Dieta atlantica, come cambiano i gusti mediterranei

Diffusa soprattutto in Spagna e in Portogallo è un tipo di alimentazione che offre vantaggi sia da un punto di vista della salute, sia da un punto di vista climatico

di Redazione Salus
13 maggio 2024

I vantaggi per l’organismo riferiti ad uno stile alimentare di tipo mediterraneo sono indubbi e già ampiamente dimostrati dalla scienza. Si tratta di un particolare regime tipico delle zone di coltivazione dell’olivo della regione mediterranea e che presenta una forte associazione culturale con queste aree. Ampiamente diffusa in Italia, si caratterizza per un elevato consumo di alimenti a base vegetale (quali frutta, verdura, noci e cereali) e olio d’oliva; include inoltre un consumo moderato di pesce e pollame e un apporto limitato di latticini (come yogurt e formaggi), carne rossa e dolci (questi ultimi sono di norma sostituiti dalla frutta). Inoltre, i prodotti della dieta mediterranea “hanno dimostrato il suo effetto protettivo contro le malattie cardiovascolari”, senza contare che è stata “ampiamente provata la sua associazione con un minor uso di acqua, terra ed energia e con una riduzione delle emissioni di gas serra”.

 

Tuttavia, non si tratta dell’unica opzione salutare che si possa mettere in tavola. Di recente si è anche iniziato a parlare della variante atlantica, diffusa in alcune aree europee più a Nord rispetto all’Italia e, a quanto sembra, altrettanto valida.

 

Dieta atlantica

Molto apprezzata soprattutto nel Nord Ovest della Spagna (come per esempio in Galizia) e nella regione più settentrionale del Portogallo, la dieta atlantica – secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open da un team di ricerca dell’università spagnola di Santiago de Compostela – è ricca di aspetti positivi. Per gli scienziati, seguire questo tipo di regime alimentare assicura “una minor esposizione alla sindrome metabolica, un insieme di condizioni che aumentano il rischio di malattie cardiache”. La dieta di per sé è ricca di cibi locali, freschi e integrali, tra cui frutta, verdura, pane, legumi, noci, pesce e prodotti lattiero-caseari di varia natura. Esempi concreti in questo senso possono essere rappresentati da piatti di carne accompagnati da vegetali o ancora dai classici stufati (o “cocidos” in lingua spagnola) tipici della parte settentrionale della Penisola Iberica, che includono carne cotta a fuoco lento accompagnata da vari tipi di legumi e verdure.

 

Gli esperti, ad ogni modo, hanno altresì evidenziato nel loro studio come rispetto a questa dieta “siano necessarie ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi sottostanti, tenendo conto delle variazioni culturali e dietetiche regionali”.

 

Per il resto in generale, come evidenziato anche le linee guida dell’OMS, uno stile alimentare sano (sia esso mediterraneo o atlantico) dovrebbe includere “cinque porzioni di frutta e verdura quotidiane”, un “apporto limitato di sale” (al massimo 5 grammi al giorno) e un quantitativo di grassi “non superiore al 30%”.

 

Aspetti climatici

Proprio come il suo corrispettivo mediterraneo, sembra inoltre che il regime alimentare di tipo atlantico offra vantaggi che vanno al di là dell’aspetto meramente biologico. Nei soggetti presi in considerazione per lo studio che hanno seguito la dieta, infatti, si è notata “una riduzione di 0,17 kg di anidride carbonica equivalenti per persona al giorno”. Per i ricercatori, in definitiva, “l’aderenza alla dieta atlantica nella più ampia popolazione di destinazione potrebbe migliorare significativamente l’impronta di carbonio, contribuendo agli sforzi per raggiungere l’obiettivo emissioni zero di CO2 entro il 2050”.

 

Come iniziare

La dieta atlantica è dunque abbastanza simile alla dieta mediterranea e si concentra su alimenti freschi e locali, come frutta, verdura, legumi, cereali, pesce e latticini. Ecco un esempio di menu di tre giorni:

 

Giorno 1:

Colazione: Yogurt greco con miele e noci. Spuntino: Una manciata di mandorle. Pranzo: Insalata di lenticchie con pomodori, cipolla e erbe aromatiche, condita con olio d’oliva. Spuntino: Frutta fresca di stagione. Cena: Filetto di branzino al forno con patate dolci e spinaci saltati.

 

Giorno 2:

Colazione: Porridge d’avena con frutti di bosco e semi di chia. Spuntino: Carote crude con hummus. Pranzo: Quinoa con verdure grigliate e feta. Spuntino: Una pera. Cena: Pollo arrosto con rosmarino, accompagnato da una insalata mista.

 

Giorno 3:

Colazione: Frullato di banana, spinaci, latte di mandorla. Spuntino: Una manciata di frutta secca. Pranzo: Panino integrale con salmone affumicato, avocado e rucola. Spuntino: Yogurt con miele e granola. Cena: Zuppa di lenticchie con un filo d’olio d’oliva e crostini di pane integrale.

 

Ricorda che è importante variare gli alimenti e assumere solo prodotti che abbiamo già provato in passato, assicurandosi di consumare porzioni adeguate e di mantenere un equilibrio nutrizionale. Prima di adottare piano alimentare personalizzato e specifico, è sempre necessario consultare il medico e un nutrizionista