Cioccolato, storia di una lunga passione
Antidepressivo, è ricco di polifenoli antitumorali ed abbassa la pressione; ma attenzione agli zuccheri
Nancy Astor, deputata inglese, era famosa più per la sua bruttezza che per la sua abilità politica; donna acida e permalosa una volta disse a Churchill: “Wiston, se fossi tua moglie ti metterei il veleno nel caffè”. Churchill guardò il suo viso pieno di rughe e rispose: “Nancy, se tu fossi mia moglie lo berrei volentieri!”. Grande statista, dall’intelligenza fulminea, Churchill non era molto amato dai suoi connazionali, tant’è che alla fine della guerra gli inglesi, invece di ringraziarlo per averli liberati da Hitler, lo bocciarono nelle elezioni del ’45. L’essere cacciato dalla politica gli causò una forte depressione; ma aveva un carattere di acciaio e quindi inizio un’altra attività, quella dello scrittore usando, si narra, come antidepressivo, un uso continuo e costante di barrette al cioccolato (oltre ad ottimi sigari toscani). Nel 1953 vinse il Nobel per la letteratura.
Fave di cacao
La cioccolata ha origini lontane. Nel 1520 il bandito spagnolo Herman Cortes, in missione per la Corona Spagnola, entrò con i suoi giannizzeri nella splendida Tenochtitlan, città situata al centro del lago Texcoco in Messico. Suoi messaggeri avevano annunciato con splendidi manufatti spagnoli la sua visita all’imperatore Montezuma, re degli Aztechi, un popolo mite ed altamente civilizzato capace di creare nella loro città un capolavoro urbanistico simile per i suoi canali alla nostra Venezia. Ma il resto è storia: la missione di Cortes si concluse con l’uccisione di Montezuma ed il genocidio del suo popolo. L’unica cosa buona che Cortes fece fu quella di importare a Madrid una bevanda calda tipica del Messico fatta con fave di cacao, peperoncino e miele: era la Xocoat che in Europa fu chiamata Cioccolata.
Gianduia
Ben presto questa delizia invase i salotti di tutta Europa ma, ahimè, in Italia ci pensò Napoleone a guastare le feste. Nel 1805 Napoleone, dopo aver derubato l’Italia di immense opere d’arte, decise di umiliarla ancora di più vietandole l’importazione di fave di cacao dalle Americhe. Il cioccolato divenne quindi una rarità; ma di questo un pasticcere piemontese, tale Prochet, fece di necessità virtù. Mescolò il poco cacao che aveva alle nocciole piemontesi creando un prodotto sublime che chiamò Gianduiotto; questo perché la pubblicità del prodotto fu affidata alla maschera Gianduia che nel Carnevale o in Opere Teatrali distribuiva agli astanti queste delizie. E così abbiamo un prodotto che associa le virtù del cioccolato a quelle delle nocciole.
Polifenoli
Il cioccolato, come si sa, è ricco di polifenoli antitumorali ed abbassa ottimamente la pressione arteriosa. La nocciola invece ha meriti che partono dal suo albero, il nocciolo. Questo arbusto è una betullacea e quindi la pianta migliore per abbassare la colesterolemia. Derivati fitoterapici della betulla sono consigliati a chi ha eccessi di grassi nel sangue. Alcune di queste molecole passano ovviamente anche nella nocciola che quindi, come la fava di cacao, diventa un nutraceuta, alimento cioè che nutre e cura nello stesso tempo. L’unica accortezza è per gli zuccheri aggiunti che impongono un consumo oculato. Da aggiungere (testimone d’eccellenza Winston Churchill) che il cioccolato è un ottimo antidepressivo in quanto permette la liberazione di endorfine, molecole della felicità.