Roma, 9 aprile 2024 – Nuova udienza del processo Regeni, quattro 007 egiziani accusati del sequestro e della morte del ricercatore friulano. Dopo otto anni di battaglie per ricostruire la verità dei fatti sulla morte di Giulio, oggi davanti alla Prima Corte d'Assise di Roma ha testimoniato Claudio Regeni, il padre del 28enne torturato e ucciso nel 2016 in Egitto.
“La persona che ha tradito Giulio è stato il sindacalista” Mohamed Abdallah, ha detto il padre oggi in aula. “Siamo soddisfatti che finalmente in una pubblica udienza si inizi a ricostruire la verità processuale su quello che è capitato a Giulio e su chi era. Cominciano ad andar via anche un po' di ombre che hanno gettato su di lui. È stato un lungo percorso per arrivare sin qui. Ce ne aspetta uno altrettanto lungo, ma direi che per ora c'è soddisfazione”. È quanto affermato dall'avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni – Paola Deffendi e Claudio Regeni – al termine dell'udienza del processo ai quattro agenti dei servizi segreti egiziani.
Il padre: “Tradito dal sindacalista”
“La persona che ha tradito Giulio è stato il sindacalista (Mohamed Abdallah, ndr). Questo aveva amareggiato la docente della American University del Cairo dove mio figlio collaborava”. Lo ha detto Claudio Regeni, papà del ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel gennaio-febbraio 2016.
Il genitore è stato ascoltato in aula nel processo in corso davanti alla Prima Corte di Assise della Capitale, nel processo in cui sono sotto accusa quattro 007 egiziani. Oggi gli inquirenti hanno depositato la registrazione audio del colloquio avvenuto nel dicembre 2016 tra i genitori del ragazzo e la docente che era il suo contatto al Cairo. "Lei aveva una ottima opinione di Giulio, era molto amareggiata di quanto avvenuto", ha detto papà Regeni.
L’amica di Giulio: “Diceva che bisognava stare attenti”
“A Natale 2015 ci siamo visti, mi ha raccontato della sua ricerca al Cairo, che stava passando molto tempo con i venditori ambulanti, che teneva un profilo molto basso, che era molto stancante". Lo ha detto un’amica di Giulio Regeni che è stata ascoltata in aula. “Giulio mi ha raccontato che c’era molta repressione politica. Mi diceva che bisognava stare attenti, che teneva un profilo molto basso”.
L'amicizia quanto è nata? “Conosco Giulio da quando siamo piccoli, poi abbiamo frequentato lo stesso liceo e siamo diventati amici. Giulio coltivava il rapporto con la famiglia e con gli amici. Faceva la vita di uno studente che vive con un budget limitato”.
La testimonianza di Carlo Regeni
Nel corso della mattinata, Claudio Regeni ha ripercorso nella sua testimonianza gli studi di Giulio, sin dall'infanzia nella natia Fiumicello, piccolo Comune in provincia di Udine, “un paese non lontano da Aquileia e Grado”.
“Per 42 anni sono stato impiegato in una società americana – ha detto ancora il padre – mia moglie ha fatto l'insegnante e poi collaborava con l'università di Trieste. Io per alcuni anni, da adolescente, ho vissuto con la mia famiglia in Australia. Poi mio padre decise di tornare in Italia ed aprì una panetteria a Monfalcone. Con i miei figli (Giulio e Irene, ndr) abbiamo fatto molti viaggi: in Francia, Spagna, Portogallo, il Nord Europa e Capo Nord. Andavamo prima in tenda e poi in camper".
Rispondendo alle domande del pm Sergio Colaiocco il signor Regeni si è poi soffermato sul percorso di formazione del figlio. Dagli inizi al liceo linguistico ed alle esperienze nel consiglio comunale dei giovani Giulio era andato negli Usa, in New Mexico, nel college del Mondo Unito, “non lontano da Santa Fè”. Poi il trasferimento in Inghilterra, a Leeds, il bacca laureato internazionale, e la passione per la lingua e le tradizioni arabe. “Lui conosceva l'inglese, lo spagnolo, il tedesco, ma studiava anche francese e gli piaceva molto l'arabo”.
“Non ha mai collaborato con le autorità”
“Giulio voleva rendersi indipendente e trovare un lavoro per valorizzare le sue capacità. Amava lo studio”, ha detto ancora Claudio Regeni. Dopo la sua morte "abbiamo dovuto chiudere i suoi conti correnti: aveva un conto in Italia del quale ero cointestatario – ha spiegato in aula il papà – aperto quando era nel New Mexico. Al saldo c’erano 1481,47 euro. Poi aveva un conto corrente presso una banca inglese per le spese in Inghilterra. Su questo c’erano versamenti di Oxford Analytica dove aveva lavorato, qualche piccolo rimborso dall’università di Cambridge per il dottorato. Il saldo era di 6.260,71 sterline”. E comunque Giulio, ha sottolineato papà Claudio, “non è mai stato alle dipendenze di autorità italiane, inglesi e egiziane. Né ci ha mai collaborato”.
Com’era Giulio? “Voleva mettere su famiglia”
Come era Giulio? “Cercava di coinvolgere tutti – ha detto il padre rispondendo alle domande in aula – era sempre rispettoso nei confronti degli altri. Era molto legato a sua sorella. Da bambini litigavano spesso come in tutte le famiglie, ma da adolescenti si confidavano molto tra loro: avevano gli stessi amici e quando lui tornava dai viaggi era solito stare con loro”.
Quali erano i suoi progetti? “Era molto attento a spendere non più del necessario: non era interessato a vestirsi in maniera sfarzosa. Vestiva in maniera casual. Il suo obiettivo era quello di mettere su famiglia con la compagna e rendersi indipendente”.