Alimentazione sostenibile: perché la dieta flexitarian potrebbe essere la soluzione

Abbracciare una dieta sana ma al contempo rispettosa dell’ambiente è assolutamente possibile. Si tratta inoltre, una scelta alla portata di tutti, anche da un punto di vista economico

di Redazione Salus
16 ottobre 2024
Alimentazione sostenibile: perché la dieta flexitarian potrebbe essere la soluzione

Alimentazione sostenibile: perché la dieta flexitarian potrebbe essere la soluzione

Non c’è dubbio che tra le attuali priorità del genere umano ci sia la battaglia contro il cambiamento climatico, una sfida certamente impegnativa e ambiziosa alla quale tutti i cittadini possono attivamente partecipare anche con poche semplici azioni quotidiane. Nell’ampio spettro di scelte banali che si possono abbracciare per dimostrare il proprio interesse “green” vale la pena citare anche il proprio stile alimentare, che com’è noto è cruciale per mantenersi sani e sperare in una vita lunga e serena.

Sembra, a proposito, che lo stile di vita flexitariano sia proprio da questo punto di vista una delle opzioni più valide e interessanti.

Il significato di flexitarian

Il termine, di conio piuttosto recente, è una fusione tra le parole inglesi “flexible” (flessibile) e “vegetarian” (vegetariano). Ciò significa che chi segue questa dieta non è il classico vegetariano rigoroso, che non toccherebbe un pezzo di carne nemmeno per sbaglio, ma è al contrario un soggetto che cerca di ridurre il consumo di alimenti di origine animale come bistecche, hamburger o braciole privilegiando frutta, verdura, legumi e cereali integrali. In sostanza, un flexitariano si concederà della carne solo di tanto in tanto, consapevole dei suoi effetti a lungo termine sia sull’organismo, sia sul pianeta Terra. Un discorso simile vale anche per quanto riguarda il pesce, le uova oppure i latticini, che non saranno completamente messi da parte ma inseriti nel proprio regime con una ratio precisa, che potrà essere definita con il supporto di un dietologo o nutrizionista esperto.

Il flexitarianismo, dunque, permette di prendere due piccioni con una fava: da un lato riduce il rischio di sviluppare problemi di salute, dall’altro minimizza le emissioni di CO2 nell’atmosfera, principale causa del riscaldamento climatico in atto.

Una scelta sostenibile

Forse non tutti sono ancora a conoscenza dell’impatto climatico della carne, e questo principio vale soprattutto per quella rossa. Secondo Marijane Hynes, direttrice del Programma di Gestione del Peso alla George Washington University di Washington negli USA, “se tutti limitassero il consumo di carne rossa a una volta a settimana, le emissioni di gas serra diminuirebbero di almeno la metà”. Questo perché allevare animali richiede grandi quantità di acqua, terre coltivabili e produce elevate emissioni di metano, un gas serra particolarmente potente.

Il bello di una dieta flexitarian, dunque, non è soltanto il suo essere fondamentalmente sostenibile: si tratta infatti una soluzione praticabile per molti, perché non costringe nessuno ad applicare un regime alimentare rigidamente vegetariano o vegano.

I benefici

Il flexitarianismo presenta, infine, indubbi benefici sul corpo umano. Si tratta in effetti di una dieta ricca di frutta, verdura, legumi e cereali integrali che com’è ampiamente dimostrato riducono il rischio di sviluppare malattie croniche, malattie cardiache o ancora il diabete di tipo 2. Aumentare il consumo di alimenti vegetali, che sono naturalmente ricchi di fibre, vitamine e antiossidanti, può migliorare la salute dell’intestino, favorire la perdita di peso e migliorare il benessere generale.

Facendo le scelte alimentari giuste, inoltre, si riuscirà seguendo questa dieta a risparmiare ingenti risorse economiche, essendo la carne generalmente molto più cara rispetto, ad esempio, ai legumi, che tra l’altro sono una fonte altrettanto preziosa di proteine.