade quando si parla di educazione nella prima infanzia e nella scuola primaria”, avvertono i promotori della petizione. I bambini e le bambine che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi subiscono due danni: uno diretto, “legato alla dipendenza”, e l’altro “indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita”.
“È ormai chiaro che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale sui social media”, avvertono gli esperti.