Roma, 7 aprile 2024 – Un'endocardite infettiva è la causa della morte del giornalista Andrea Purgatori. Un’infezione al cuore che si sarebbe potuta curare con un antibiotico Lo ha stabilito la perizia della Procura di Roma disposta lo scorso 21 marzo quando, durante l'incidente probatorio, era stato affidato l’incarico ai periti. L’esito dei medici legali sulla causa del decesso del giornalista scomparso lo scorso 19 luglio, un’infezione delle strutture interne del cuore, è stato anticipato oggi dal Corriere della Sera.
L’infezione al cuore
La malattia al cuore di Purgatori, scrivono i periti, non è stata mai diagnosticata ma sarebbe stata possibile debellarla con una efficace cura antibiotica. Lo stabilisce la perizia dei medici legali a cui la procura di Roma ha affidato gli accertamenti per capire le cause del decesso del giornalista. Inoltre la perizia dovrà dire se ci siano state negligenze e sviste da parte dei medici che lo hanno avuto in cura.
La perizia
Lo scorso 21 marzo, proprio per appurare la verità sulla morte del conduttore della trasmissione Atlandide, il gip di Roma, nell'ambito dell'indagine avviata in Procura e che vede indagati quattro medici per omicidio colposo, aveva affidato la perizia. Nell'ambito dell'incidente probatorio, che era stato sollecitato nei mesi scorsi dai pm, il giudice aveva chiesto inoltre agli specialisti incaricati di fare chiarezza sulla presenza di metastasi e di tentare di accertare come e quando fosse partita l'infezione cardiaca. La perizia sembra quindi tracciare le prime risposte ai molti interrogativi che la morte di Purgatori aveva sollevato.
Gli indagati
Nel registro degli indagati sono iscritti il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, entrambi appartenenti alla sua equipe, e il cardiologo Guido Laudani, che ebbe in cura Purgatori. L'atto istruttorio irripetibile era stato chiesto dalla Procura capitolina nelle scorse settimane alla luce di una consulenza che era stata disposta per cercare di chiarire il quadro clinico del giornalista deceduto a 70 anni.
Le conclusioni
Nell'atto di richiesta vengono citate le conclusioni della consulenza. “In estrema sintesi” l'accertamento “evidenzia che il giornalista, pur affetto da tumore polmonare in metastasi, è deceduto per le conseguenze di una endocardite infettiva che ha indotto nel paziente una diffusa embolizzazione sistemica. Tale patologia - si legge - non è stata individuata in tempo utile per poter avviare tempestivamente le cure idonee, e proprio in relazione alla sua omessa e comunque tardiva diagnosi” si è proceduto all'iscrizione del cardiologo.
Il consulente: "C’è stata imperizia”
Nella consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano (a firma Luigi Marsella e Alessandro Mauriello) che, in seguito all'esposto della famiglia, ha indagato per omicidio colposo i quattro medici si legge che Laudani, scrive ancora il Corriere della Sera, "ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura”.
"Si poteva intercettare il patogeno”
“Sarebbe stato certamente opportuno — annotano gli esperti nella perizia — eseguire un set di emocolture e richiedere una consulenza infettivologica. Gli accertamenti indicati avrebbero potuto intercettare il patogeno responsabile degli eventi febbrili e dell'endocardite infettiva con successiva richiesta di trasferimento in altra struttura”. La perizia ha escluso anche la presenza di metastasi cerebrali indicate dal professor Gualdi e aggredite con una radioterapia dagli effetti collaterali problematici.
La famiglia: “Curato per metastasi inesistenti”
“Ad Andrea sono state diagnosticate e curate con urgenza metastasi cerebrali che al momento della morte si è scoperto non esistere. E questo ha portato a uno sviamento della corretta diagnosi e terapia”, l'amaro commento della famiglia Purgatori, assistita dall' avvocato Alessandro Gentiloni Silveri.
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