Fame nervosa, la solitudine rende insaziabili: come fermarsi
La socialità a tavola, e la regola dei 20 minuti tra una portata e l'altra, aiutano a placare gli appetiti irrefrenabili
La solitudine può esacerbare gli appetiti, uno studio dell’UCLA Health apparso su Jama Network Open ha mostrato che le donne che si sentivano trascurate, abbandonate, o che perdevano autostima, avevano di pari passo una attivazione delle aree del cervello (insula e putamen) associate ai desideri e alla motivazione verso il cibo. Questi risultati confermano che l’emotività influenza l’appetito, con una predilezione verso i prodotti calorici contenenti zuccheri. È importante sottolineare che le donne che si sentono sole tendono anche ad avere comportamenti sregolati, il che potrebbe contribuire all’aumento del rischio obesità. Questo studio evidenzia l’importanza di considerare, oltre ai fattori biologici e ambientali, anche quelli psicologici. Se ci manca la compagnia, potremmo essere più inclini a cercare conforto nel cibo, soprattutto in quelli ad alto contenuto calorico che ci danno una sensazione di soddisfazione immediata, perdendo la cognizione del peso corporeo.
È fondamentale trovare modi sani ed efficaci per affrontare la solitudine e migliorare il nostro benessere emotivo, senza ricorrere al cibo come unica soluzione. Cercare il supporto di amici, familiari o professionisti della salute mentale può essere un primo passo per affrontare il problema e ridurre il rischio di sviluppare disturbi alimentari e problemi legati all’obesità. “Quando si svegliano gli appetiti notturni – ha scritto Susan Albers, psicologa della Cleveland Clinic, Ohio (Usa) – è necessario lavorare su una corretta regolazione delle emozioni e sullo sviluppo di strategie alternative per gestirle, senza ricorrere al cibo come unico mezzo di conforto”.
Ansia e voracità
Esiste una connessione sorprendente tra il senso di solitudine e l’attivazione di determinate aree neurali legate al senso di fame. I ricercatori hanno scoperto che le donne che si sentono più sole tendono ad avere una maggiore massa grassa, una dieta scadente, desiderio di momenti golosi, un rischio più elevato di eccessi alimentari e livelli aumentati di ansia e depressione. Allo stesso tempo, in queste persone, si registra una vivace attivazione nelle regioni cerebrali associate al desiderio e alla gratificazione alimentare, con una perdita di controllo nella regione cerebrale correlata alla gestione dei comportamenti alimentari.
Momenti di debolezza
I risultati ribadiscono quanto ormai si sapeva intuitivamente: quando ci si sente soli, si tende a sottovalutare cosa si mangia, il desiderio di dolci gratificazioni diventa impellente, viene meno l’autocontrollo. In questi casi occorre affrontare il problema della solitudine e dei suoi effetti, anche attraverso il recupero di relazioni sociali. “La fame nervosa – avverte Kelly Brownell, professore di neuroscienze alla Duke University, North Carolina, Usa – può essere gestita attraverso una corretta consapevolezza dei propri pensieri e delle emozioni. Imparare a riconoscere i segnali e ad ascoltare veramente ciò di cui ha bisogno può essere fondamentale per arginare i momenti di debolezza”.
I trucchi al ristorante
Un altra raccomandazione si applica di giorno, quando siamo al ristorante, è la regola dei 20 minuti. Si tratta dell’intervallo necessario per respingere gli attacchi di fame impellente, quando siamo seduti a tavola, e prevede di aspettare almeno 20 minuti dopo aver iniziato a mangiare prima di decidere se continuare a ordinare portate, rallentare o fermarsi. Questo perché il cervello ha bisogno di tempo per ricevere segnali di sazietà dallo stomaco e comprendere che hai mangiato abbastanza. Spesso, dopo un quarto d’ora in stand-by, l’attacco di fame si attenua progressivamente, i morsi della fame si placano, e sopraggiunge la sensazione di sazietà. Questa regola può essere utile per controllare le porzioni ed evitare di mangiare più del necessario.