Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ROMA

Roma Pride 2023, Regione Lazio revoca il patrocinio: “Contrari alla campagna sull’utero in affitto”

Marcia indietro del governatore Rocca sull’edizione. La replica degli organizzatori: "Motivazioni pretestuose. Sabato alla parata ci sarà una folla oceanica che crede nei diritti, nell'uguaglianza e nella laicità"

La Regione Lazio revoca il patrocinio al Roma Pride 2023

La Regione Lazio revoca il patrocinio al Roma Pride 2023

Roma, 5 giugno 2023 - Indietro tutta della Regione Lazio sull'edizione 2023 del Roma Pride: revocato oggi il patrocinio alla manifestazione. Lo comunica la stessa Regione in una nota, affermando che "la decisione si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto dell'evento intitolato 'Queeresistenza', consultabile pubblicamente sul sito della kermesse. Tali affermazioni - si legge ancora nella nota - violano le condizioni esplicitamente richieste per la concessione del patrocinio precedentemente accordato in buona fede da parte di Regione Lazio".

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La manifestazione nella capitale è prevista per sabato 10 giugno, alle 15 da Piazza della Repubblica partirà la sfilata: ci sarà il sindaco di Roma Gualtieri.  "Il Roma Pride è una manifestazione importante per la comunità Lgbt+ e per tutti i cittadini che combattono le discriminazioni e sostengono i diritti. Per questo Roma Capitale ha assicurato il proprio patrocinio e per questo sabato sarò in piazza per il Pride", conferma in un tweet il primo cittadino.

La spaccatura nelle ultime ore

Un fulmine a ciel sereno per gli organizzatori della manifestazione LGBTI più grande d'Italia che solo tre ore prima sulla pagina Facebook pubblicavano un comunicato stampa di tutt'altra natura: "Siamo soddisfattə che la Regione Lazio abbia deciso di continuare a sostenere la nostra manifestazione e le nostre rivendicazioni” dichiarava Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e portavoce del Roma Pride. E aggiungeva: “Apprezziamo che la Regione abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze politiche da quanti in Parlamento in questi giorni vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all’estero. La Regione, come tutte le Istituzioni, non rappresenta soltanto gli elettori della maggioranza politica che la governa ma rappresenta tutte e tutti, rappresenta anche noi. Il patrocinio naturalmente non è solo un atto formale ma comporta anche azioni concrete a sostegno della comunità LGBTI+ e non si limita al Pride ma speriamo duri tutto l’anno”.

Le motivazione di Regione Lazio

In particolare, osserva la Regione Lazio, "il testo viola le condizioni di rispetto esplicitamente richieste nei confronti delle sensibilità dei cittadini del Lazio e rivendica l'imposizione della legalizzazione di azioni illegali e vietate dall'ordinamento italiano. La firma istituzionale della Regione Lazio non può, nè potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto. E ciò anche alla luce di quanto dichiarato da Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma Pride". Inoltre, spiega ancora la Regione nella sua nota, "si esprime altresì rammarico per il fatto che il patrocinio, concesso in buona fede da Regione Lazio, sia stato strumentalizzato. Quanto avvenuto rappresenta un'occasione persa per costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia, fortemente voluto e sentito da questa Amministrazione, per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione". La Giunta del Lazio, conclude la nota, "ribadisce il proprio impegno sui diritti civili, come dimostra, del resto, l'operato pluriennale del Presidente Francesco Rocca su temi fondamentali che però nulla hanno a che vedere con la maternità surrogata".

La replica di Roma Pride

"Dopo la concessione del patrocino al Roma Pride il neo Governatore della Regione Lazio Francesco Rocca paga il debito elettorale a Pro Vita e ritira il patrocinio concesso con delle motivazioni pretestuose dato che la Regione Lazio conosceva le rivendicazioni e i contenuti politici della manifestazione", sottolineano gli organizzatori della manifestazione. "Siamo ormai alla farsa 'Pro Vita ordina e la politica esegue' - afferma Mario Colamarino portavoce del Roma Pride - Con l'ironia che ci contraddistingue ringraziamo Pro vita per averci offerto un servizio di ufficio stampa gratuito. Grazie a loro siamo certo che sabato 10 giugno alla grande parata che partirà da Piazza della Repubblica alle ore 15.00 ci sarà una folla oceanica che crede nei diritti, nell'uguaglianza e nella laicità".

D’Elia: “Atto grave”. Zingaretti: “Sarò al Pride”

Le reazioni della politica non tardano a farsi sentire: "La revoca del patrocinio al Pride di Roma da parte della Regione Lazio è atto grave, un passo indietro sul terreno dell'impegno dei diritti, della lotta alle discriminazioni. Inutile agitare lo spettro della GPA, il Pride è da sempre il momento in cui la comunità lgbtq+ si mostra con tutto l'orgoglio delle sue battaglie per una piena cittadinanza, a partire dal doveroso riconoscimento dei diritti delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno" la chiosa di Cecilia D'Elia, senatrice Pd.  

Conferma immediata della sua presenza alla manifestazione dell'ex presidente del Lazio Nicola Zingaretti, deputato del Pd. "Sabato sarò al Pride di Roma come ho sempre fatto da presidente di regione. Non bisogna mai aver paura di chi difende e rivendica i diritti della persona. Bisogna combattere chi li nega".

Pro vita: "Bene regione dopo la nostra denuncia"

"Accogliamo con favore il ritiro del patrocinio della Regione Lazio al gay Pride dopo la denuncia di Pro Vita & Famiglia". Lo afferma Jacopo Coghe, portavoce di 'Pro Vita & Famiglia Onlus'. "Supportare i Pride significa infatti dare man forte a chi vuole legalizzare l'utero in affitto, il matrimonio egualitario, le adozioni per coppie dello stesso sesso, le trascrizioni anagrafiche per i 'figli' delle coppie gay, ma anche legittimare l'identità di genere, il self-id, i progetti gender nelle scuole di ogni ordine e grado, e 'la carriera alias’ in tutti gli istituti di istruzione - conclude - Auspichiamo che non si ripetano più errori che potrebbero costar caro in termini di salute, benessere e rispetto dei diritti di donne, bambini, adolescenti e delle famiglie italiane".