Roma, 16 giugno 2023 - Alle 4 di notte del 17 giugno di 40 anni fa il giornalista Enzo Tortora, uno dei presentatori televisivi Rai più popolari in quel momento (prima di 'Portobello', aveva condotto la 'Domenica Sportiva' e la prima edizione di 'Giochi senza frontiere'), venne arrestato dai carabinieri per traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico.
La foto fece il giro del mondo
Un arresto, cristallizzato, tra l'altro, da una foto che fece il giro del mondo e che ritraeva Tortora all'uscita in manette dal comando del Reparto Operativo.
Inchiesta della Procura di Napoli
L'inchiesta della procura di Napoli scosse il mondo dello spettacolo, turbò l'opinione pubblica (Portobello, il programma tv ispirato al celebre mercatino londinese era seguito da 26 milioni di spettatori) e divise il Paese intero tra colpevolisti e innocentisti.
Tra "falsi pentiti", alcuni dei quali legati alla Nuova Camorra Organizzata (Nco), e "falsi testimoni", furono quasi venti le persone che tirarono in ballo Tortora indicato quale corriere di stupefacenti per conto della Nco. Accuse che i magistrati partenopei dissero di aver vagliato e riscontrato con attenzione.
Tortora rinchiuso a Regina Coeli
Il giornalista, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli e poi in quello di Bergamo, scrisse numerose lettere per proclamare la sua innocenza e solo dopo sette mesi di detenzione ottenne gli arresti domiciliari nella sua casa di Milano.
Eletto eurodeputato del Partito Radicale il 17 giugno 1984, il 20 luglio 1984 tornò in libertà ed annunciò che avrebbe chiesto al Parlamento europeo di concedere l'autorizzazione a procedere nei suoi riguardi. L'autorizzazione fu data il 10 dicembre.
La condanna a 10 anni
Rinviato a giudizio, il 4 febbraio 1985 Tortora comparve davanti al tribunale di Napoli e ribadì la sua estraneità ai fatti contestati.
Ma il 17 settembre dello stesso anno i giudici si pronunciarono per la sua condanna a dieci anni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico di stupefacenti.
Simbolo dell’errore giudiziario
Sentenza poi ribaltata il 15 settembre 1986 dalla corte di appello di Napoli: Tortora fu assolto con formula piena ed i pentiti ritenuti non credibili. "É la fine di un incubo", disse il presentatore che divenne il simbolo dell'errore giudiziario.
A mettere la parola fine all'intera vicenda fu la prima sezione penale della Cassazione il 13 giugno 1987. Ma meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora morì per un cancro ai polmoni.
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Lettere dal carcere
Le lettere scritte durante la detenzione e indirizzate alla famiglia furono pubblicate nel 2002 dalla figlia Silvia (deceduta il 10 gennaio 2022 a 59 anni), in un libro dal titolo 'Cara Silvia'.
Lei, così come la sorella minore Gaia, si è sempre battuta per riabilitare la figura del papà e sollecitare una riforma del sistema penale che scongiurasse il ripetersi di altri, clamorosi, errori giudiziari.
Iniziativa Camere penali e Fondazione Tortora
Il 17 giugno del 1983, all'hotel Plaza di Roma, veniva arrestato Enzo Tortora. Un arresto mediatico, che segnava l'inizio di una tragica vicenda giudiziaria. L'Unione delle Camere penali italiane e la Fondazione Enzo Tortora organizzano, a 40 anni di distanza nella piazza antistante l'hotel Plaza, una conferenza stampa alla quale parteciperanno anche i testimoni della battaglia di Enzo Tortora per vedere affermata l'evidenza della propria innocenza e l'impegno per una giustizia giusta. Ci saranno tra gli altri la compagna di Tortora Francesca Scopelliti, il presidente dell'Ucpi Giandomenico Caiazza, Emma Bonino, Enrico Costa, Francesco Rutelli e Marco Taradash