Cinque mosse per abbassare il rischio di infarto
Sonno, dieta, potassio, vaccini antiinfluenzali, misure antistress: i cardiologi allargano il campo della prevenzione
Nell’anno in cui è scoppiata la pandemia, il Covid ha rappresentato la terza causa di morte nell’Unione Europea. Al primo posto, nella classifica dei nemici della nostra salute, figurano le affezioni di cuore e arterie, seguono tumori e malattie infettive. Ogni anno in Italia si registrano più di 220mila decessi per cause cardiovascolari (dati Motore Sanità). Da anni ci ripetiamo che i fattori di rischio principali si chiamano diabete, fumo, alcol, grassi del sangue, ipertensione, sedentarietà. Nella lotta contro l’infarto, oggetto del congresso di cardiologia presieduto a Firenze da Francesco Prati, oltre ai punti citati sopra sono emersi altri fattori di rischio meno conosciuti, che è possibile scongiurare. Vediamo le cinque new entry nella prevenzione cardiovascolare, e le ultime novità in tema di terapie.
1 – Sonno. L’insonnia fa innalzare la pressione: i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Sleep Medicine mostrano che riposare 7-8 ore a notte, senza risvegli improvvisi e senza russamento, riduce gli eventi infausti, aritmie e fibrillazioni.
2 – Dieta. Dimagrire, anche se qualche chilo viene poi ripreso, ridimensiona i rischi correlati di infarto e ictus. Lo indica uno studio retrospettivo dell’Università di Oxford su un campione di oltre 50mila partecipanti.
3 – Potassio. Eliminare il sale dalla tavola è una scelta vincente. Le linee guida raccomandano in parallelo di incrementare il potassio. Un consumo regolare di verdura, frutta fresca, e altri alimenti ricchi di potassio, esalta l’effetto protettivo sul cuore.
4 – Vaccini. L’influenza potrebbe scatenare un infarto: il rischio di attacco cardiaco aumenta di sei volte in corso di sindrome influenzale. Lo rivela uno studio presentato al congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive. Anche altri vaccini, oltre alla profilassi antinfluenzale, salvaguardano le coronarie.
5 – Stress. Le polveri microscopiche sospese nell’aria che respiriamo, sommate ai rumori del traffico e all’inquinamento, fanno aumentare la frequenza cardiaca, i livelli degli ormoni dello stress, la reattività piastrinica e l’infiammazione vascolare. Per limitare i danni, anche le classiche mascherine possono ridurre l’impatto dell’esposizione allo smog. Un’altra misura salutare consiste nel concedersi ogni tanto soggiorni in ambienti naturali (mare, monti, località termali).
Terapie. Quanti si ritrovano a fare i conti con uno scompenso cardiaco o con l’esigenza di abbassare i livelli di colesterolo, una volta fallita la prevenzione, possono contare nelle terapie di ultima generazione. Quest’anno possiamo raccogliere i frutti di tre importanti scoperte. Inclisiran, farmaco a Rna interferente, riduce del 50% il colesterolo LDL, senza effetti collaterali su reni e fegato. L’acido bempedoico, da solo o in associazione con ezetimibe, riduce analogamente il colesterolo senza ledere i muscoli, principale effetto indesiderato delle statine. Da citare infine le gliflozine: nascono come antidiabetici, e rappresentano attualmente la più importante innovazione nello scompenso cardiaco. Sarà il cardiologo a giudicare in quali casi prescrivere tali terapie.