Perché camminare all'indietro fa bene alla salute e al cervello: i segreti del ‘retro walking’
Lo sanno bene i bambini che lo fanno giocando. Ora la scienza ha scoperto che può essere un vero toccasana per mente e corpo: aumenta la memoria, aiuta ad alleviare il dolore cronico
Camminare, il gesto forse più naturale per tutti noi, è un toccasana per la salute. Si sa. Ma c’è qualcosa di meglio che possiamo fare per il nostro benessere: camminare all’indietro. Difficile ammetterlo, ma i gamberi, gli unici animali che si spostano muovendosi al contrario, hanno capito tutto e molto prima di noi. E inconsciamente, anche i bambini, che lo fanno per gioco o per fare arrabbiare gli adulti.
Può sembrare strano ma la camminata all’indietro – nota come Retro Walking o Backward Walking proprio per i movimenti insoliti che bisogna compiere per praticarla – ha effetti benefici, sia sul corpo che sulla mente ed è un ottimo allenamento. E la Bbc ci ha fatto anche un podcast.
Perché camminare all’indietro fa bene
Innanzitutto, rispetto alla camminata classica, quella all’indietro riduce il carico sulle articolazioni e, quindi, lo stress sulle ginocchia e sulle anche. Si rivela così di aiuto per alleviare il dolore cronico o derivante da problemi articolari e per contrastare la disabilità funzionale, migliorando al tempo stesso la forza e la mobilità del quadricipite.
Il retro walking, attiva muscoli diversi rispetto a quelli che si utilizzano per camminare in avanti, in particolare, stimola con maggiore incisività i muscoli del retro della coscia (come il bicipite femorale, il semimembranoso e il semitendinoso), i glutei e il vasto mediale del quadricipite che si inserisce nella rotula ed è fondamentale per la stabilità del ginocchio.
Tutta la muscolatura degli arti inferiori viene però rinforzata, un aspetto fondamentale che permette di correggere la postura e di incrementare la flessibilità diminuendo il rischio di cadute accidentali. Inoltre, migliora l’equilibrio e la coordinazione.
Attiva meccanismi cerebrali importanti
Il non vedere il terreno sul quale ci si sposta, attiva muscoli e meccanismi cerebrali che solitamente non vengono coinvolti durante la camminata normale. Questo fa sì che, in primis, migliori la prorioceziome, la capacità di percepire il proprio corpo nello spazio, e di conseguenza, non solo l'equilibrio e la coordinazione dei movimenti, ma anche la memoria spaziale, ovvero l’abilità di immagazzinare informazioni visivo-spaziali.
Da non sottovalutare poi, che il backward walking permette un allenamento cardiovascolare più intenso rispetto alla camminata normale assicurando un maggiore dispendio calorico. Abbinato a un’alimentazione sana ed equilibrata si rivela quindi un alleato per dimagrire e mantenersi in forma.
E se i benefici sul corpo già bastano per convincersi a camminare in retromarcia, quelli sulla mente toglieranno ogni dubbio. Compiere un passo in avanti è un automatismo che si acquisisce già da bambini. Farlo all’indietro, invece, richiede concentrazione, attenzione, coordinazione e un impegno mentale costante che contribuiscono a migliorare le capacità cognitive e la memoria. Invertire il senso di marcia, innanzitutto, sollecita la mente a confrontarsi con un movimento che non le è familiare portandola a superare i suoi limiti motori. Inoltre, stimola la corteccia prefrontale, una regione del cervello coinvolta nel controllo motorio, nella pianificazione, nelle decisioni, nel problem solving e nella memoria.
Gli effetti sulla memoria
Recenti studi hanno dimostrato che i movimenti all'indietro, tra cui la camminata (ma anche guardare un video o ripetere un argomento che si è studiato al contrario) permettono di ricordare meglio fatti e nozioni, migliorando così le capacità mnemoniche. Infine, protegge dalle demenza senile.
Con l'avanzare dell'età, il cervello si riduce e la camminata, e in particolare quella all’indietro, si è rivelata utile per rallentare questo processo. Farlo con regolarità, attiva le aree cerebrali associate alla memoria e all'elaborazione delle informazioni, la corteccia prefrontale e l'ippocampo, aumentandone di conseguenza le dimensioni. A confermarlo, anche una ricerca pubblicata su ‘Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America’ (PNAS) i cui risultati hanno dimostrato che l'esercizio fisico aumenta il volume dell'ippocampo del 2%, invertendo la perdita di volume del cervello legata all'età di uno o due anni.
Come fare il backward walking
La camminata all'indietro è piuttosto semplice da imparare e può essere praticata ovunque, anche tutti i giorni. Meglio iniziare gradualmente, esercitandosi prima in casa, magari sfruttando le pareti come appoggio di sicurezza, per poi passare all’aperto, su un terreno non sconnesso e privo di ostacoli che rischiano di non essere visti, o in palestra, sul tapis roulant, iniziando a bassa velocità per poi aumentarla gradualmente con il tempo.
Un altro modo più soft e sicuro è utilizzare la cyclette o l'ellittica pedalando al contrario, ma in questo caso lo sforzo cerebrale sarà minore.