Anguria e melone, storie nascoste dietro ai benefici

Il Re Sole vinse la guerra grazie al frutto dell’estate, Lorenzo il Magnifico si curò la gotta mangiandolo

di CIRO VESTITA -
22 luglio 2024
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Dietro al cibo che mangiamo ogni giorno ci sono spesso storie perdute che nel corso del tempo sono riuscite a tramandare saperi antichi. Scavare nel passato a volte è utile per capire i motivi per cui, ancora oggi dopo molti secoli, sappiamo che un alimento possiede qualità benefiche per la nostra salute. Conoscere questi aneddoti antichi ci aiuta a comprendere (e ricordare) come poter sfruttare al meglio le potenzialità della batura. Ecco, allora, la storia perduta del melone del Re Sole.

 

Il 15 agosto 1667, Luigi XIV detto il Re Sole dichiara guerra all’Olanda, Ma c’è un problema: il suo generale più fidato, il Principe di Condè, è allettato con un violento attacco di gotta. Il re scrive quindi al suo amico Francesco Redi, allievo di Galileo, chiedendogli un medicamento che rimetta in sesto il suo generale. Redi Risponde così: «Mio Re, io non soglio curare i malanni con i rimedi dello speziale, uso solo quello che il mio orto mi offre». Redi inviò a Condè un carro pieno di angurie e meloni, frutti dall’enorme potere antiinfiammatorio. E fece molto bene: il principe si rimise in breve tempo e la guerra fu vinta dai francesi. D’altro canto, da sempre i toscani usavano queste metodiche naturali per guarire da tanti malanni.

 

La famiglia dei Medici, ad esempio, era da sempre affetta da gotta. Il padre del Magnifico lo chiamavano addirittura “Piero il gottoso“. Un aneddoto particolare. Nel 1492, su invito di Lorenzo, arriva a Firenze il terribile frate Girolamo Savonarola. Personaggio violento ed irriconoscente, Savonarola negò addirittura l’estrema unzione al Magnifico, considerandolo un infedele. Savonarola, nell’agosto del 1494, organizza il primo Falò delle Vanità: invita i fiorentini a portare in piazza quadri non religiosi (Botticelli ne portò bene tre) e un immenso falò li bruciò tutti. Il mese dopo, il frate invita la popolazione a portare i libri borghesi, che vennero bruciati immediatamente. Il mese successivo, ancora, Savonarola vieta la vendita per strada di trippa e melone, dopo due giorni i fiorentini lo misero al rogo. Anguria e melone, infatti, erano “sacri“ per i fiorentini, viste le loro immense proprietà terapeutiche. Tant’è che l’attuale via Ricasoli di Firenze era chiamata “via del Cocomero“ in onore proprio di questo benefico frutto.

 

Ricchissimo di minerali, l’anguria è il frutto estivo per antonomasia. Nutriente, dissetante e diuretico, è un parente stretto del melone, da cui si differenzia per le poche calorie: appena 30 per etto, ideale quindi per chi è a dieta. Ma ciò che molti non sanno è che la parte bianca della buccia – l’albedo, che spesso buttiamo via ritenendola non commestibile – è invece ricchissima di steroli, molecole utili a combattere gli eccessi di colesterolo. L’acido urico, il cui eccesso nel corpo porta lentamente alla gotta, può essere combattuto proprio con l’anguria.

 

Messer Melone, cugino dell’anguria, ha proprietà ben diverse: zuccherino e ipercalorico, si presta molto bene a un pranzo veloce in spiaggia. Ma attenzione, evitiamo il classico prosciutto e melone: se vogliamo fare il bagno dopo pranzo, è utile sapere che il melone diluisce i succhi gastrici rendendo difficile la digestione del prosciutto, che è un cibo iperproteico. I semi del melone sono ricchissimi di Omega 3, detti anche “acidi salvacuore“. Una volta, al cinema le nostre mamme ci davano questi semini da sgranocchiare. Della stessa famiglia di anguria e melone sono i cetrioli. Umile ortaggio, ha invece immensi meriti: zero calorie (o quasi) ed è ricco di acqua minerale biologica e purissima.