Latte and company, le soluzioni di madre Natura
Le vitamine che possono essere ’immagazzinate’ nell’organismo per venire utilizzate al bisogno
Houston, abbiamo un problema: la frase lanciata nel marzo 1970 dalla navicella spaziale Apollo 13 è rimasta nella storia. Il problema, in realtà, era immenso: a bordo era scoppiato un incendio, molto piccolo ma sufficiente a disconnettere tutti i sistemi di navigazione. Il viaggio verso la luna era compromesso e venne immediatamente annullato, ma ancora più seria era situazione per il ritorno a terra, visto che i computer erano saltati e che l’ossigeno non risultava più sufficiente. Non solo: per due giorni interi la navicella iniziò a roteare come la centrifuga di una lavatrice, mettendo in serio pericolo l’apparato muscoloscheletrico degli astronauti.
Fortuna ed esperienza vollero che il comandante Jim Lovell fosse uomo di una genialità unica, oltre che di grande competenza. Forse temendo la precarietà degli strumenti ipertecnologici, aveva portato con sé un sestante, magico strumento che permise alla navicella di seguire la rotta giusta per rientrare. Il sestante era uno strumento ottico che aveva sostituito l’Astrolabio; fu inventato dalla marineria inglese nel 1700 per conoscere l’esatta posizione delle navi nell’oceano; e grazie (anche) a questo utile strumento ci fu il rientro della navicella spaziale. Questi astronauti erano geni anche nella preparazione psicofisica, che permise loro di non avere grossi danni fisici, visto soprattutto che nel loro excursus prolungato nello spazio si erano cibati solo di bevande sintetiche. Mesi prima della missione venivano prescritte diete ricche di vitamine, che immagazzinandosi nel fegato avrebbero sorretto il loro fisico durante la penuria del viaggio. In primis le vitamine A e D, la prima utile per la visione notturna, la seconda importante per il benessere osteomuscolare messo a dura prova dal viaggio nello spazio. Queste due vitamine sono presenti soprattutto nei pesci con una caratteristica importante, quella cioè di accumularsi nel nostro fegato ed essere utilizzata nei momenti di bisogno. Utile anche una alimentazione ricca in latte e latticini; con una precisazione: queste vitamine chiamate anche liposolubili sono presenti nei grassi del latte; per questo il latte andrebbe bevuto intero.
Ma Madre natura spesso fa scatole cinesi. Nonostante una alimentazione ricca in vitamina D, quella alimentare copre il nostro fabbisogno solo per il 20 %. Per il resto (l’80%) ci vuole l’esposizione solare; ovviamente un’estate al mare fa i miracoli, ma in inverno possiamo fare anche meno. Perché la pelle ‘produca’ vitamina D, basta una passeggiata di venti minuti «anche sotto il cielo grigio di Berlino», come recitava un detto popolare. Ma attenzione: noi possiamo avere una dieta con questi alimenti ricchi in calcio (latticini e verdure) ma se non facciamo tutti i giorni una regolare attività fisica, il calcio non verrà mai fissato alle ossa. Anche la fitoterapia può aiutare ad avere delle ossa più sane possibili. La pianta principe è l’equiseto, ricco sì in calcio, ma anche in silicio, cioè il minerale “sposo” del calcio. Utili anche la frutta secca ricca in magnesio, altro nutriente utilissimo per il benessere osteoarticolare. L’ideale è un mix di 20 grammi di noci, mandorle e pistacchi.