Obesità nei bambini: cosa dice la ricerca
Gli esperti hanno scoperto degli elementi cruciali in alcune aree specifiche del cervello

Stando agli ultimi dati forniti dagli esperti della Società Italiana di Pediatria, l’Italia si posiziona al quarto posto a livello europeo per livelli di sovrappeso e obesità infantile, una condizione di per sé molto pericolosa che in età adulta rende questi pazienti più facilmente a rischio di sviluppo di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari anche gravi. Per quanto sia ormai noto che la condizione di per sé sia legata ad un pericoloso mix di sedentarietà e di uno stile alimentare scorretto prolungati nel tempo, secondo gli scienziati alcuni individui potrebbero vivere questo tipo di problema anche a causa di specifiche caratteristiche del loro cervello.
La ricerca
A confermarlo è stata una ricerca pubblicata sulla rivista Cell Genomics da parte del Children’s Hospital di Philadelphia (Chop) negli Stati Uniti, che ha messo in luce quali potrebbero essere le cause principali dell’obesità nei più piccoli, evidenziando in modo specifico una serie di marcatori (anche chiamati loci) che rappresentano un’importante traccia genetica per l’identificazione precoce del rischio di sviluppare la condizione. Stando a quanto dichiarato da uno degli autori dello studio, il ricercatore Sheridan H. Littleton, è emerso che “concentrandosi specificamente su questi locus, è stato possibile individuare una variante causale associata a uno dei segnali genetici più evidenti legati all’obesità infantile”.
Per riuscire ad esaminare gli effetti della variante rs7132908, oggetto dell’analisi, i ricercatori hanno sfruttato alcune cellule staminali che si sviluppano in neuroni ipotalamici, un tipo di cellula fondamentale legata al comportamento alimentare.
Gli interventi
Le scoperte nel merito della questione sono particolarmente interessanti perché potranno aiutare la comunità scientifica e gli esperti a identificare gli elementi da attenzionare, in modo specifico al momento della messa a punto di nuove terapie per trattare l’obesità infantile. Non è finita qui: il medesimo locus identificato dagli studiosi – vale a dire uno dei nuclei del sistema nervoso centrale – si è anche dimostrato essere l’indicatore di una maggior suscettibilità al diabete di tipo 2, ad un aumento della percentuale di grasso corporeo nei bambini e negli adulti e infine all’età più precoce della prima mestruazione (anche chiamato menarca).
In precedenza, altri studi in materia avevano ipotizzato che l’ipotalamo avesse un ruolo cruciale per la regolazione dell’appetito, ma questa struttura del sistema nervoso centrale è inserita nelle profondità del cervello ed è dunque piuttosto complessa da analizzare.
Al di là della predisposizione genetica, ad ogni modo, è fondamentale ricordare come una dieta corretta e bilanciata – che includa tutti i macronutrienti e un apporto calorico adeguato per il soggetto – e un esercizio fisico regolare – anche a bassa intensità, come pochi minuti di camminata al giorno – sono scelte cruciali fin dall’infanzia, perché aiutano a tenere il peso sotto controllo e a evitare accumulo eccessivo di massa grassa che in un futuro potrebbe essere più complicato smaltire. Gli approcci alimentari e quelli sportivi dovrebbero ad ogni modo essere seguiti da nutrizionisti ed esperti di fitness, in modo tale da non rischiare un fai-da-te che a lungo andare potrebbe generare più danni che reali benefici.