Roma, 12 settembre 2023 – “Volevano uccidermi, ma non mi fermo”. A dirlo è don Antonio Coluccia, il prete anti-spaccio che a fine agosto è stato vittima di un agguato sulle strade di Tor Bella Monaca. “Questo episodio non mi fermerà. Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”, raccontato don Coluccia questa mattina su Rai1, ospite del programma ‘Storie Italiane’ con Eleonora Daniele. E ha affrontato temi difficili: dalla droga al “racket delle case occupate dalla criminalità: un tumore sociale”.
Da anni impegnato nella lotta contro la droga e la criminalità organizzata, don Coluccia fa il parroco di uno dei quartieri romani più pericolosi, in mano allo spaccio e alla criminalità. Anche sabato scorso c’è stata una reazione violenta alla manifestazione di alcuni cittadini: qualcuno ha lanciato una bottiglia contro Maricetta Tirrito, coordinatrice del 'Laboratorio Una Donna’, mentre spazzava una delle strade dello spaccio e i volontari stavano bonificando alcuni locali usati dai pusher. La donna ha avuto una prognosi di 25 giorni e ha ricevuto la solidarietà del mondo politico.
Attentato a don Coluccia: il racconto del prete
“Ero lì a fare la mia attività – ha raccontato don Antonio Coluccia in trasmissione – quando ad un certo punto uno scooterone si è fermato per farmi attraversare sulle strisce pedonali. La persona alla guida aveva il casco e mi ha sussurrato qualcosa che non ho compreso, poi tutto ad un tratto ha accelerato e mi sono salvato grazie alla persona della scorta che mi ha spinto in avanti e che è finita trascinata dal veicolo e sbattuta sulle macchine”.
L’aggressore era armato
“L’aggressore non si è fermato agli alt di polizia e alla fine, dopo l’inseguimento e una colluttazione, è stato preso ed era armato. Voleva uccidermi? Non penso che uno investa gli altri sulle strisce pedonali così. Mi dispiace perché in fondo questo per me rappresenta un fallimento, era un ragazzo giovanissimo”, ha continuato Don Coluccia. “Per grazia di Dio sono qui, potevo non esserci e ringrazio gli uomini della Polizia di Stato”, ha aggiunto.
Il prete: “I cittadini hanno paura”
“Noi dobbiamo andare in questi quartieri – ha sottolineato il prete di Tor Bella Monaca – e parlare con i cittadini che vivono lì: hanno paura di rientrare, questi criminali militarizzano tutto”. Ma non solo. “La camorra, la ‘ndrangheta, le mafie, il narcotraffico sulla città è un welfare, bisogna fare attenzione al racket delle case occupate. Quelli che appartengono alla criminalità – ha ricordato Coluccia – devono uscire perché sono il tumore sociale di questo territorio e rubano i sogni ai bambini”.
“La droga ha un linguaggio, i ragazzi cercano l’emulazione, c’è un fascino nella criminalità organizzata. Diventa un simbolo da emulare”, ha sottolineato Don Coluccia che, in chiusura di trasmissione, ha voluto lanciare un appello: “Quando ci avviciniamo, i cittadini ci dicono di non andare via. C’è una candela accesa che è una piccola speranza, ma la speranza va organizzata attraverso le istituzioni che devono rimuovere la criminalità. Non ci dobbiamo dividere. Lo Stato si deve riappropriare di questi territori, eliminare il degrado e creare qualcosa di alternativo”, ha concluso il prete anti-spaccio.