Erbe di campo, una ricchezza da sfruttare
Tarassaco, cardo mariano e finocchio selvatico hanno proprietà nutraceutiche importanti
Nel giugno del 1942 Charlie Chaplin in arte Charlot scriveva nel suo diario: «Mi piace piangere quando piove perché nessuno può vedere le mie lacrime»; triste pensiero scaturito dalle pesanti notizie in arrivo dalla Germania nazista ove molti suoi amici ebrei erano vittime dell’Olocausto. Il suo disprezzo per Hitler era totale, tanto da deriderlo con caustica ironia nel film il Dittatore creato ed interpretato da Chaplin stesso. Piccolo di statura ma con un carattere di ferro Charlie era un padre all’antica; ebbe ben undici figli, fra cui Geraldine, la protagonista del celeberrimo film Il dottor Zivago. Se da giovane l’attore era stato un notevole donnaiolo, da adulto si comportò come un vero Pater Familias, molto dedito ai suoi ragazzi che educò nel rispetto e nell’amore della natura e degli animali. Nonostante i suoi mille impegni, passava ogni domenica con la sua famiglia nelle campagne vicino a Londra raccogliendo fiori e soprattutto erbe selvatiche eduli sempre in compagnia del botanico Adolf Hengler. E faceva molto bene perché da molti anni conosciamo l’immenso valore nutrizionale di cicorie crespigni, cicerbite, dente di leone, melissa ed altre.
Per capire l’immenso valore nutrizionale di queste erbe selvatiche bisogna partire da molecole chiamate Fenoli che sono veleni per gli insetti che aggrediscono queste piante e per noi invece molecole antinfiammatorie ed antitumorali. Ma le verdure dei mercati non hanno bisogno di produrre fenoli visto che vengono protette dagli insetti grazie a serre, pesticidi, etc; viceversa le piante selvatiche per sopravvivere ne hanno tanto bisogno. In soldoni una zuppa di crespigni e tarassaco avrà mille volte in più di fenoli antitumorali rispetto alle verdure dei mercati. E questo i botanici amici di Charlot lo sapevano bene. E bene lo sapevano anche i nostri contadini che in primavera raccoglievano questi “Erbi” fra gli olivi per fare meravigliose zuppe condite con l’olio ’gentilmente’ concesso dai latifondisti del tempo: ogni contadino ne riceveva ogni sera a fine lavori qualche goccia sul pane. Qualche goccia, e non di più…
Vediamo adesso qualche dettaglio su queste erbe. In primis il tarassaco o dente di leone chiamato dai francesi Pissenlit (Piscialetto) grazie al suo enorme potere diuretico, utile quindi per abbassare la pressione arteriosa e combattere la ritenzione idrica. In tempo di guerra, come ci rammenta Totò, le radici di questa pianta venivano tostate creando un ottimo succedaneo del caffè. Ma il tarassaco è anche un capolavoro di ingegneria eolica; da piccoli sul soffione di questa pianta noi bambini ci divertivamo a soffiare per far volare gli acheni simili a piccoli paracadute che grazie al vento percorrono decine di km inseminando prati e giardini. Altra pianta commestibile e nel contempo curativa è il Cardo Mariano dalle foglie picchiettate di bianco che secondo la tradizione sono le lacrime della Madonna in fuga da Nazareth. Il Cardo mariano, ricchissimo in Silimarina (molecola molto usata dalle case farmaceutiche), è un potentissimo epatoprotettore capace di contrastare fortemente la steatosi epatica.
Il finocchio selvatico invece è una ottima arma per combattere il meteorismo intestinale, fastidiosa micropatologia derivata soprattutto da una masticazione troppo veloce che non permette al cibo di essere ben triturato, appesantendo di conseguenza stomaco ed intestino.