Il Passator cortese: eroe o criminale? La storia di Stefano Pelloni e la tassa sulla pesca
Stefano Pelloni, noto come Passator cortese, sfidò la tassa sulla pesca fluviale. La sua storia tra mito e realtà.
Per Pascoli era il Passator cortese, per i contadini romagnoli un vero Robin Hood, per la gendarmeria vaticana un delinquente da sopprimere quanto prima; ma ci vollero anni prima che la polizia papalina arrestasse Stefano Pelloni di professione Passatore (traghettatore) sul fiume Lamone in Romagna. Le colpe di questo aitante giovane? Essersi opposto alla tassa creata dal clero sulla pesca fluviale. La gente del posto che viveva di lucci, carpe, anguille non si aspettava questa angheria, ma, si sa, in quel periodo (1848) la Chiesa più che alle anime pensava alle carpe in salmì.
Ci fu quindi un’escalation di prevaricazione e violenza contro i ricchi del posto e, fra le vittime illustri, Pellegrino Artusi il padre della cucina italiana. Ma, per dirla col sacrestano della Tosca, scherza coi Fanti e lascia stare i Santi; ed infatti pochi mesi dopo il Pelloni fu fucilato. Le tasse rimasero e per la Romagna iniziò un periodo buio; questa povera gente, infatti, non aveva cibi carnei con cui nutrirsi, visto che vitelli e capponi finivan tutti nelle cucine dei padroni. Perdere questi pesci, in particolare le anguille, fu pesante: queste bisce infatti sono estremamente nutrienti, vista la loro ricchezza in grassi nobili e quindi adattissime per chi faceva lavori pesanti.
Gli antichi romani amavano molto le anguille, tant’è che ad una cittadina di pescatori sul lago di Bracciano ove si coltivavano questi capitoni fu dato il nome di Anguillara. Peccato che adesso non le mangi più nessuno; dovrebbero invece abbondare sulla tavola di tutte le donne carenti di vitamina D, fondamentale contro l’osteoporosi (le anguille ne sono ricchissime).
Fortunatamente un po’ questi pesci sono stati rivalutati e i grandi cuochi nel periodo natalizio elaborano interessanti e nutrienti piatti festivi. E per quanto riguarda osteopenia ed osteoporosi un notizia incrediblie da poco pubblicata e senz’altro fuori dalle righe: secondo un recente lavoro mangiare prugne aiuta a combattere queste patologie che aggrediscono soprattutto le donne. La spiegazione va probabilmente cercata nella ricchezza di questi frutti in calcio ed altri minerali rari. Grandi virtù quindi delle modeste susine fino a ora osannate solo per i loro meriti antistipsi.
Ma passiamo alle verdure: il 16 marzo del 1592 arriva a Roma da Caravaggio, una cittadina lombarda, Michelangelo Merisi, pittore famoso (allora) più per le sue risse che per le capacità pittoriche: ed infatti all’Osteria del Moro in Piazza Navona schiaffeggia un povero cameriere reo di avergli portato dei carciofi senza la carbonara. Forse una spiegazione della suo caratteraccio si può trovare anche nella dieta misera e priva di nutrienti che il suo mentore, Monsignor Pandolfo Pucci da Recanati, gli faceva fare: tirchio come era, questo strano cardinale teneva il povero pittore ad una dieta folle fatta solo di verdure ed insalata, tant’è che il buon Merisi appellava costui come Monsignor Insalata. Infatti una alimentazione povera in carboidrati (che alcuni scriteriati giovani al giorno d’oggi adottano) crea cambiamenti umorali improvvisi che possono tramutarsi anche in violenza. Il finale della storia lo conosciamo tutti: in una rissa più pesante delle altre Caravaggio uccide il rivale in amore Ranuccio Tomassoni. Il pittore viene condannato a morte dal Papa, fugge a Napoli prima e poi a Malta, per morire poi esule ed in miseria a Orbetello. Probabilmente sarebbe bastata una dieta più equilibrata e ricca in cibi nobili per modulare il caratteraccio di questo splendido pittore.